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TESTO Giudizi evangelici

don Daniele Muraro  

XIV Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (04/07/2010)

Vangelo: Lc 10,1-12 .17-20 (forma breve: Lc 10,1-9) Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 10,1-12.17-20

In quel tempo, 1il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. 2Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! 3Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; 4non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. 5In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. 6Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. 7Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra. 8Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, 9guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”. 10Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle sue piazze e dite: 11“Anche la polvere della vostra città, che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino”. 12Io vi dico che, in quel giorno, Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città.

17I settantadue tornarono pieni di gioia, dicendo: «Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome». 18Egli disse loro: «Vedevo Satana cadere dal cielo come una folgore. 19Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni e sopra tutta la potenza del nemico: nulla potrà danneggiarvi. 20Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli».

Forma breve (Lc 10,1-9):

In quel tempo, 1il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. 2Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! 3Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; 4non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. 5In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. 6Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. 7Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra. 8Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, 9guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”».

"Chi mai ha conosciuto il pensiero del Signore in modo da poterlo consigliare?" dice san Paolo nella prima lettera ai Corinti, e aggiunge: "Ora, noi abbiamo il pensiero di Cristo."

Fra le occasioni straordinarie offerte dal Vangelo dobbiamo annotare anche questa: che le sue pagine non ci presentano solo il resoconto di attività svolte e nemmeno soltanto insegnamenti per quanto nobili e saggi, ma ci fanno conoscere veri e propri giudizi sui fatti della vita.

Attraverso di essi noi possiamo risalire a come la pensava il Signore. Facendo tesoro quanto scritto anche in fatti e avvenimenti della nostra vita potremmo riconoscere altrettanti capitoli di storia di salvezza, di vittoria sul male e di anticipo di eternità.

Ad un certo punto dunque Gesù si decide ad associare ai Dodici altri settantadue discepoli. Il loro compito sarebbe stato quello di preparargli la strada e di proclamare che il Regno di Dio è vicino. In che consista questa prossimità lo intuiamo dalle parole di saluto: "Pace a questa casa".

Il Signore viene attraverso la fede nell'intelletto, attraverso il fervore della carità negli affetti, per grazia nel profondo del cuore e con la sua forza nelle opere buone realizzate. Tutto questo complesso di doni riassunti nell'espressione di augurio: "Pace", è riservato a coloro che aprono le porte della loro coscienza al Signore che passa.

Entrando nella storia Gesù aveva trovato il mondo ai tempi della sua maturità; ce lo dice Lui stesso:" La mèsse è abbondante!" e si preoccupa che tanta profusione non vada perduta. Sono stati "mèsse" del Signore gli stessi Apostoli e discepoli, i primi credenti, i martiri, i santi della Chiesa. Ripeterebbe Gesù lo stesso giudizio anche ai nostri giorni?

Penso di sì, anzi noi oggi forse siamo nella condizione di apprezzare meglio l'abbondanza di possibilità della stirpe umana, insieme con l'accresciuto rischio che tanta parte di bene vada perduta. "Mancano operai" denunciava allora Gesù e rispetto alle proporzioni del lavoro da fare la situazione non è diversa.

Come si comporta un buon operaio? È vigile e sollecito, dedicato all'espletamento del suo compito, circospetto nel rimuovere gli impedimenti, avveduto negli sforzi, fedele nella raccolta dei frutti, competente nel momento del rendiconto.

Sono atteggiamenti che non si improvvisano e che per quanto riguarda il dominio spirituale non sono alla portata dell'uomo normale. Occorre un potenziamento di grazia da parte di Dio. Per questo Gesù invita a pregare il "Signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!", si intende adeguati al compito da svolgere.

Ai suoi messaggeri il Signore raccomanda semplicità e rettitudine. È facile impressionare gli ascoltatori esibendo segni di potenza e facendo sfoggio di ricchezza. Il Signore vuole che i suoi messaggeri si comportino diversamente e ordina: "Non portate borsa, né sacca, né sandali".

Allo stesso modo comanda che i suoi inviati rimangano stabilmente presso il primo che li accoglie operando con carità e ricevendo con gratitudine. Il Vangelo conferisce una certa autorità a chi se ne fa portatore, ma si tratta anche di una responsabilità la cui gravità non sarà mai pesata abbastanza.

Il problema dell'annuncio del Vangelo era al tempo di Gesù e continua ad essere sempre come vincere il male con il bene. I suoi testimoni dovranno essere operatori di unità, pacati e persuasivi nei loro richiami, perché colui che li manda è un pastore buono.

Se il lupo disperde il gregge con la violenza, il pastore lo raccoglie con l'assiduità delle esortazioni. Il lupo di solito sbuca di nascosto predisponendo agguati e circondando il gregge, il pastore si presenta alla luce del sole indicando spazi dove pascolare liberamente. Mentre il lupo si irrigidisce nel puntare la preda, il pastore evita l'inflessibilità nel giudizio alle persone e curvandosi si carica del peso delle loro fatiche.

Date queste premesse di metodo ci si aspetterebbero lamentele per la fatica e la delusione e invece i settantadue tornarono pieni di gioia dicendo: «Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome». Per una volta il bene l'aveva spuntata sul male. Gesù conferma questa impressione: "Vedevo Satana cadere dal cielo come una folgore", incendiato di rabbia, ma scaricato e circoscritto nella possibilità di nuocere.

Non basta però liberarsi e liberare dal male se non si ha una chiara idea del bene e infatti Gesù aggiunge: "Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli". Lassù qualcuno ci ama. E questo vale per tutti, non solo per i missionari. Siamo figli di Dio. Siamo nell'elenco del libro della vita. Siamo predestinati alla gloria di Dio, ossia il Signore è disposto a riconoscere i nostri meriti ad opera della sua grazia in vista della glorificazione futura.

I nostri nomi sono scritti in cielo, ossia risultiamo iscritti nel libro della vita perché la legge del Signore è scritta nel nostro cuore. "Quanto a me, diceva san Paolo nella seconda lettura, non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo." Croce vuol dire rinuncia, ma soprattutto carità.

Di occasioni di compiere il bene il Signore ce ne mette davanti in abbondanza, sta a noi accorgercene e giovarcene. Possiamo dare tanto agli altri, più di quello che noi stessi immaginiamo, se andiamo loro incontro mossi dalla fede nel Signore e con il suo amore.

Possiamo anche ricevere, e la prima lettura è esuberante di immagini al proposito, ma dobbiamo rallegrarci non tanto del nostro benessere per il nostro vantaggio, quanto del Regno di Dio che si diffonde, ossia di Dio che trova posto in noi e nella società. E sappiamo tutti oggi quanto ce n'è di bisogno.

 

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