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TESTO I cieli aperti

Wilma Chasseur  

Battesimo del Signore (Anno A) (13/01/2008)

Vangelo: Mt 3,13-17 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 3,13-17

In quel tempo, 13Gesù dalla Galilea venne al Giordano da Giovanni, per farsi battezzare da lui. 14Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: «Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?». 15Ma Gesù gli rispose: «Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia». Allora egli lo lasciò fare. 16Appena battezzato, Gesù uscì dall’acqua: ed ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui. 17Ed ecco una voce dal cielo che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento».

Concludiamo le festività natalizie, ricordando il battesimo di Gesù che volle dimostrarsi totalmente solidale con gli uomini, sottoponendosi, Lui, il Figlio dell'Altissimo, l'Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo, al battesimo di penitenza amministrato da Giovanni Battista. L'umiltà di Dio è sconcertante! Il battesimo di Gesù segna l'esordio della sua vita pubblica, ma prima trascorse trent'anni di vita nascosta, a Nazaret.

Lui che era la Parola, il Verbo Incarnato, passò quasi tutta la sua vita, nel silenzio e nel nascondimento.

Dobbiamo riscoprire la dimensione del silenzio perché solo da lì, scaturisce la parola che raggiunge il cuore. Se non scaturisce dal silenzio, la nostra parola, qualsiasi parola, raggiunge al massimo la testa di chi ci ascolta, e poi rimbalza via, senza penetrare e senza lasciare traccia alcuna! Ma se scaturisce dal cuore del silenzio, entra nel cuore. In silenzio!

Quante parole risuonano nel frastuono dei mezzi di comunicazione. Siamo inondati di parole, come dice quel detto - "ai tempi di Noè ci fu il diluvio (d'acqua) e si salvò Noè con il suo parentado. Ai nostri giorni c'è un altro diluvio, quello di parole; e da quello non si salva nessuno". E sono parole che non dicono niente, ci riempiono solo di vuoto e inaridiscono l'anima rendendola arida brulla come un deserto. Le parole che diceva Gesù, scaturivano dal la preghiera, dal silenzio, dall'adorazione Padre, ed erano parole di vita. Parole che guarivano i malati, risuscitavano i morti, salvavano i perduti e condannati dalla società. Erano parole di vita e di salvezza.

Ma nel Vangelo di oggi, abbiamo soprattutto la visione dei cieli aperti e la manifestazione della Santissima Trinità: "Vide aprirsi i cieli e lo Spirito di scendere come una colomba e venire su di lui. E si sentì una voce dal cielo 'Tu sei il Figlio mio prediletto, in te mi sono compiaciuto". Soprattutto abbiamo la manifestazione dello Spirito Santo. Anzi, e addirittura una delle prime rivelazioni esplicite dello Spirito Santo.

Sappiamo che lo Spirito Santo è la terza persona della santissima Trinità, lo splendore del Figlio, come lo definisce la teologia dei nostri fratelli d'Oriente.

Infatti ce l'ha lasciato Gesù, prima di salire al Padre, quando disse: "Non vi lascerò soli, ma vi manderò il Consolatore".

Il vero consolatore ce l'abbiamo dunque dentro di noi. Anche se a volte la consolazione umana viene a mancare, o il Signore permette che non la troviamo, abbiamo però dentro di noi, la consolazione dello Spirito. E chi ha sperimentato, anche per una sola volta nella vita, la consolazione dello Spirito, sa che nessuno può consolare come consola Lui. E ci rende capaci di consolare gli altri, con la stessa consolazione che abbiamo ricevuto da Lui.

E' lo Spirito Santo che adesso conduce la Chiesa. E' a Lui che dobbiamo affidare questo anno appena iniziato, affinché ci permetta di riconoscere i passi di Dio nella nostra vita e riconoscerne il volto, in ogni fratello che incontriamo.

Chiediamo a questo Spirito che tutti abbiamo ricevuto nel battesimo, di effondere su di noi la Sua luce, e di aprire il nostro cuore affinché diventiamo capaci, anche noi, di sentire la voce del Padre che, nel Figlio, vuole riconoscerci come figli prediletti.

 

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