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TESTO L'amore al Crocifisso motivi tutta la nostra vita

padre Antonio Rungi

XII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (20/06/2010)

Vangelo: Lc 9,18-24 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 9,18-24

18Un giorno Gesù si trovava in un luogo solitario a pregare. I discepoli erano con lui ed egli pose loro questa domanda: «Le folle, chi dicono che io sia?». 19Essi risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elia; altri uno degli antichi profeti che è risorto». 20Allora domandò loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro rispose: «Il Cristo di Dio». 21Egli ordinò loro severamente di non riferirlo ad alcuno.

22«Il Figlio dell’uomo – disse – deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno».

23Poi, a tutti, diceva: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. 24Chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà.

La dodicesima domenica del tempo ordinario, presenta alla nostra attenzione e meditazione alcuni brani biblici di particolare importanza e significato per la nostra crescita spirituale.

Chi è per noi Cristo? E' questa la domanda che pone Gesù, nel testo del Vangelo di oggi, e che indirettamente pone a ciascuno di noi. Chi sono io per te sta a ripeterci Gesù oggi. Sono davvero uno dei tanti modelli di uomini, di miti del nostro tempo, una persona qualsiasi, un rivoluzionario, un attore, un politico di prestigio, un affarista, un venditore di chiacchiere, un illusionista. Quante ipotesi su Gesù. Quante definizioni su Cristo, quante false interpretazioni sulla sua persona, dietro anche una cultura dissacrante della persona di Cristo, come vero Figlio di Dio, come Messia, unico Salvatore del mondo, unico redentore del genere umano. Certo non è facile capire chi sia veramente Cristo. Solo una fede vera, certa, maturata nella coscienza e risposta personale può farci dire con Pietro: Tu sei il consacrato, l'Unto del Signore, il Cristo. E' la professione di fede per eccellenza, è il nucleo centrale di tutto il messaggio cristiano. Rileggendo il Vangelo si può capire quanto sia davvero importante arrivare ad un'affermazione del genere, non solo di carattere dottrinale, ma soprattutto personale ed interiore. Se Cristo è riconosciuto da me come il vero Figlio di Dio, l'inviato del Padre, tutta la mia vita cambia, perché il confronto con questa persona cambia tutta la mia vita.

Per arrivare ad una fede certa è necessaria la preghiera, l'approfondimento dottrinale, ma soprattutto il dialogo interiore con Lui che è la nostra vita. Accettare Cristo è poi accettare la sfida della croce, e seguire Cristo significa mettersi sulla strada del Calvario, è prendere la croce che spesso comporta una grande sofferenza e forse anche la nostra poca disponibilità ad accettarla quando è pesante, è continuativa, è limitante delle nostre attese e prospettive di vita in senso umano e non in prospettiva cristiana. Mettersi alla sequela di Cristo significa rinunciare a tante cose, mettere a disposizione la propria vita per causa del vangelo. Chi è capace di così grande gesto è sulla linea del Cristo, è essere davvero un cristiano coraggioso e coerente. Invece la tiepidezza, il rifuggire dalle prove, dalla croce ci fa scoprire giorno per giorno quanti siamo lontani da una visione cristiana della vita. Seguire Cristo anche sulla via del Calvario è e deve essere esperienza di gioia, come hanno sperimentato i santi che non sono santi esentati dal dolore, dalla malattia, dalle sofferenze e di ogni tipo. Possiamo ben dire che i sofferenti sono più vicini al Signore, sono nel cuore di Cristo. Non è un discorso consolatorio, né un invito ad accettare il dolore senza far niente per limarlo, al contrario è invito esplicito a valorizzare tutte le opportunità del patire e del soffrire per capire meglio chi è Cristo. E' richiesta da parte nostra una prova di orgoglio, di quel santo orgoglio che mi convince sempre più del mio appartenere a Cristo e a Cristo Crocifisso. Siamo un po' tutti "passionisti", intendo con questo sottolineare il carisma della "Memoria Passionis" che il Fondatore della Congregazione della Passione, San Paolo della Croce, mette in evidenza nel suo cammino spirituale e che propone come via di perfezione nell'amore sia per i fedeli laici, che per i religiosi, che i sacerdoti, i vescovi. Noi ci dobbiamo gloriare della passione di Cristo del Crocifisso, ben sapendo che la passione e morte in Croce del Signore è l'opera più grande dell'Amore di Dio verso l'umanità.

Sul Crocifisso è profeticamente incentrata la prima lettura tratta dal libro del profeta Zaccarìa. Gesù Crocifisso, il trafitto di spada è qui prefigurato in modo efficace. Ritorna qui il tema del dolore e della sofferenza per la morte del Redentore. Si farà lutto e le vesti di lutto come ben sappiamo nell'iconografia cristiana sono di color nero. Basta rileggere alla luce di questo testo tutte le tradizioni sulle processioni del Venerdì Santo, del Cristo Morto, dell'Addolorata, della Desolata. Colgo qui anche la nostra tipica spiritualità dei passionisti e di ogni altro istituto di vita consacrata che ha posto al centro della sua vita e missione proprio il Crocifisso.

Nel breve brano della lettera di san Paolo apostolo ai Galati, andiamo oltre al fatto esclusivamente di cronaca, entriamo nel mistero più profondo della salvezza del genere umano, della redenzione, cogliendo in esso gli effetti di questo piano che Dio ha posto in essere ed ha realizzato con la passione e morte in Croce del Signore.

Ben a ragione possiamo davvero nella Croce di Cristo considerarci fratelli tra noi, senza distinzione tra liberi e schiavi, tra ricchi e poveri, tra santi e giusti, tra buoni e cattivi. Solo Cristo è il metro del vero giudizio su ogni persona e su tutta la creazione. Se siamo cristiani non possiamo ritenerci al di fuori della salvezza, ma dentro di essa, con una risposta di fede, di vita sempre più convinta e convincente. La nostra tessera di identità non è solo il battesimo ricevuto o gli altri sacramenti, segni della grazia che abbiamo accolti nella nostra vita, ma sta nel fatto che noi viviamo secondo il modello per eccellenza che è Cristo, ci siamo rivestiti di Lui, ovvero indossiamo i suoi abiti, il suo stile di vita. Essere cristiani è vero secondo Gesù, con il suo stesso stile di vita e di azione. Chiediamo al Signore di essere coerenti con la nostra scelta di vita cristiana, sempre più messa in discussione da un sistema di vita che di cristiano ha poco o niente, forse solo la parola: Fa' di noi, o Padre, i fedeli discepoli di quella sapienza che ha il suo maestro e la sua cattedra nel Cristo innalzato sulla croce, perché impariamo a vincere le tentazioni e le paure che sorgono da noi e dal mondo, per camminare sulla via del calvario verso la vera vita. Amen.

 

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