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TESTO Gv 6, 24-35

padre Paul Devreux

XVIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (03/08/2003)

Vangelo: Gv 6,24-35 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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24Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. 25Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?».

26Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. 27Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo». 28Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?». 29Gesù rispose loro: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato».

30Allora gli dissero: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? 31I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: Diede loro da mangiare un pane dal cielo». 32Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. 33Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo». 34Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane». 35Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!

In queste ultime domeniche abbiamo visto come Gesù si prende cura dei bisogni dei discepoli e della gente, preoccupandosi anche dei bisogni più esistenziali come il mangiare. Oggi Gesù manifesta una disponibilità ancora più grande, proponendoci un cibo che non muore e che dura per la vita eterna.

Qual è il senso di questa proposta e quale alternativa ho?

Il pane è tutto ciò che mi occorre per vivere, quindi i beni materiali, ma anche le persone, gli affetti. Queste cose posso considerarle in due modi.Il primo è considerare che tutto ciò che ho me lo sono guadagnato, quindi è merito mio, il secondo è che considero tutto un dono di Dio, cominciando dalla vita stessa. Io faccio la mia parte, collaborando e cercando di fare del mio meglio, ma rimane un dono di Dio. Io ritengo che questa seconda via è di gran lunga superiore alla prima, perché la prima è fonte d'insicurezza, mentre la seconda è fonte di tranquillità.

Dico questo perché le cose passano, muoiono, vengono meno, tradiscono, non posso più raggiungerle, non mi bastano più...(di questi tempi non ci si può più fidare neanche dei pomodori) Le cose e le persone mi servono, ma non posso farci affidamento. Non posso fare affidamento neppure su me stesso, è questo è fonte di grandi tensioni e d'insicurezza. Ma se riconosco in Gesù l'autore della vita, colui che mi dà tutto quanto mi occorre per vivere, se mi riconosco creatura, posso stare tranquillo, perché lui sa addirittura meglio di me cosa occorre alla mia vita, e lo sa anche per il domani. Quindi anche se una cosa o una persona importante viene meno, Lui sa già come sostituirla o come creare una nuova situazione che rilanci la mia vita verso una nuova vocazione.

Veramente è benedetto chi confida nel Signore, perché il Signore provvede a dargli il pane quotidiano, ed è maledetto chi confida nell'uomo, perché deve fare tutto da solo. Gesù dice: "Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete".

Signore, meno male che ci sei. Grazie d'esistere.

 

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