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TESTO Ha guardato l'umiltà della sua serva…

don Roberto Rossi  

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XXII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (29/08/2010)

Vangelo: Lc 14,1.7-14 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 14,1.7-14

Avvenne che 1un sabato Gesù si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo.

7Diceva agli invitati una parabola, notando come sceglievano i primi posti: 8«Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più degno di te, 9e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: “Cedigli il posto!”. Allora dovrai con vergogna occupare l’ultimo posto. 10Invece, quando sei invitato, va’ a metterti all’ultimo posto, perché quando viene colui che ti ha invitato ti dica: “Amico, vieni più avanti!”. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. 11Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato».

12Disse poi a colui che l’aveva invitato: «Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio. 13Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; 14e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti».

Abbiamo oggi un grande richiamo e un invito forte all'umiltà, che sull'esempio di Gesù diventa condivisione e carità vera verso il prossimo.

Secondo l'insegnamento del Siracide (prima lettura), l'umiltà apre l'uomo ai doni di Dio, lo colloca di fronte a Dio, di fronte alla grandezza della Sua potenza, perché lo destina al posto che gli compete e ne fa un testimone di Dio e della Sua grazia.

Passando direttamente al Vangelo di Luca, osserviamo innanzi tutto che il brano di questa domenica fa parte di una serie di eventi collegati: il racconto di una guarigione durante il pasto del sabato, due detti sui pasti (questo testo di oggi) e la parabola della grande cena.

Gesù consuma il pasto festivo nella casa di un fariseo dove è oggetto di un'analisi accurata da parte dei farisei che osservano in modo critico le sue azioni. Ma, a sua volta, Gesù stesso osserva il loro modo di comportarsi, quello cioè di andare a scegliersi i primi posti. Questa constatazione gli fornisce lo spunto per impartire un insegnamento (è lo stesso procedimento che ritroviamo nel fatto della povera vedova al tempio, dove Gesù osserva come "i ricchi gettavano nel tesoro del tempio del loro superfluo..."), mediante una parabola che enuncia una regola di prudenza: non è prudente occupare il primo posto quando si arriva per il pranzo perché si rischia di essere oggetto di umiliazione davanti a tutti gli invitati dopo aver agito per ambizione. Apparentemente, quindi, questa di Gesù è una saggia sentenza che richiama il libro dei Proverbi:
"Non darti arie davanti al re
e non metterti al posto dei grandi,
perché è meglio sentirsi dire: "Sali quassù",

piuttosto che essere umiliato davanti a uno più importante" (Pr. 25,6-7).

Ma Gesù nel Vangelo, quando fa riferimento esplicito all'AT, lo fa con l' intenzione di completare il pensiero dell'Antico Testamento con "una novità". Ed è ciò che emergerà in seguito.

Poi presenta una ulteriore riflessione: "Quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi.." per cui "mettersi all'ultimo posto", significa in realtà condividere la situazione di questi ultimi invitati, mettersi volontariamente accanto a loro. E' a questo punto che risuona l'invito: "amico vieni più su".

Ci sono due brani nel NT che possono illuminare tale "parabola":

* Nella lettera di Paolo ai Filippesi c'è una espressione fondamentale: è l'invito ad "avere gli stessi sentimenti di Cristo Gesù... il quale... umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce... Per questo Dio lo esaltò...".

La verità della parola di Gesù sull'umiliazione appare nel fatto che egli stesso ha vissuto questa parola nella sua stessa persona a convalida della sua missione e della sua predicazione: abbandonare il primo posto per prendere l'ultimo è appunto il senso della sua incarnazione.
* L'altro brano è, nel Vangelo di Luca, il Magnificat:

"Dio ha guardato (si è volto a guardare) l'umiltà della sua serva..."; questi ultimi due termini danno il segno della piccolezza, di essere povera cosa, di non contare. La straordinaria e unica missione affidata da Dio a Maria ha avuto l'origine nella sua stessa umiltà vissuta con semplicità e gioia, aperta e disponibile alla volontà di Dio.

L'umiltà dunque, proposta dal brano evangelico, illuminata da questi riferimenti del N T, ci appare come:

Il punto focale dove si fissa lo sguardo di Dio, dove Egli può stabilire un rapporto profondo e chiamare l'uomo: "amico".

Il punto di osservazione privilegiato dal quale è possibile, con più chiarezza, giudicare e valutare le persone e la realtà che ci circonda. Il punto di partenza per il cammino di resurrezione percorso con gli stessi sentimenti di Gesù, un cammino lungo il Suo itinerario orientato verso la Pasqua, per potere con Lui e in Lui giungere alla gloria della resurrezione.

E' la possibilità di identificarsi con Maria che, come umile serva, ha offerto a Dio la capacità di accogliere la Parola, di conservarla e di offrirla a tutta l'umanità.

E' la possibilità di accostarci ogni giorno al banchetto celeste con un cuore libero e disponibile ad accogliere in noi il Dio vivente.

L'accostarsi quindi al banchetto dell'Eucaristia, è il privilegio accordato a coloro che nella povertà della condizione umana, portando il peso delle proprie infermità, quando si trovano ancora, con convinzione all'ultimo posto, sentono con meraviglia l'invito: "Amico, vieni più avanti"; accostati alla tavola del banchetto a condividere la festa dei santi e degli angeli, per rinnovare, con il Cristo glorioso, il patto della nuova alleanza.

Concludendo, per la nostra vita pratica, impariamo che è importante l'umiltà e il servizio nella vita sociale, nel lavoro, nelle responsabilità verso gli altri...

E' importante nella famiglia... Ci dice S. Paolo: "Rivestitevi di sentimenti di misericordia, di

bontà, di umiltà, di mansuetudine, di pazienza, sopportandovi a vicenda e

perdonandovi scambievolmente, se qualcuno abbia di che lamentarsi nei riguardi
degli altri".

E' importante nella Chiesa e nella propria comunità cristiana: essere persone

partecipi e attive nell'umiltà e nello spirito del servizio, là soprattutto dove

c'è più bisogno (e semmai, dove si è meno visti...)

 

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