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TESTO Signore, insegnaci a pregare

mons. Antonio Riboldi

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XVII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (25/07/2010)

Vangelo: Lc 11,1-13 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 11,1-13

1Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli». 2Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite:

Padre,

sia santificato il tuo nome,

venga il tuo regno;

3dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano,

4e perdona a noi i nostri peccati,

anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore,

e non abbandonarci alla tentazione».

5Poi disse loro: «Se uno di voi ha un amico e a mezzanotte va da lui a dirgli: “Amico, prestami tre pani, 6perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da offrirgli”, 7e se quello dall’interno gli risponde: “Non m’importunare, la porta è già chiusa, io e i miei bambini siamo a letto, non posso alzarmi per darti i pani”, 8vi dico che, anche se non si alzerà a darglieli perché è suo amico, almeno per la sua invadenza si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono.

9Ebbene, io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. 10Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto. 11Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? 12O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? 13Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!».

C'è, nel rapporto che si ha tra di noi, una forma insostituibile di comunicazione, che non è solo entrare in profondità nella vita di chi si ama, ma consente anche di essere ricambiato: il dialogo. Dialogare è ben diverso, distante, dal chiacchierare, che è solo fare rumore con le parole e difficilmente permette di entrare nel bello della vita, per conoscere cosa significhi veramente amare. Purtroppo il mondo oggi, come sempre, è davvero pieno di parole, ma quante sono buone? Dio, come Padre, ha voluto che tra noi e Lui ci fosse, come tra figli e papà, un dialogo che sia di conoscenza, amore, rispetto. Questo dialogo avviene nella preghiera, difficile se vogliamo, ma meravigliosa quando la si esperimenta.

Non è facile comprendere la bellezza della preghiera; più facile ridurla a formule, richieste, magari proteste o pretese, che non sono accompagnate dalla confidenza del cuore.

Era abitudine di Gesù, durante il suo pellegrinare tra noi - per comunicarci la verità e gioia di essere figli del Padre, destinati a stare con Lui sempre - quando aveva un momento di tempo, sottrarsi alla folla che Lo assediava, per ritirarsi in disparte, solo, o passare la notte in preghiera.
Ce lo racconta l'evangelista Luca:

"Un giorno Gesù si trovava in un luogo a pregare e quando ebbe finito uno dei discepoli gli disse: 'Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepolì. Ed egli disse loro: 'Quando pregate dite:
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il Tuo Nome,

venga il Tuo Regno, sia fatta la Tua volontà, come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano

e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori,
non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male".

Poche parole, se vogliamo, ma che compendiano tutto. Nella prima parte quali devono essere i nostri sentimenti, nella preghiera, verso Dio, che poi diventano stile di vita.

E nella seconda parte quali devono essere i nostri rapporti con i fratelli, tutti, pregando, nello stesso tempo il Padre, perché ci tenga lontani dal male.

È, il Padre nostro, con l'Ave Maria, una preghiera che penso sia sulla bocca di tanti, ma forse, troppo spesso, recitata con fretta, senza darsi il tempo di gustarne la bellezza, creando un vero dialogo o conversazione con il Padre.

Questo fa sorgere una domanda: 'Abbiamo conservato l'amore alla preghiera, prezioso dialogo con il Padre? È una domanda che si poneva anche Paolo VI: "Si prega oggi? Si avverte quale significato abbia l'orazione nella nostra vita? Se ne sente il dovere? Il bisogno? La consolazione? La funzione nel quadro del pensiero e dell'azione? Quali sono i sentimenti spontanei che accompagnano i nostri momenti della preghiera? La fretta, la noia, la fiducia, l'interiorità, l'energia morale? L'amore finalmente?

Dovremmo innanzitutto, ciascuno per conto nostro, fare questa esplorazione, e coniare per uso personale una definizione della preghiera. E potremmo proporcene una molto elementare: la preghiera è un dialogo, una conversazione, con Dio. E vediamo che tutto dipende dal senso di presenza di Dio, che noi riusciamo a rappresentare nel nostro spirito, sia per intuito personale, sia per un atto di fede. Il nostro è un atteggiamento come quello di un cieco che non vede, ma sa di avere davanti a sé un Essere reale, personale, infinito, vivo, che osserva, ascolta, ama l'orante. Allora la conversazione nasce. Un Altro è'qui: e quest'Altro è Dio. Da qui nasce quel bisogno del cuore di una comunicazione che è soprattutto ascolto e risposta. Preghiera come dialogo con Dio. Questa la genesi della preghiera, la quale, sollevata al piano della preghiera, emanante dalla scuola del Vangelo, assume voce pacata, dolce, quasi connaturata con il nostro linguaggio, autorizzato a chiamare il Dio degli abissi con l'amabile e confidenziale nome di Padre. Così dunque ci insegna il nostro maestro Gesù: 'Voi pregherete: Padre nostro, che sei nei cieli...'. Forse tutto questo è difficile. Ma, per fortuna, esempi insigni dei nostri contemporanei confortano ancora la nostra innata tendenza a ricercare in Dio il complemento unico, infinito, dei nostri limiti e il compimento beato dei nostri desideri e delle nostre speranze". (febbraio 1973)

In un quadro, che oggi può apparire desolante, nei confronti della preghiera, se non addirittura senza più sentimenti o parole verso Chi ci ha creati, ci ama e ci stima e che attende come un papà, che ci si metta in consonanza con Lui, c'è chi sa ancora pregare.

In tante comunità, da tempo, si è istituita 'La scuola della preghierà, ossia incontri dì persone che desiderano entrare nel grande dono della preghiera, guidate in questa 'via' nuova... necessaria per tutti e, soprattutto, possibile a tutti. Del restO basterebbe pensare che Cm ATUNDE LA NOSTRA 'ATTENZIONE', la nostra parola, pronunciata con fede e cuore, non è solo una persona 'carà, ma È LA PERSONA PIÙ CARA E NECESSARIA: COLUI CHE È AMORE E DA CUI DIPENDE LA NOSTRA VITA E CHE CI ATTENDE PER UNA VITA ETERNA, VISSUTA INSIEME: IL PADRE...

E davvero non è necessario che sia io a ricordarvi la necessità e bellezza di sentire il Padre vicino, pronto ad ascoltarci, sostenerci, essere insomma il vero centro della vita, soprattutto nei momenti in cui si vive la propria povertà, a volte la nostra solitudine, e il bisogno di Qualcuno che davvero si occupi di noi e ci dia una mano di aiuto, almeno a capire le ragioni della nostra sofferenza, dei nostri disagi, donandoci la forza che non abbiamo. Quanto è necessaria la preghiera, cioè il dialogo con la Presenza, misteriosa sì, ma altrettanto reale di Dio nella nostra vita!

C'è un brano della Sacra Scrittura, proposto dalla Liturgia, che davvero è scuola di preghiera. Lo troviamo nella Genesi e il protagonista umano è Abramo, 'nostro padre nella fede':

"In quei giorni, disse il Signore: 'Il grido contro Gomorra è troppo grande e il peccato è molto grave. Voglio scendere e vedere se proprio hanno fatto tutto il male di cui è giunto il grido fino a me. Lo voglio sapere!

Allora Abramo gli si avvicinò e gli disse: 'Davvero sterminerai il giusto con l'empio? Forse ci sono cinquanta giusti nella città; davvero li vorrai sopprimere? E non perdonerai a quel luogo per riguardo ai cinquanta giusti che vi si trovano? Lungi da te il far morire il giusto con l'empio, così che il giusto sia trattato come l'empio, lungi da te! Forse il Giusto di tutta la terra non praticherà la giustizia?: Rispose il Signore: 'Se a Sodoma troverò cinquanta giusti nell'ambito della città, per riguardo a loro perdonerò a tutta la città'.

Abramo riprese a dire: 'Vedi come ardisco a parlare al mio Signore, io che sono polvere e cenere....Forse ai cinquanta giusti ne mancheranno cinque: per questi cinque distruggerai la città?: Rispose: 'Non la distruggerò, se ve ne trovo quarantacinque. Abramo riprese ancora a parlarGli e disse: 'Forse se ne troveranno quarantà. Rispose: 'Non lo farò per riguardo a quei quarantà. Riprese: 'Non si adiri il mio Signore se parlo ancora. Forse là se ne troveranno trentà. Rispose Dio: 'Non lo farò se ne troverò trentà.

Riprese: 'Vedi come ardisco parlare al mio Signore! Forse là se ne troveranno venti. Rispose: 'Non la distruggerò per riguardo a quei venti. Riprese Abramo: 'Non si adiri il mio Signore, se parlo ancora una volta sola: forse là se ne troveranno dieci'. Rispose: 'Non la distruggerò per riguardo a quei dieci'." (Gen. 18, 20-32)

Incredibile la pazienza del Signore: il suo amore per i giusti, nel Suo Cuore diviene motivo di pazienza di fronte a chi si comporta male. Una pagina della storia di Dio da tenere a mente, ieri e... anche oggi. Una volta il Signore disse a S. Faustina Kowalska: 'Figlia mia, la tua fiducia ed il tuo amore intralciano la Mia giustizia e non posso punire, perché Me lo impedisci'. Quanta forza ha un'anima piena di fiducia!

C'è solo da chiederci se la nostra preghiera ha la 'giustizia' di Abramo, la confidenza di S. Faustina, che sanno toccare il Cuore di Dio... anche ai nostri tempi in cui ce n'è tanta necessità. Sappiamo che ci sono monasteri dove si prega ininterrottamente, ogni giorno e notte: sono il nostro parafulmine.

E sappiamo che ci sono tanti laici che sanno dare 'gusto' e senso alle loro attività, anche nella solerzia, e magari fretta, delle loro giornate, grazie all'incontro personale con il Dio vivo e presente, nella preghiera: sono coloro che fanno coro di pietà presso il Padre.

Non sia mai che noi trascorriamo anche un solo giorno senza dialogo con Dio.

Cosi come sono felice quando i miei lettori, scrivendomi, mi chiedono preghiere, che assicuro nella mia Messa quotidiana.

È bella questa catena: amore alla Parola e amore alla preghiera.

In questo mondo, 'muto' davanti a Dio, chiedo al Padre che continui a donarci la Parola e la gioia della fiducia nella preghiera, e con Newman a Lui mi rivolgo:

"Conducimi per mano, Luce di tenerezza, fra il buio che mi accerchia. Cupa è la notte e io sono lontano da casa, conducimi per mano. Guida il mio cammino: non pretendo di vedere orizzonti lontani, un passo mi basta.

Un tempo era diverso, non Ti invocavo perché Tu mi conducessi per mano. Amavo scegliere e vedere la mia strada, ma adesso conducimi per mano. Amavo il giorno abbagliante, disprezzavo la paura,
l'orgoglio dominava il mio cuore: dimentica quegli anni.
Sempre su di me fu la Tua potente benedizione:

sono certo che essa mi condurrà per mano, per lande e paludi,
finché svanisca la notte e mi sorridano all'alba

volti di angeli amati a lungo e per un poco smarriti"

 

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