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TESTO Sentinella, dove va tuo fratello?

Wilma Chasseur  

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XXIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (07/09/2008)

Vangelo: Mt 18,15-20 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 18,15-20

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 15Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; 16se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. 17Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano. 18In verità io vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo.

19In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. 20Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro».

"Sentinella dov'è l'aurora?" Solo la sentinella che vigila insonne nella notte, sa dov'è l'aurora perché la vede sorgere ed emergere dalle ombre notturne che cedono pian piano il posto alla luce.

E' ad essa che è paragonato il profeta, nella prima lettura di questa domenica e viene specificato in cosa consista la missione profetica: non annunciare il futuro o predire fatti prima che accadano, ma parlare in nome di Dio: "Figlio dell'uomo, ti ho costituito sentinella per gli Israeliti: ascolterai una parola dalla mia bocca e li avvertirai da parte mia". E cosa deve dire loro? Ahimè! deve dire che sono peccatori e che periranno se non cambiano strada. E' questa la terribile missione del profeta alla quale tanti hanno tentato di svincolarsi: Giona si imbarca per andare dalla parte opposta; Geremia - l'abbiamo visto domenica scorsa- si è persino detto: "Basta! Non penserò più a lui, non parlerò più a nome suo". Ma poi, non c'era via di scampo per nessuno perché "se tu non parli per distogliere l'empio dalla sua condotta, lui morirà per la sua iniquità, ma tu dovrai fare i conti con me, mentre se lo ammonisci, tu sarai salvo".

La correzione fraterna è dunque il tema dominante dei testi odierni ed è anche una delle sette opere di misericordia spirituale: ammonire i peccatori. Il guaio è che peccatori lo siamo tutti e prima di ardire ammonire gli altri, dovremmo ardire ammonire noi stessi, se no rischiamo di avvistare pagliuzze su pagliuzze negli occhi altrui e ignorare tranquillamente le sequoie che abbiamo nei nostri...

Siamo tutti più o meno affetti da questa sindrome della vista che non so bene come si chiami, ma è una specie di presbiopia che ci impedisce di vedere da vicino, davanti alla nostra porta, e ci dà una vista acutissima per vedere lontano. La cura per questa malattia ci viene dalla seconda lettura: "Chi ama il suo simile ha adempiuto la legge: pieno compimento della legge è l'amore". Già sant'Agostino diceva quella frase divenuta celebre: "Ama e fa ciò che vuoi". Il guaio è che ci siamo precipitati a mettere in pratica solo la seconda parte (fa ciò che vuoi) mentre la prima sembra che nessuno la sappia leggere... Eppure il rimedio a tutti i nostri mali, starebbe proprio lì, nel massimo comandamento: "Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, tutta l'anima e tutte le forze e il prossimo come te stesso". Il famoso Shemà Israel che compendia tutta la legge e i profeti. Anzi gli studiosi vanno anche più in là e dicono che una traduzione corretta dei dieci comandamenti sarebbe questa: se metterai Dio al primo posto, ossia "non avrai altro Dio all'infuori di me" (primo comandamento) automaticamente non farai nessun male al prossimo, cioè non ruberai, non mentirai, non ucciderai ecc. ecc. In altre parole la traslitterazione dei comandamenti verso il prossimo non sarebbe al negativo (non rubare, non uccidere, non... non...) ma sarebbe una conseguenza positiva dell'osservanza dei comandamenti verso Dio che ci impedirebbe ipso facto di mancare verso il prossimo. Ma se eliminiamo Dio dal cuore, questo diventa, verso il prossimo, più duro delle tavole di pietra.

Ma la massima cura per questa malattia ce la dà Gesù nel Vangelo: "Dove due o tre sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro". La comunione fraterna. Sappiamo che l'opera magna del nemico del genere umano è quello di creare divisione, la stessa parola "dia- ballo" significa colui che divide, che accusa, che calunnia. Ci accusa davanti a Dio per separarci da lui e ci accusa davanti al prossimo per distruggere la comunione. Riunirci nel suo nome (= pregare) è il mezzo più potente per sconfiggere le forze nemiche perché allora sappiamo che lui è in mezzo a noi .

 

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