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TESTO La partecipazione delle genti alla salvezza

don Romeo Maggioni  

II domenica dopo la Dedicazione (Anno C) (31/10/2010)

Vangelo: Mt 22,1-14 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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1Gesù riprese a parlare loro con parabole e disse: 2«Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. 3Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire. 4Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: “Dite agli invitati: Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”. 5Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; 6altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. 7Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. 8Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; 9andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. 10Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali. 11Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l’abito nuziale. 12Gli disse: “Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?”. Quello ammutolì. 13Allora il re ordinò ai servi: “Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”. 14Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti».

Ecco la più bella storia d'amore che sia capitata tra noi: è una grande festa di nozze cui ogni uomo è invitato. Chi si sposa è il Figlio stesso di Dio con la nostra umanità, che vuol unire a Sé per un destino di intimità con la Trinità.

Tocca ad ognuno di noi accogliere l'invito e rispondere di sì. Deve essere un sì che impegna la vita, perché i doni di Dio, benché gratuiti, sono esigenti.

Ogni domenica a messa risuona questo invito: "Beati gli invitati alla Cena del Signore". La Chiesa ci mette sulle labbra la stima e la trepidazione davanti a tanto dono: "Signore, non sono degno di partecipare alla tua mensa".

E' invito immeritato, Signore; però lo stimo e ne sono lusingato: sono i sentimenti e la preghiera che oggi la Parola di Dio vuole suscitare in noi.

1) VENITE ALLE NOZZE

C'era una volta un Dio felice, tanto felice che volle condividere con altri la sua felicità. Questo Dio viveva d'amore: erano tre Persone che si volevano bene, che si scambiavano reciprocamente gioia infinita, in totale trasparenza e condivisione assoluta. Una soddisfazione perenne! Un giorno Dio decise di sposare l'umanità per introdurla nella sua famiglia, nella sua vita, nel suo amore. Avvenne con l'Incarnazione del Figlio. "Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio". Sì, Dio sposa suo Figlio; Gesù è innamorato dell'umanità, ci ama con passione. "Ecco, ho preparato il mio pranzo; tutto è pronto; venite alle nozze!". Questo sposalizio è iniziato per ognuno di noi col battesimo; è cresciuto lungo la vita coi vari appuntamenti alla cena eucaristica, fino al compimento definitivo quando "il Signore preparerà un banchetto di grasse vivande, un banchetto di vini eccellenti, di cibi succulenti, di vini raffinati. Eliminerà la morte per sempre. Il Signore Dio asciugherà le lacrime su ogni volto... E si dirà in quel giorno: Ecco il nostro Dio, in lui abbiamo sperato perché ci salvasse. Rallegriamoci, esultiamo per la sua salvezza" (Lett.).

Troppo grande è l'avvenimento - è lo sposalizio dei secoli! - e Dio rinnova l'invito, con insistenza. San Paolo sognava di fare di ogni suo cristiano un partner entusiasta in questo sposalizio: "Io provo per voi una specie di gelosia divina: vi ho promesso infatti a un unico sposo, per presentarvi a Cristo come vergine casta" (2Cor 11,2). Ma Dio rimane deluso: "Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire; non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero". Storia amara di una umanità ribelle, incomprensibile stupidità che snobba i doni di Dio per diventare creduloni di idoli e meschinità! Parole di un'attualità bruciante! - "Come volete che vada a messa? Non ho che la domenica per fare footing o tennis...", - dice uno. "E' l'unico giorno per andare al lago!". Come è possibile che si arrivi a preferire i nostri piccoli affari all'invito di Dio?! Certamente la maggior parte non si rende conto di quel che fa. "Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno" (Lc 23,34), deve continuamente pregare Gesù dalla croce.

E Dio non si ferma. "La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze". Era capitato già ai profeti di essere inascoltati e perseguitati; al tempo di Gesù erano i Giudei che lo rifiutavano e i farisei che si sentivano giusti davanti a Dio. Ma Gesù si era rivolto ai peccatori e ai pubblicani, trovando in loro accoglienza e conversione. L'invito di Dio è per tutti gli uomini, gratuito e generoso: "Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali". Nessuno può dire: io non sono stato invitato, io non ho avuto il dono della fede. L'occasione è data a tutti. Dio offre ad ogni uomo una grazia sufficiente ed efficace per la salvezza. Solo che non sfonda la porta della nostra libertà. Stimola, ma è discreto e rispettoso. Tocca a noi la responsabilità di un sì o di un no che determina il nostro destino.

2) L'ABITO NUZIALE

Aderire a Dio è cosa seria. Corrispondere all'amore di Dio che ha dato la vita per noi, richiede altrettanto rigore e totalitarietà. Ci sorprende il contrasto tra la larghezza nell'invito e la rigidità della selezione. "Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l'abito nuziale. Gli disse: Amico, come mai sei entrato qui senza l'abito nuziale?". L'abito nuziale sono le opere di giustizia che esprimono la coerenza e la sincerità della nostra risposta. Quando l'umanità giungerà alle soglie dell'eternità, sarà come "una sposa pronta - dice l'Apocalisse - per le nozze dell'Agnello; e le fu dato una veste di lino puro splendente. La veste di lino sono le opere giuste dei santi" (Ap 19,8). Dio ci rispetta troppo, non vuol fare di noi degli assistiti: la salvezza non è automatica, richiede accoglienza, collaborazione e responsabilità. E certamente questo significa vivere "una fede che si rende operosa per mezzo della carità" (Gal 2,6).

Il castigo è severo: "Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti". E' "la seconda morte" (Ap 20,14). San Paolo, parlando dell'Eucaristia, ci mette in guardia di non trovarci indegni davanti al Mistero: "Chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna" (1Cor 11,29). Forse abbiamo bisogno di ricuperare un po' il senso della trascendenza di Dio, o per lo meno, la serietà. Non confondiamo la misericordia di Dio con la pazienza che egli mostra nell'aspettare (e stimolare) la nostra conversione! L'ultima parola ci spaventa: "Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti".

Tra gli eletti c'è Abramo che "credette, saldo nella speranza contro ogni speranza" (Epist.). Lo snobbare l'invito di Dio può nascere dall'indifferenza, ma anche dalla fatica dell'attesa della realizzazione della promessa di Cristo. Vivere la fede oggi ha poco del godere un banchetto di nozze! E la morte c'è sempre, nonostante le promesse che abbiamo letto in Isaia! Ma.. "di fronte alla promessa di Dio Abramo non esitò per incredulità, pienamente convinto che quanto gli aveva promesso era anche capace di portarlo a compimento" (Epist.). Per noi in più abbiamo la prova della risurrezione di Gesù: "Crediamo in colui che ha risuscitato dai morti Gesù nostro Signore". Questo verrà "accreditato anche a noi come giustizia"!

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"Il Signore è il mio pastore; su pascoli erbosi mi fa riposare, ad acque tranquille mi conduce. Davanti a me tu prepari una mensa, il mio calice trabocca" (Sal 23). Ogni domenica la cena di Dio ci è imbandita: solo qui troviamo sazietà e ristoro. Cresciamo in questa "consuetudine" con Dio per non rimanere estranei al banchetto eterno che Dio imbandisce in cielo per noi.

 

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