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TESTO Amate i vostri nemici, fate del bene e perdonate

Ileana Mortari - rito ambrosiano  

V domenica dopo il martirio di San Giovanni il Precursore (Anno C) (03/10/2010)

Vangelo: Lc 6,27-38 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 6,27-38

27Ma a voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, 28benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male.

29A chi ti percuote sulla guancia, offri anche l’altra; a chi ti strappa il mantello, non rifiutare neanche la tunica. 30Da’ a chiunque ti chiede, e a chi prende le cose tue, non chiederle indietro.

31E come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro. 32Se amate quelli che vi amano, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori amano quelli che li amano. 33E se fate del bene a coloro che fanno del bene a voi, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori fanno lo stesso. 34E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. 35Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e la vostra ricompensa sarà grande e sarete figli dell’Altissimo, perché egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi.

36Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso.

37Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. 38Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio».

La pericope odierna è la parte centrale del cosiddetto "discorso della pianura" di Luca, che ha il suo parallelo nell'assai più lungo "discorso della montagna" di Matteo. Entrambi gli evangelisti intendono presentare Gesù quale nuovo Mosè, che dà ai suoi discepoli una sorta di nuovo Decalogo, o Magna Charta.

Sarebbe erroneo però limitarsi a contrapporre la nuova alla vecchia legge, perché Gesù non è venuto ad abolire la legge antica, ma a metterne in luce le esigenze più profonde, il "cuore", che è l' "amore senza misura". E soprattutto l'ha liberata dall'angustia della casistica e dell'interpretazione sottile, che mirava a regolamentare minuziosamente ogni azione, così che il fedele poteva sapere sempre con precisione se era osservante o aveva violato qualche precetto.

L'ottica nuova è quella esplicitata nella parte che apre il discorso, le Beatitudini, che invitano il discepolo a "osare" comportamenti nuovi, in contrasto con la mentalità corrente, esemplati sul modello di vita di Gesù stesso. Solo a persone che abbiano già accettato questa sfida e si siano messe alla sua sequela, Gesù può rivolgere parole tanto esigenti, richieste così radicali da apparire umanamente impossibili: amare i nemici, beneficare chi ci odia, essere generosi fino all'inverosimile e perdonare sempre e a tutti.

Va osservato che tutto questo Gesù non lo dice in forma di consiglio, o di pia esortazione, ma di comando inequivocabile: amate, benedite, prestate, fate del bene e non condannate. Non ci sono vie di mezzo: il discepolo è colui che obbedisce a tali comandi!

La tentazione di dire: "Non è possibile, non ci provo neanche" è indubbiamente forte. Ma lo stesso brano che ci presenta imperativi "impossibili" ci offre pure una strada, una possibilità di risposta. Il termine di confronto, che costituisce il vertice di tutto il "discorso della pianura", è: "Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro" (v.36).

Qual è la misericordia del Padre? E' certamente quell'atteggiamento più volte ricordato dai profeti per cui Dio, con un'ostinazione che sorprende ogni volta, non si arrende mai, neppure di fronte ai rifiuti, ai tradimenti, alle colpe peggiori del suo popolo ed è sempre disposto a rinnovare la sua alleanza.

Gesù poi ci ha illustrato questo amore misericordioso con esempi particolarmente eloquenti. Nelle parabole della pecora smarrita e del figliuol prodigo (Luca 15) ci indica la tenerezza sconfinata dell'amore di Dio; in quella del servo spietato (Matteo 18) ci ricorda che ciascuno di noi è già stato fatto oggetto di un amore senza limiti; infine la parabola dei vignaioli omicidi (Luca 20 e paralleli) che chiaramente anticipa la vicenda della passione e morte di Gesù, dimostra a quali estremi è potuto giungere l'amore ostinato di un Padre che non esita ad esporre perfino il proprio Figlio per riallacciare un dialogo pervicacemente interrotto.

E' vero che porgere l'altra guancia, non richiedere la restituzione del proprio, perdonare indiscriminatamente è terribilmente difficile; e poi sembra pure andar contro una doverosa e necessaria "giustizia" e offrire all'avversario la possibilità di approfittare di una mitezza e generosità, scambiate per debolezza!

Ma è anche vero che c'è un solo modo efficace per fermare la violenza: svuotarla dall'interno.

Come? Il Vangelo ci indica una strada assolutamente nuova: sostituire al principio del "dare e avere" comunemente praticato, quello di una solidarietà disinteressata, di un amore fedele, gratuito e creativo, sempre disposto a concedere credito e fiducia e a sperare che l'altro (il "nemico"!) prima o poi si renda conto del suo errore e giunga a convertirsi.

Gesù ci chiede questo perché è solo un comportamento di tal genere che può rendere visibile l'amore di Dio invisibile; e soprattutto ci dona una reale possibilità di amare in questo modo, perché, se siamo in comunione con Lui, partecipiamo della realtà profonda dell'amore stesso di Dio, Padre misericordioso. Questa è dunque la vera, impensabile e sorprendente "novità" del "discorso della pianura".

 

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