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TESTO Bisogni e desideri

don Elio Dotto  

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XVIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (03/08/2003)

Vangelo: Gv 6,24-35 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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24Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. 25Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?».

26Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. 27Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo». 28Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?». 29Gesù rispose loro: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato».

30Allora gli dissero: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? 31I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: Diede loro da mangiare un pane dal cielo». 32Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. 33Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo». 34Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane». 35Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!

Uno dei motivi di frustrazione che spesso rattrista la nostra vita è certo la prevalenza dei bisogni sui desideri. Abitualmente noi non distinguiamo troppo gli uni dagli altri: eppure proprio la distinzione tra bisogno e desiderio potrebbe contribuire al nostro benessere spirituale.

Il bisogno è un'attesa che richiede immediata soddisfazione e che si estingue nel momento in cui raggiunge l'oggetto ricercato. È dunque un bisogno quello che gli Israeliti – come leggiamo nella prima lettura di domenica (Es 16,2-4.12-15) – manifestano nel deserto quando dicono: «Fossimo morti per mano del Signore nel paese d'Egitto, quando eravamo seduti presso la pentola della carne, mangiando pane a sazietà». Essi hanno fame, e rimpiangono la carne dell'Egitto, anche se là erano in condizione di schiavitù. In tal modo manifestano un bisogno che può essere saziato soltanto con il cibo: e saranno appunto la manna e le quaglie a soddisfare la loro attesa.

Allo stesso modo è un bisogno quello che spinge la folla a cercare Gesù da un lato all'altro del mare di Galilea, come racconta il Vangelo di domenica (Gv 6,24-35): la gente attende di mangiare di nuovo quel pane miracoloso che il giorno precedente aveva saziato cinquemila uomini. Emerge qui un'altra caratteristica del bisogno: esso, anche se soddisfatto, ritorna sempre identico. La folla infatti si è saziata mangiando il pane moltiplicato da Gesù; e tuttavia si ritrova nella situazione di partenza perché ha di nuovo fame.

Appunto in quest'ultima circostanza possiamo scorgere quella frustrazione che i bisogni ingenerano nell'animo umano: la loro soddisfazione non crea benessere; o, perlomeno, crea un benessere soltanto provvisorio che ben presto verrà messo in discussione.

Non così invece accade per i desideri: i quali presentano una dinamica più complessa, e in tal modo contribuiscono a distinguere gli uomini dagli animali. Il desiderio infatti, a differenza del bisogno, non si estingue nel momento in cui raggiunge l'oggetto cercato; anzi, esso sa fin dal principio che la mèta ricercata non è immediatamente raggiungibile. In questo senso, il desiderio considera ogni traguardo come provvisorio: e ritrova in ogni traguardo i segni che indicano la mèta successiva.

Desiderio è quindi quello che anima Gesù: il quale condivide il cibo con i suoi contemporanei – sedendosi anche volentieri a tavola con loro – ma nello stesso tempo afferma che «mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato» (Gv 4,34). In altre parole, egli sa scorgere nel cibo che perisce – nella convivialità umana sempre provvisoria – il segno di un cibo che dura per la vita eterna, di una convivialità indistruttibile che solo Dio può garantire. E dunque ricerca sempre da capo questa convivialità che viene dall'alto, senza mai far dipendere la sua vita da quelle convivialità terrene che volta per volta incontra.

Ugualmente è un desiderio quello che esprimono gli Israeliti nel deserto quando raccolgono la manna e si dicono l'un altro: «Che cos'è?». Essi non soltanto si riempiono la pancia, ma intravedono in quel cibo che perisce la benedizione eterna di Dio: «È il pane che il Signore vi ha dato in cibo» (cfr Es 16,15). In questo modo si rafforza la loro speranza, e continuano il cammino verso la terra promessa.

Esattamente così anche noi possiamo rafforzare la nostra speranza, se non ci accontentiamo di soddisfare i bisogni di ogni giorno ma impariamo sempre da capo a nutrire grandi desideri.

 

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