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TESTO La logica della misericordia

Wilma Chasseur  

X Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (08/06/2008)

Vangelo: Mt 9,9-13 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, 9mentre andava via, Gesù vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì.

10Mentre sedeva a tavola nella casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e se ne stavano a tavola con Gesù e con i suoi discepoli. 11Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Come mai il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?». 12Udito questo, disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. 13Andate a imparare che cosa vuol dire: Misericordia io voglio e non sacrifici. Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori».

Nella seconda lettura Paolo ci tratteggia la bellissima figura di Abramo che "non vacillò nella fede, e sperò contro ogni speranza".

Abramo, scelto da Dio in modo esclusivo, separato dal suo clan, gigante solitario che crede ciecamente alla parola di Dio, parte prima di sapere dove andrà solo perché Dio gli ha detto:" Vattene dal tuo paese, dalla tua patria, verso il paese che ti indicherò". Prima devi partire, dove atterrerai lo so Io (dice Dio), tu pensa solo a partire. E Abramo si fida. Fiducia eroica che non chiede né spiegazioni, né garanzie. Dove atterrerà non lo sa, sarà nella Terra Promessa, ma per ora c'è solo la promessa, di terra manco l'ombra. E lui fa il salto nel vuoto, gli basta la promessa. E poi ci sarà l'altro sconvolgente salto nel vuoto, quando gli verrà chiesto Isacco, il figlio della promessa: qui sparisce addirittura la promessa. Sembra l'assurdità più totale dover immolare il figlio del miracolo; Dio contro Dio, prima promette la discendenza e poi gli chiede il figlio! E la discendenza da dove verrà? E ad Abramo non rimane nemmeno più la promessa, solo Dio di cui si fida ciecamente, sapendo che Egli potrà anche risuscitargli il figlio. Ed ecco che Dio premia la sua fede eroica e gli lascia il figlio, la discendenza e la promessa. Origene- uno dei primi Padri della Chiesa- scrisse: "Abramo offre il figlio mortale che non muore, mentre Dio ci dà il Suo Figlio immortale che muore". Bellissimo e verissimo: Dio dà tutto, mentre a noi chiede solo qualcosa.

Abramo, marchiato a fuoco dall'amore assoluto e geloso del suo Dio, ha attraversato i secoli senza che questi potessero coprirne la voce o offuscarne il ricordo, anzi, l'hanno rivestito di un manto di universalità senza confini e senza precedenti: da Abram, che significa principe, diventa Abraham che significa padre di un moltitudine. Questo nome nuovo è il suo nuovo destino: padre dei credenti. Dio ha mantenuto la promessa: "Conta le stelle se puoi, così sarà la tua discendenza". Le tre grandi religioni monoteiste Ebraismo, Cristianesimo e Islam, fanno tutte riferimento ad Abramo.

Il Vangelo ci presenta la chiamata di Matteo il pubblicano e Gesù ribadisce per l'ennesima volta che è venuto, non per i giusti, ma per i peccatori!

Lo sapeva bene Lui, che abbiamo continuamente bisogno di essere scaraventati giù da quel piedistallo che il nostro io ipertrofico, è sempre intento ed attento a tirare su! In francese si dice: "Il faut se casser la figure" ma abbiamo un bel romperci il naso, che anche dopo decine di rotture di naso e centinaia di "dégringolades" giù per le scale, questo io invincibile, alza ancora indomito la cresta e rivendica la salvezza come un "dovuto", sempre abbarbicato alla logica mai sopita del "do ut des". Come se a darci tutto, non fosse Lui. Cos'ho di mio che non mi sia stato dato?

Abbiamo un bisogno viscerale di contare su noi stessi, sui nostri meriti e le nostre opere e di attribuirceli, e così- fino a quando la salvezza la attribuiamo ai nostri meriti e alle nostre opere- rendiamo inutile la Sua venuta. Finché non ci riconosciamo peccatori, non ricorriamo certamente ad un Altro per essere salvati, e non riconosciamo nessun Salvatore. E se c'è una categoria contro cui Gesù s'è scagliato, è proprio quella dei "giusti", autosalvatori, farisei puri e osservanti i 613 precetti della legge, mentre ai peccatori che riconoscevano i loro peccati e cambiavano vita, Gesù diceva: "Io non ti condanno, và e non peccare più". Matteo il pubblicano, l'adultera, la Maddalena hanno contato totalmente su di Lui, ed allora hanno cambiato vita. E solo allora! Si sono rifugiati totalmente in Lui e non nelle loro buone opere.

Dobbiamo imparare a rifugiarci in Lui e non nei nostri meriti, perché "chi in lui si rifugia, non sarà condannato" (Salmo 33 ), a contare sulla Sua misericordia perché solo allora potremo fare opere che non avremmo mai potuto fare contando su di noi o su altre sicurezze, garanzie e appoggi che non siano lui, l'unico Signore e Salvatore nostro.

 

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