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TESTO Le opere che faccio mi danno testimonianza

don Romeo Maggioni  

III domenica dopo il martirio di San Giovanni il Precursore (Anno C) (19/09/2010)

Vangelo: Gv 5,25-36 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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25In verità, in verità io vi dico: viene l’ora – ed è questa – in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio e quelli che l’avranno ascoltata, vivranno. 26Come infatti il Padre ha la vita in se stesso, così ha concesso anche al Figlio di avere la vita in se stesso, 27e gli ha dato il potere di giudicare, perché è Figlio dell’uomo. 28Non meravigliatevi di questo: viene l’ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce 29e usciranno, quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna. 30Da me, io non posso fare nulla. Giudico secondo quello che ascolto e il mio giudizio è giusto, perché non cerco la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.

31Se fossi io a testimoniare di me stesso, la mia testimonianza non sarebbe vera. 32C’è un altro che dà testimonianza di me, e so che la testimonianza che egli dà di me è vera. 33Voi avete inviato dei messaggeri a Giovanni ed egli ha dato testimonianza alla verità. 34Io non ricevo testimonianza da un uomo; ma vi dico queste cose perché siate salvati. 35Egli era la lampada che arde e risplende, e voi solo per un momento avete voluto rallegrarvi alla sua luce.

36Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato.

"Egli era la lampada che arde e risplende, e voi solo per un momento avete voluto rallegrarvi alla sua luce". Giovanni Battista ha testimoniato la presenza di Gesù e ha scaldato il cuore di coloro che aspettavano la salvezza. Prima del Battista "una moltitudine di testimoni" (Epist.), credenti nel futuro Messia, hanno sostenuto una attesa e un bisogno di Dio.

Ora che è venuto Gesù, lo sguardo è su di lui, "colui che dà origine alla fede e la porta a compimento", cioè colui che è la radice e il contenuto della nostra fede in Dio e ne è il testimone pieno e definitivo, comprovato dalle stesse opere divine che compie.

1) LA TESTIMONIANZA SU GESU'

"Una moltitudine di testimoni" prepara l'arrivo del Messia. Sono testimoni dell'amore di Dio per il suo popolo, della sua premura salvifica e della promessa di un compimento futuro: "Verserò il mio spirito sulla tua discendenza, la mia benedizione sui tuoi posteri" (Lett.). Tutto il Primo Testamento prepara il Nuovo. E' necessario ripercorrere queste pagine, conoscere i segni posti da Dio: "Dio infatti per noi aveva predisposto qualcosa di meglio" (Epist.), appunto il Cristo. "Ignorare le Scritture - diceva san Girolamo - è ignorare Cristo". Scrive sant'Ambrogio: "Bevi per prima cosa l'Antico testamento, per bene poi anche il Nuovo Testamento. Se non berrai il primo, non potrai bere il secondo. Bevi dunque tutt'e due i calici, dell'Antico e del Nuovo Testamento, perché in entrambi bevi Cristo".

"Giovanni - dice Gesù - dà testimonianza di me, e so che la testimonianza che egli dà di me è vera". Quelli che l'hanno ascoltato "hanno voluto solo per un momento rallegrarsi alla sua luce". "Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato". Un giorno Giovanni, nel dubbio, gli aveva chiesto: "Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?". Gesù gli rispose: "Riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano.." (Mt 11,3-5). "Se non altro, credetelo per le opere stesse" (Gv 143,11).

Le opere di Gesù sono quelle del Padre, di Dio. "Da me, io non posso fare nulla. Giudico secondo quello che ascolto, perché non cerco la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato". E' questa sintonia piena col Padre, anzi l'identità stessa del Figlio, come Figlio di Dio, che è la radice (morale, cioè libera, e ontologica, cioè di natura: "Io e il Padre siamo una cosa sola", 10,30) delle opere divine che Gesù compie. "Tutto è stato dato a me dal Padre mio" (Mt 11,27). E' la stessa vita del Padre che defluisce nel Figlio: "Come infatti il Padre ha la vita in se stesso, così ha concesso anche al Figlio di avere la vita in se stesso", quasi suo distinto ma identico prolungamento visibile della divinità tra noi. "Chi ha visto me, ha visto il Padre" (Gv 14,9).

2) LA TESTIMONIANZA DI GESU'

La vita che ha ricevuto Gesù è la vita divina, la vita eterna, che è venuto a offrire a tutti gli uomini: "Io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza" (Gv 10,10). "Viene l'ora - ed è questa - in cui i morti udranno la voce dl Figlio di Dio e quelli che l'avranno ascoltata, vivranno". Si tratta di una vita che rinasce dopo la morte, con la risurrezione del corpo: "Viene l'ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce e usciranno". A lui il Padre ha dato "il potere di giudicare", così che "quanti fecero il bene" avranno "una risurrezione di vita" e "quanti fecero il male una risurrezione di condanna". Veramente tutto l'agire di Gesù come Figlio di Dio traduce il disegno del Padre, e ne è pienamente consapevole. "Il mio giudizio è giusto".

D'altra parte Gesù è "il Figlio dell'uomo" che "messo alla prova in ogni cosa come noi, escluso il peccato" (Eb 4,15), ci sta davanti come il fratello maggiore che in un modo esemplare esprime il massimo della obbedienza al Padre a nome nostro e per noi. "Corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, colui che dà origine alla fede e la porta a compimento. Egli, di fronte alla gioia che gli era posta dinanzi, si sottopose alla croce, disprezzando il disonore, e siede alla destra del trono di Dio" (Epist.). L'esempio - e la forza (sacramentale) - che ne viene, è perché anche noi impariamo "a sopportare una così grande ostilità dei peccatori, senza stancarci perdendoci d'animo". E' unendoci - oggi nella messa - alla sua croce che attingiamo "il compimento" anche della nostra fede.

"Non avete ancora resistito fino al sangue nella lotta contro il peccato" (Epist.). Parola che ci inquieta. Cosa ci è costato finora il nostro seguire Gesù? Ogni volta che incontriamo un martire - e oggi, purtroppo, è ancora cronaca giornaliera! - ci vien da vergognare del nostro pulito perbenismo borghese, pieno di compromessi o per lo meno di comodità, fino a divenire magari omologati ad una cultura che.. vive come se Dio non fosse! Per fortuna abbiamo un Dio che ha pazienza, anzi che addirittura ci permette e invita a trovare scuse: "Io cancello i tuoi misfatti per amore di me stesso, e non ricordo più i tuoi peccati. Fammi ricordare, discutiamo insieme; parla tu per giustificarti" (Lett.). Il nostro Dio è un padre tenero, sempre pronto al perdono: "Così dice il Signore che ti ha fatto, che ti ha formato dal seno materno e ti soccorre: Non temere, Giacobbe mio servo, Iesurun (caro) che ho eletto".

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Ritorniamo a Giovanni Battista, "lampada che arde e risplende", alla cui luce ci si è rallegrati per un momento. Il suo compito fu quello di risvegliare il bisogno di Dio e la speranza di una salvezza vicina, indicando a dito Gesù. E' propriamente il compito di ogni cristiano in un mondo che sente - nonostante tutto - la nostalgia di Dio. Testimoni di una speranza che riscalda il cuore e che segnala "la luce vera, quella che illumina ogni uomo", venuta nel mondo (Gv 1,9).

 

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