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TESTO Commento su 1Re 21,7

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Lunedì della XI settimana del Tempo Ordinario (Anno II) (14/06/2010)

Brano biblico: 1re 21,7 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Dalla Parola del giorno

Allora sua moglie Gezabele gli disse: «Tu eserciti così la potestà regale su Israele? Alzati, mangia e il tuo cuore gioisca. Te la farò avere io la vigna di Nabot di Izreèl!».

Come vivere questa Parola?

La Parola di Dio di oggi ci propone un episodio tutt'altro che edificante. Il re Acab ha alimenta-to nel suo cuore, avido di possesso, un desiderio contrario alla visione teologale tipica della legislazione israelitica. Ha chiesto a Nabot di cedergli la sua vigna. Ma la terra, secondo una normativa risalente all'epoca dell'Esodo, era considerata proprietà esclusiva di Dio che ne aveva affidato ai vari clan una porzione ciascuno, da trasmettere in eredità alle generazioni successive. Al possesso della terra era le-gato il diritto di cittadinanza. Quindi la richiesta di Acab equivale a un calpestare la Legge e a un priva-re Nabot e la sua famiglia della cittadinanza israelitica, mentre la reazione di rifiuto di Nabot è segno di fedeltà a Dio, prima ancora che ai suoi padri. A esacerbare l'avido ed egoista re, ecco strisciante l'ironica insinuazione della moglie, che non esita a ricorrere alla calunnia e all'omicidio. Acab vede così realizzato il suo insano proposito nel segno dell'oppressione, della violenza e dell'usurpazione esercitati contro il giusto Nabot.

Colui che avrebbe dovuto essere il garante della giustizia non solo esigendo dai sudditi l'osservanza della Legge data da Dio, ma assoggettandosi per primo ad essa, trasforma l'esercizio del potere in abuso.

Tentazione sottile che fa breccia nel cuore umano abbarbicandosi sul bisogno di emergere e di affermarsi, spesso coniugato con quello del possesso. Si annida nei centri di potere: a livello politico, sociale, familiare. Tutti possiamo cadere nelle sue reti, perché tutti abbiamo qualche responsabilità da esercitare verso gli altri, seppur piccola.

Nella mia pausa contemplativa prenderò in considerazione l'esercizio del potere che mi è ri-chiesto in famiglia, nel lavoro, nei gruppi di appartenenza, in politica... Rivedrò il mio modo di eserci-tarlo e prenderò il fermo proposito di assumerlo come servizio secondo la parola di Gesù.

Disinnesca in me, Signore, la subdola mina dello smodato bisogno di emergere e di possedere, per-ché non abbia ad esplodere distruggendo la capacità di amare.

La voce di un saggio

Quando arriva a tradurre i propri sogni in oro e argento, l'uomo non può scendere più in basso.
Kahlil Gibran

 

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