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TESTO Và e anche tu fa così!

don Roberto Rossi  

XV Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (11/07/2010)

Vangelo: Lc 10,25-37 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 10,25-37

In quel tempo, 25un dottore della Legge si alzò per metterlo alla prova e chiese: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». 26Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?». 27Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso». 28Gli disse: «Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai».

29Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?». 30Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. 31Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. 32Anche un levita, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. 33Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. 34Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. 35Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”. 36Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?». 37Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ così».

La parabola del Buon Samaritano è quasi sicuramente una delle parabole di Gesù più popolari. Usata moralisticamente quando ci fa comodo, spesso per esprimere giudizi sugli altri e altrettanto spesso cambiando i ruoli, all'interno della Parabola, a scopo utilitaristico. La tradizione della Chiesa ha raccolto una omelia di Severo di Antiochia proprio su questo; te la proponiamo, non per risparmiarci un po' di tempo, ma perché ci sembra quanto mai attualissima:

Quando però il dottore della Legge, prendendo a pretesto il desiderio di istruirsi, interrogò di nuovo Gesù, gli pose questa domanda: «Chi dobbiamo considerare come quel prossimo che la Legge comanda a tutti di amare come se stessi?».

Allora il nostro Salvatore diede questa risposta sotto forma di parabola: «Un uomo andava da una città a un'altra. Assalito dai briganti, fu preso, spogliato dei suoi vestiti e ferito. Era ormai tutto una piaga e giaceva mezzo morto. Lo vide un sacerdote, volse altrove lo sguardo e se ne andò. Anche un levita lo vide, ma no se ne prese cura: anziché commuoversi e provare dolore, non si fermò davanti a questo spettacolo che pure avrebbe dovuto suscitare in lui grandissima compassione. Alla fine un samaritano, che passava per quella strada, si trovò davanti a quell'uomo disteso a terra: non lo guardò solo con gli occhi, ma lo fissò con la preoccupazione misericordiosa del cuore. Inginocchiandosi davanti a lui, curò le sue piaghe con i rimedi convenienti: vi versò sopra vino e olio e le fasciò con amorosa diligenza. Lo mise poi su un asino e lo condusse a un albergo, dove chiese che fosse trattato con grande sollecitudine».

Dimmi ora, dottore della Legge, senza scrutarmi con quello sguardo cattivo, chi è il prossimo per te? Ma per colui che aveva bisogno di essere assistito, chi è mai divenuto il prossimo se non l'uomo che si è dimostrato tale per il suo comportamento? Tu pensi spesso, nella tua ignoranza, che il tuo prossimo sia colui che condivide la tua stessa religione o la tua stessa nazionalità. Io invece dico e definisco come prossimo chi partecipa alla tua stessa natura ed è uomo come te. Come vedi, infatti, colui che se ne andava a testa alta a motivo della sua dignità di sacerdote, e l'altro che si vantava del suo titolo di levita e compiva le funzioni del ministero sacerdotale secondo la Legge, tutti e due ostentavano, come fai anche tu, di conoscere i comandamenti divini. E tuttavia non pensarono neppure lontanamente che quel poveretto che apparteneva alla loro razza ed era là nudo, coperto di gravissime ferite, steso a terra quasi sul punto di morire, era un uomo come loro: lo disprezzarono come se fosse una pietra o un pezzo di legno abbandonato.

Il samaritano invece, che non conosceva i comandamenti della Legge e che da voi è considerato pazzo e ignorante, riconobbe la natura umana e comprese chi è il prossimo. Così colui che voi giudici considerate tanto lontano, si è fatto vicinissimo per chi aveva bisogno di rimedio. Non restringere dunque in una meschinità giudaica e in una misura limitata la definizione di «prossimo»; non pensare che solo gli uomini della tua razza siano il tuo prossimo: il prossimo infatti è ogni persona su cui si riversa il tuo spirito di carità. (Severo di Antiochia, Omelia 89)

"Io invece dico e definisco come prossimo chi partecipa alla tua stessa natura ed è uomo come te". Forse poche volte pensiamo alla nostra "carne comune" come qualcosa che ci rende prossimi con ogni uomo. Sarei meno uomo se non sentissi compassione e non mi facessi vicino a chi condivide la mia stessa carne, anche se si trova dall'altra parte del mondo, anche se il colore della sua pelle è diversa dalla mia. Prossimo non è colui che vive sul mio stesso pianerottolo e che forse non conosco tanto, è anche colui che bussa alla mia porta ad un'ora importuna del giorno, o colui il cui volto giunge nel mio salotto, via satellite ed abita dall'altra parte del mondo. E' l'altro come me e anche se è nato in Sudan prova le stesse paure, le stesse angoscie, le stesse gioie che io provo.

Ma questo lo sai già, razionalmente non ci è sconosciuto, forse ci manca solo farne l'esperienza, è per questo che Gesù racconta una parabola che conclude dicendo: "Se l'hai capito, và e anche tu fà lo stesso." In fondo si tratta di riconoscere e iniziare a dare un nome a quella immensa e anonima folla di poveri che vive attorno a noi: Jaqueline, ridotta in miseria che, ogni giorno, finisce sulla strada a prostituirsi per poter sfamare i suoi figli; Wilson, bambino di strada, intirizzito dal freddo e in preda al terrore di essere catturato dalla polizia, Carlos, vestito di stracci che fa "shopping" nell'immondezzaio dove sorge anche la sua baracca... e tanti, tanti altri come loro, spogliati dall'ingiustizia, percossi dall'umiliazione e abbandonati dalla nostra indifferenza.

Il prossimo, eccolo là, lungo la strada, la medesima strada della vita che percorro anch'io, anche tu, ma nella quale abbiamo sempre preferito passare oltre.

"I poveri meritano un'attenzione preferenziale, qualunque sia la condizione morale o personale in cui si trovano.

Fatti a immagine e somiglianza di Dio per essere suoi figli, questa immagine è offuscata e persino oltraggiata.
Perciò, Dio prende le loro difese e li ama.

Ne consegue che i primi destinatari della missione sono i poveri,

e la loro evangelizzazione è per eccellenza segno e prova della missione di Gesù".
( Puebla 1142)

Il pane che tu detieni è dell'affamato.

Il mantello che tu conservi nei tuoi armadi è di colui che va nudo.

Le scarpe che si logorano nella tua casa sono di chi è scalzo.

In conclusione tu fai torto a tutti quelli che potresti soccorrere.

La ricchezza conservata risulta inutile, ma, se si muove e passa di mano in mano, è bene e frutto comune.

Se ciascuno prendesse ciò che basta alle sue necessità e lasciasse il superfluo per i bisognosi, nessuno sarebbe ricco ma nessuno sarebbe povero. Non dai al povero del tuo, ma gli restituisci del suo... giova a te dunque tutto ciò che hai dato al povero (S. Basilio).

Non perdere le buone occasioni per fare il bene, ricordati che l'amore al prossimo non va in vacanza! (dal sito della Comunità Missionaria di Villaregia)

 

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