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don Daniele Muraro  

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XXI Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (22/08/2010)

Vangelo: Lc 13,22-30 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 13,22-30

In quel tempo, Gesù 22passava insegnando per città e villaggi, mentre era in cammino verso Gerusalemme. 23Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?». Disse loro: 24«Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno. 25Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: “Signore, aprici!”. Ma egli vi risponderà: “Non so di dove siete”. 26Allora comincerete a dire: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze”. 27Ma egli vi dichiarerà: “Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!”. 28Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori. 29Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. 30Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi».

"Sforzatevi di entrare per la porta stretta" dice Gesù. Non risolve il problema sul numero dei salvati, se siano tanti o pochi, ma coinvolge personalmente i suoi interlocutori. Nessuno può rimanere indifferente di fronte ad una questione così importante.

C'è una porta da trovare e occorre mettercela tutta per passare attraverso di essa. Questa porta è quella della fede. Paolo e Barnaba di ritorno dal primo viaggio missionario radunano la Comunità di Gerusalemme e riferiscono come Dio "avesse aperto ai pagani la porta della fede".

Più precisamente questa porta è Gesù stesso, secondo l'insegnamento nella parabola del buon pastore: "Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo". Per questo san Paolo chiede agli abitanti di Colossi: "Pregate anche per noi, perché Dio ci apra la porta della Parola per annunciare il mistero di Cristo."

La porta viene detta stretta, cioè angusta, e infatti Gesù non scelse per se stesso una vita facile: fu povero quanto alle ricchezze materiali e alieno dagli onori quanto alla considerazione sociale.

Attraverso questa porta che è Gesù e la fede in Lui si entra nella Chiesa: "La Chiesa infatti è un ovile, la cui porta unica e necessaria è Cristo" dice il Concilio Vaticano II, e aggiunge: "Ora Egli stesso, inculcando espressamente la necessità della fede e del battesimo, ha nello stesso tempo confermato la necessità della Chiesa, nella quale gli uomini entrano per il battesimo".

E ancora: "Per questo non possono salvarsi quegli uomini i quali, pur sapendo che la Chiesa cattolica è stata stabilita da Dio per mezzo di Gesù Cristo come istituzione necessaria, tuttavia rifiutano o di entrare o di rimanere in essa."

Attraverso una porta stretta si entra facendosi piccoli e incurvandosi. Così talora sembra che per rimanere nella Chiesa si debbano accettare disposizioni rigide. Al proposito si tenga presente che a prima vista tanta parte del buono si presenta anche come difficile, ma quanto più uno percorre la via della virtù, tanto più essa si dilata per la dimestichezza e l'appagamento che ne consegue.

Nel passo parallelo di san Matteo si dice: "Larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione... Quanto stretta è la porta e angusta la via che conduce alla vita..."

A Gerusalemme l'ingresso del sepolcro di Gesù nell'omonima basilica è basso e stretto e all'interno l'ambiente è angusto e buio; eppure proprio da qui con la sua risurrezione, Gesù uscì per riempire di luce e di vita il mondo dei suoi fedeli.

Chi crede ha intrapreso la via della salvezza che terminerà ad un'altra porta, quella della gloria di cui si parla nell'Apocalisse: "Ecco, una porta era aperta nel cielo!" Per essa entrano i giusti secondo l'invito di Gesù: "Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo!"

Gesù ha aperto la strada e a noi chiede di seguirlo per intanto sulla via stretta del rinnegamento di noi stessi per accoglierci poi alla festa finale nel Regno di Dio compiuto.

Dunque c'è una via da intraprendere, su cui progredire e perseverare per arrivare alla mèta. Al Signore bisogna rivolgersi con la bocca, con il cuore, ma anche con le opere.

"Non chiunque mi dice: 'Signore, Signore', entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli" aveva già avvisato altrove il Signore. A chi si rivolge a lui con la bocca soltanto, ma ha il suo cuore lontano e le opere contrarie il Signore non apre.

In quell'ultimo giorno ricevere dal Signore la risposta: "Non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!" vorrà dire accusare un ben duro colpo, perché sarà senza ripensamento.

Diceva sant'Agostino: "Chi si allontana da Te, o Dio, dove va, se non da te in pace a te adirato? Non si può eludere la presenza del Signore, ma chi tenta di evitare la mano del benefattore, non eviterà la mano del giudice indignato!"

Qualcuno in passato spiegava il pianto con il fumo dell'incendio e lo stridore di denti per il freddo. Quando manca il fervore dell'amore di Dio e il refrigerio della sua pace si passa da un eccesso all'altro senza via di mezzo e questa è la rovina dell'uomo.

La proposta del Regno di Dio è per tutti: "Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio", ma occorre farsi trovare pronti.

Chi si pente e si converte fin d'ora non avrà bisogno di piangere alla fine e chi nel presente si sarà dimostrato temperante non sarà costretto a stringere i denti in segno di delusione di fronte alla perdita dell'eterna felicità.

Anche il ricco epulone, come lo chiamiamo, vede il povero Lazzaro accolto con gioia da Abramo e lo supplica per se e per i suoi fratelli, ma senza avere soddisfazione. La sete lo tormenta e la sua sorte lo abbatte, anche in considerazione della beatitudine di Lazzaro.

Non importa il punto di partenza, sembra dire il Signore; quello che fa la differenza è il punto di arrivo. Per quanto riguarda noi la familiarità con il Signore non ci deve togliere il timore reverenziale, come per altri più lontani dalla fede e dalla pratica della vita cristiana il timore per la distanza e le colpe passate non deve impedire la fiducia nella misericordia.

La questione della salvezza dunque non è una mera curiosità, ma quella decisiva, purché la si intenda nel senso giusto, ossia di realizzare la propria vita nella fede per il Signore e nell'amore verso di Lui.

 

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