PERFEZIONA LA RICERCA

FestiviFeriali

Parole Nuove - Commenti al Vangelo e alla LiturgiaCommenti al Vangelo
AUTORI E ISCRIZIONE - RICERCA

Torna alla pagina precedente

Icona .doc

TESTO Commento su Luca 17,5-10

Omelie.org - autori vari  

XXVII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (03/10/2010)

Vangelo: Lc 17,5-10 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 17,5-10

In quel tempo, 5gli apostoli dissero al Signore: 6«Accresci in noi la fede!». Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe.

7Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? 8Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, stringiti le vesti ai fianchi e servimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? 9Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti? 10Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”».

COMMENTO ALLE LETTURE

a cura di don Gianni Caliandro

* "Carissimo, ti ricordo di ravvivare il dono di Dio che è in te". Accogliamo questa esortazione che è contenuta nel brano della lettera di Paolo al suo discepolo Timoteo, e che fa da seconda lettura in questa liturgia domenicale. Sentiamola rivolta a ciascuno di noi, perché davvero ognuno può pensare come riferito a se stesso un dono di Dio. C'è un dono che Dio ti ha fatto, ed è in te stesso, ci dice oggi la Scrittura. Certo, il riferimento immediato di Paolo è a quel dono che Timoteo ha ricevuto con l'imposizione delle mani dell'apostolo, quando gli è stata affidata la guida della comunità, che secondo quanto dice la stessa lettera era la comunità di discepoli di Gesù che viveva nella città di Efeso. Da quella consegna, fatta dal maestro al discepolo, dall'anziano al più giovane, è nata la successione apostolica nella quale sono inseriti coloro che ancora oggi guidano le comunità cristiane, i vescovi e i loro collaboratori, i presbiteri e i diaconi. Ma certo non sbagliamo se pensiamo anche a quell'imposizione delle mani che, seppur abbozzata durante la crismazione della fronte, nella celebrazione della cresima oggi compie il cammino dell'iniziazione cristiana per tanti ragazzi e adulti, inserendoli definitivamente e compiutamente nella comunità. A tutti noi cristiani, dunque, e non solo alle guide, è fatto un dono da parte di Dio attraverso le mani di un anziano che ci trasmette la sua fede, i suoi insegnamenti, perché la grande catena delle generazioni cristiane non si interrompa, e la parola del vangelo continui la sua corsa attraverso il tempo e i secoli. Solo così chi ancora oggi nasce sentirà parlare di Gesù di Nazareth, potrà lasciarsene interrogare e intrigare, potrà ascoltare il racconto della sua vita, le sue parole, l'inaudita notizia del suo risveglio dalla morte. Solo così: se chi ha ricevuto dagli anziani un dono, invece che tenerselo per sé saprà ravvivarlo e consegnarlo a chi è nato dopo di lui.

* Ecco la prima indicazione preziosa che possiamo trarre da questo brano paolino: esso ci chiede di risvegliare in noi il desiderio di fare qualcosa per far fiorire il dono che ci è stato fatto da chi, magari tanti anni fa, ci ha insegnato a pronunciare il nome di Gesù, ci ha guidato nel cammino di inserimento nella Chiesa, ci ha aiutato a capire le parole bellissime ed esigenti del vangelo. Chi lo farà ai ragazzi di oggi? Chi saprà mettersi con pazienza e passione accanto ai giovani, che qualcuno ha chiamato "la prima generazione incredula" (A. Matteo), per raccontare loro lo sguardo luminoso e buono di Dio sulla loro esistenza? All'inizio di questo anno pastorale, ascoltando questa esortazione di Paolo al suo discepolo Timoteo, potremo sperare che alle nostre orecchie essa risuoni come un appello, un invito a fare qualcosa, a muoverci finalmente, fino a far nascere il desiderio di dedicare un po' del nostro tempo alla catechesi, all'accompagnamento dei nostri fratelli e delle nostre sorelle, alla trasmissione della fede nella nostra comunità? Possiamo ascoltare queste parole e rimanere tranquillamente seduti nel banco, fino alla fine della messa, per poi andarcene come se niente fosse? Eppure il vangelo oggi ci parla di un'accorata richiesta che i discepoli fanno al Signore: "Aumenta la nostra fede!". A chi potranno rivolgere questa richiesta coloro che, oggi, desiderano conoscere un po' di più Gesù, desiderano capire che cosa significhi avere fede, che cos'è la fede? Non certo a lui direttamente, che non è più fisicamente presente in mezzo a noi. E allora? A chi si rivolgeranno, se non a suoi discepoli che vivono oggi, a noi, che la domenica celebriamo l'eucaristia nel suo nome, aspettando che torni? Non crediamo che egli viva dentro di noi? Sì, il dono che abbiamo ricevuto il giorno del nostro battesimo, perla preziosa dal valore inestimabile, è proprio la sua presenza dentro di noi. Questo è il nostro dono da ravvivare, e Paolo ci dice che la sua custodia avviene alimentando in noi un atteggiamento di forza, amore e saggezza, senza vergognarci della testimonianza da rendere al Signore! Decidere di fare il catechista richiede forza, è vero, perché ognuno di noi ha sempre meno tempo, e ci vuole forza e saggezza per mettere in ordine le proprie giornate, rinunciando a qualcosa per fare spazio ad altro. Ci vuole un rapporto più sapiente con il nostro tempo. Ci vuole amore, per provare ad incontrare altre persone sconosciute, vista la grande complessità della vita sociale. Chi me la fa fare di andare ad incontrare i giovani che si preparano al matrimonio, e magari stanno venendo in parrocchia solo per consuetudine, per sposarsi in chiesa, ma non sono veramente interessati? Ma perché devo andare ad impelagarmi nell'impossibile missione di creare un po' di interesse in chi non sembra averne? La risposta, dice Paolo, è una sola: Dio ci ha messo dentro non uno spirito di timidezza, ma di forza, di amore e di saggezza. E allora è parlando a noi cristiani di oggi che tanti nostri contemporanei potranno dire: aiutateci ad aumentare la nostra fede, aiutateci a capire.

* Il vangelo ci dona oggi una ulteriore indicazione su come è possibile svolgere questo compito di reciproca edificazione nella fede. Le parole di Gesù sui servi che alla fine hanno eseguito tutti gli ordini e dicono "abbiamo fatto quanto dovevamo fare", e "siamo servi inutili", ci aiutano a guardare all'atteggiamento che rende credibile la nostra testimonianza di fede agli occhi di chi non crede in Gesù e nel suo vangelo: la gratuità. Le parole di Gesù infatti non vogliono dire che quello che facciamo non serve a niente, potrebbe anche non esserci e sarebbe la stessa cosa. No, il Signore ci vuole dire di fare le cose, di svolgere il nostro compito, non perché in cambio ne vogliamo qualcosa, ma gratis, senza pretendere alla fine quasi un prezzo, un salario, come corrispettivo di quanto abbiamo fatto. La grande testimonianza da rendere al Signore, infatti, è quella di muoverci nella vita affrancandoci da questa terribile tenaglia, imparando a fare le cose non per ricavarne un vantaggio per noi o per la nostra comunità, ma per amore, per il bene delle persone. Se c'è oggi un atteggiamento che dice Dio nella nostra società, questo è la gratuità. In un momento in cui sembra che nessuno faccia niente per niente, noi vogliamo provare a creare sazi nei quali le persone possono venire senza pagare nessun prezzo, né in termini economici né esistenziali, ma posono essere se stesse, vivere la povertà della propria vita senza riceverne in cambio giudizi o condanne, senza dover fingere di essere quelle che non sono. Gli spazi ecclesiali devono essere sempre improntati alla gratuità, lasciar intravedere che è possibile vivere senza prezzi, che ci sono uomini e donne che fanno le cose, offrono servizi, porgono orecchi e cuore per ascoltare, senza volere in cambio soldi, o riconoscimenti. Anche per questo, forse, possiamo decidere di dare una mano alla nostra comunità, mettendoci a disposizione ognuno con i suoi doni naturali, le sue caratteristiche: per creare servizi e accoglienza, per dare alle nostre comunità un volto missionario e gratuito, semplicemente umano e finemente spirituale, per dire a tutti: qui siete a casa, questa è casa vostra.

* Paolo, che per ognuno di noi è stato una nonna, un catechista, un prete, una mamma, un giorno di tanti anni fa ci ha fatto un dono che oggi vive dentro di noi. Oggi, a noi tocca di ravvivarlo, di farlo fiorire, di passarlo a qualche altro, perché Gesù sia conosciuto e amato, di generazione in generazione.

 

Ricerca avanzata  (53719 commenti presenti)
Omelie Rituali per: Battesimi - Matrimoni - Esequie
brano evangelico
(es.: Mt 25,31 - 46):
festa liturgica:
autore:
ordina per:
parole: