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TESTO Uno solo tornò indietro

mons. Roberto Brunelli

XXVIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (10/10/2010)

Vangelo: Lc 17,11-19 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 17,11-19

11Lungo il cammino verso Gerusalemme, Gesù attraversava la Samaria e la Galilea. 12Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si fermarono a distanza 13e dissero ad alta voce: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!». 14Appena li vide, Gesù disse loro: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono purificati. 15Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, 16e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano. 17Ma Gesù osservò: «Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? 18Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?». 19E gli disse: «Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato!».

La riconoscenza è merce rara, si usa dire, e non senza fondamento. Lo sottintende anche il vangelo di oggi: Gesù era in cammino verso Gerusalemme, quando dieci lebbrosi, fermandosi a distanza da lui (come era prescritto, i colpiti da quel terribile male erano esclusi dal contatto con il resto dell'umanità), invocarono il suo aiuto: "Gesù, maestro, abbi pietà di noi!". Egli si limitò a rispondere: "Andate a presentarvi ai sacerdoti". Sempre secondo le prescrizioni, chi dalla lebbra si riteneva guarito doveva farlo certificare dai sacerdoti, ai quali spettava di riammetterli nella comunità. "E mentre essi andavano, furono purificati. Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un samaritano".

Non è l'unico passo del vangelo in cui i samaritani, detestati dai giudei in quanto stranieri ed eretici, emergono migliori di loro: basti ricordare la parabola detta appunto del "buon" samaritano, perenne ammonimento sul fatto che non è la razza a determinare la qualità degli uomini. Ma l'episodio di oggi si focalizza sul fatto che, indipendentemente dalla nazionalità, su dieci miracolati uno solo tornò a ringraziare. "Quando incontriamo qualcuno che ci deve riconoscenza ce ne ricordiamo subito. Quante volte invece incontriamo qualcuno verso il quale abbiamo un debito di gratitudine e non ci pensiamo", ha scritto Goethe, fotografando una realtà che, se riflettiamo, ci riguarda un po' tutti. E se è vero nei riguardi del nostro prossimo, lo è tanto di più riguardo a Colui al quale più di chiunque altro dobbiamo gratitudine, perché da lui abbiamo ricevuto tutto: la vita, con ogni buona cosa che la vita ci ha portato e ci porta, come l'intelligenza e l'istruzione, la possibilità di mangiare tutti i giorni, di avere una casa e un vestito e di curarci se ci ammaliamo, la capacità di amare ed essere amati, un mondo da ammirare per l'infinità di cose belle che racchiude. Soprattutto, da Dio abbiamo ricevuto incomparabili doni spirituali, riassumibili nella sua amicizia e nella possibilità di raggiungerlo, un giorno.

Spesso ci si dimentica di tutto ciò; tutto ci pare dovuto, o insignificante perché ovvio, scontato. Ecco perché nella preghiera spesso ci limitiamo a chiedere, chiedere ancora, chiedere dell'altro. Sarà allora il caso di ricordare che, tra i tanti doni, Dio ci ha messo nelle mani anche il modo di ringraziarlo come si conviene. "Ricordati di santificare le feste", recita uno dei comandamenti; già prima di Gesù, la festa comportava di non lavorare, per avere il tempo e le disposizioni d'animo adatte ad elevare la mente a Dio con sentimenti di riconoscenza. Con Gesù, la festa ha mantenuto lo stesso significato, ma enormemente arricchito: la riconoscenza trova la sua espressione più alta nella Messa, il cui nome proprio, non a caso, è Eucaristia, cioè "ringraziamento". Nella Messa, con-celebrata insieme dal sacerdote e dai fedeli, l'uno e gli altri riconoscono di avere ricevuto tutto da Dio, e come si fa tra gli uomini contraccambiano in quanto possono: di nostro avremmo ben poco da offrirgli; ma ci è dato da offrirgli il dono più grande, il suo stesso Figlio per noi morto e risorto. Quale meraviglia, quale generosità! Dio ci colma di doni, compreso quello da rendergli; da parte nostra occorre soltanto la volontà di farlo. E se lo facciamo, se anche noi ci riconosciamo graziati, si realizza anche per noi quanto Gesù ha detto all'unico dei dieci lebbrosi tornato a ringraziarlo: "Alzati e va'; la tua fede ti ha salvato".

 

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