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TESTO Non si sono trovati altri che tornassero per rendere gloria a Dio, se non questo straniero?

mons. Gianfranco Poma

XXVIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (10/10/2010)

Vangelo: Lc 17,11-19 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 17,11-19

11Lungo il cammino verso Gerusalemme, Gesù attraversava la Samaria e la Galilea. 12Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si fermarono a distanza 13e dissero ad alta voce: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!». 14Appena li vide, Gesù disse loro: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono purificati. 15Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, 16e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano. 17Ma Gesù osservò: «Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? 18Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?». 19E gli disse: «Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato!».

Il brano del Vangelo di Luca che leggiamo nella domenica XXVIII del tempo ordinario (Lc.17,11-19) segna l'inizio della terza tappa del viaggio di Gesù verso Gerusalemme: si tratta di una nuova tappa del cammino che l'evangelista fa percorrere alla sua comunità perché maturi nella fede e di conseguenza possa annunciarla al mondo. Questa tappa che comincia sottolineando che Gesù continua il suo viaggio verso Gerusalemme (17,11) e si chiude con la notizia del suo ingresso nel Tempio (19,45-48), ha una forte unità tematica: il Regno di Dio come esperienza di salvezza, con una particolare insistenza sulla identità di coloro che ne godono.

Il brano che oggi leggiamo è l'introduzione a questa nuova tappa: in sintesi, evoca tutto il senso della missione di Gesù. Dobbiamo sempre ricordare che il Vangelo è fortemente incarnato nella concretezza della vita della comunità e per questo esercita una forte provocazione sulla comunità cristiana di ogni tempo, oggi sulla nostra.

"E avvenne, mentre andava verso Gerusalemme, che egli passò tra Samaria e Galilea". Il racconto comincia con una indicazione apparentemente solo geografica: Luca, che aveva già parlato della cattiva accoglienza di un villaggio della Samaria (9,52-56), vuole preparare il lettore all'incontro con il lebbroso samaritano, sottolineando la dimensione universale della missione di Gesù.

Ma in che cosa consiste questa missione? L'evento che qui viene narrato ci apre alla comprensione della missione di Gesù e riassume le modalità richieste per la sua accoglienza, secondo quanto è già stato presentato nei capitoli precedenti e poi ci fa compiere un passo oltre, per la comprensione e l'accoglienza della novità della missione.

L'evento inizia con un incontro: "mentre egli entrava in un villaggio, gli si fecero incontro dieci uomini lebbrosi". Gesù cammina verso gli uomini e gli uomini verso di Lui: la fede comincia proprio da questo cercarsi vicendevole di Dio e degli uomini. Sono dieci uomini lebbrosi: sono uomini con tutto il loro desiderio di vita, ma sono lebbrosi che "si accostano a Gesù pur restando a distanza". Sta in questo il motivo più profondo della loro sofferenza: sono degli esclusi, devono rimanere lontano. La Legge impedisce a loro di avvicinarsi agli altri perché sono contagiosi sotto tutti gli aspetti: la lebbra è una malattia molto contagiosa ed è, inoltre, considerata come il segno del peccato e quindi della maledizione divina. Non rimane che la voce per farsi ascoltare: "Alzarono la voce e dissero: Gesù, maestro, abbi pietà di noi". Dal cuore di questi uomini a cui è tolta la possibilità di relazioni normali e quindi di realizzare la propria vita, sgorga la preghiera: "Gesù" è l'uomo che essi percepiscono come capace di condividere la loro sofferenza; "maestro": è l'unica volta che Gesù viene chiamato così da qualcuno che non è suo discepolo, con un termine che non ha però riferimento all'insegnamento, quanto alla guida autorevole; "abbi pietà di noi" è l'invocazione che esprime tutta la impotente povertà dell'uomo che non trova soccorso se non nella gratuita e totale misericordia di Dio. "Gesù, vedendoli, disse loro: andate, mostratevi ai sacerdoti". L'incontro tra Gesù e i dieci uomini lebbrosi avviene a distanza: la loro voce ha gridato; Gesù li ha visti e ha parlato a loro chiedendo: "Andate, mostratevi ai sacerdoti". Questo ordine è una promessa di guarigione: mostrarsi ai sacerdoti era il cammino che i lebbrosi dovevano compiere secondo la Legge che Gesù stesso osserva, perché la loro guarigione fosse ufficialmente riconosciuta. "E avvenne che mentre essi andavano, furono purificati": la loro fiducia li ha esauditi. La malattia aveva avvicinato questi dieci uomini: adesso non sono più dieci lebbrosi, uomini esclusi. La guarigione mette in evidenza il fondo del loro cuore: adesso sono nove buoni Giudei e un Samaritano, una specie di eretico. "Andate, mostratevi ai sacerdoti": hanno avuto fiducia in Gesù, hanno osservato la Legge. Per i nove Giudei il cammino è concluso: forse a loro interessava proprio solo questo, che la Legge li dichiarasse "purificati".

Ma non è così per l'unico straniero, l'eretico, il Samaritano: per lui il cammino non è finito, a lui non basta e non interessa essere dichiarato "purificato" dalla Legge. L'esperienza che egli sta vivendo è così grande che la sua vita rinasce. Gesù non è riconducibile al maestro che richiama la Legge: è la gratuità dell'amore, colui che ha pietà verso l'uomo povero, è colui che guarendolo, lo fa nuovo. "Uno di loro, vedendo che era guarito, ritornò glorificando Dio a gran voce". L'esperienza della fede è personale, è l'esperienza interiore del sentirsi interiormente sanato, è il ritorno dentro di sé, è l'esplosione di gioia per il riconoscimento dell'azione che Dio solo può compiere per l'uomo. Ed è l'esperienza dell'incontro con Gesù, Dio che si è fatto vicino: "e cadde faccia a terra ai suoi piedi, ringraziandolo". La fede è l'esperienza personale di ciò che Gesù fa per noi: è Lui che ci ama di un amore senza limiti. La fede non può non diventare ringraziamento, "eucaristia": nell'esperienza di questo uomo solo, samaritano, straniero eretico, possiamo ricomprendere il senso della nostra "eucaristia". Solo chi ha il coraggio di sentirsi fino in fondo "lebbroso", di gridare dall'abisso della propria povertà: "abbi pietà di me", di sperimentare l'infinito del dono di Gesù per noi che arriva fino a dare la sua carne e il suo sangue per diventare nostra carne e nostro sangue, può gridare di gioia, rendere gloria a Dio e "ringraziare" (eucaristia) Gesù che ci fa vivere questa esperienza.

Ma molte volte ci accontentiamo come i nove Giudei, dell'osservanza della Legge e non varchiamo la porta della Grazia: i nove Giudei hanno continuato il cammino verso il Tempio, solo il Samaritano ha cambiato rotta, è tornato, ha ringraziato Gesù. E Gesù gli ha detto: "Alzati (ed è il verbo della risurrezione), cammina: la tua fede ti ha salvato". La fede è l'esperienza che va oltre la purificazione, la guarigione: è salvezza, libertà, pienezza di vita.

 

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