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TESTO Commento su Zc 12,10

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XII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (20/06/2010)

Brano biblico: Zc 12,10 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 9,18-24

18Un giorno Gesù si trovava in un luogo solitario a pregare. I discepoli erano con lui ed egli pose loro questa domanda: «Le folle, chi dicono che io sia?». 19Essi risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elia; altri uno degli antichi profeti che è risorto». 20Allora domandò loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro rispose: «Il Cristo di Dio». 21Egli ordinò loro severamente di non riferirlo ad alcuno.

22«Il Figlio dell’uomo – disse – deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno».

23Poi, a tutti, diceva: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. 24Chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà.

Dalla Parola del giorno

Riverserò sopra la casa di Davide e sopra gli abitanti di Gerusa-lemme uno spirito di grazia e di consolazione: guarderanno a me, colui che hanno trafitto. Ne faranno il lutto come si fa il lutto per un figlio unico, lo piangeranno come si piange il primogenito.

Come vivere questa Parola?

Il profeta Zaccaria prospetta un intervento particolare di Dio a favore del suo popolo, che verrà così a beneficiare di una particolare effusione dello spirito, realtà misteriosa ma benefica per l'Antico Testamento che non conosceva lo Spirito Santo, realtà personale per chi è stato illuminato dalla rivela-zione di Gesù.

In forza di questo Spirito, Israele sarà colmato di grazia e di consolazione, volgerà lo sguardo a Colui che ha trafitto e dal quale gli verrà il riscatto dalle sue ripetute infedeltà.

Ma chi è questo personaggio misterioso con cui Dio si identifica (guarderanno a me), per poi tornare a prenderne le distanze (lo piangeranno)? Giovanni non esita a leggerlo in termini messianici, riconoscendo in lui Gesù trafitto in croce.

In effetti, nella seconda parte del testo di Zaccaria (Deutero-Zaccaria) si va lentamente deline-ando la figura di un Messia ben diverso dalle attese correnti: è un re mite e umile che cavalca un asino; è il pastore buono che viene rigettato, venduto, eliminato; è il trafitto dal cui sacrificio verrà la salvez-a. Già Isaia aveva prospettato l'immagine di un Messia sofferente: il "Servo di YHWH", dalle cui ferite tutti saremmo stati guariti.

Un'immagine non facile da accogliere neppure oggi. Si direbbe che il sarcastico invito: "Scenda dalla croce e gli crederemo!" non si sia ancora spento sul labbro degli uomini. Si vorrebbe un Messia potente e glorioso alla cui ombra rifugiarsi, mentre Gesù non solo abbraccia la croce ma la indica come una necessità inderogabile a quanti vogliono seguirlo. Eppure proprio di qui viene la salvezza per il mondo intero, di qui quel dono di grazia e di consolazione che è lo Spirito Santo.

Nella mia pausa contemplativa volgerò lo sguardo al Crocifisso e mi lascerò da lui interpellare.

Ti adoro o croce santificata dal sangue del mio Dio. In te leggo la pienezza di un amore che mi raggiunge e mi redime.

La voce di una santa martire

Gli occhi del Crocifisso ti fissano interrogandoti, interpellandoti. Vuoi stringere di nuovo con ogni se-rietà l'alleanza con Lui? Quale sarà la tua risposta? "Signore, dove andare? Tu solo hai parole di vita".
Edith Stein

 

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