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TESTO Non preoccupatevi...

don Romeo Maggioni  

II domenica dopo Pentecoste (Anno C) (06/06/2010)

Vangelo: Mt 6,25-33 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 6,25-33

25Perciò io vi dico: non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita non vale forse più del cibo e il corpo più del vestito? 26Guardate gli uccelli del cielo: non séminano e non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non valete forse più di loro? 27E chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita? 28E per il vestito, perché vi preoccupate? Osservate come crescono i gigli del campo: non faticano e non filano. 29Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. 30Ora, se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani si getta nel forno, non farà molto di più per voi, gente di poca fede? 31Non preoccupatevi dunque dicendo: “Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?”. 32Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani. Il Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno. 33Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta.

Il seme - dice Gesù - "seminato tra i rovi è colui che ascolta la Parola, ma la preoccupazione del mondo e la seduzione della ricchezza soffocano la Parola ed essa non dà frutto" (Mt 13,22).

Certo la vita è dura, richiede la sua fatica e le sue lotte ogni giorno, ma non deve affannare al punto da dimenticare i valori e le mete ben più alte cui il lavoro e la fatica del vivere sono indirizzati; guai a cambiare i mezzi con i fini!

E' il richiamo di Gesù, oggi, a collocare la nostra giornata sullo schermo della paternità e provvidenza di Dio che - non senza il nostro apporto - guida e conduce al bene l'esistenza quotidiana dell'uomo che in lui confida: "Tutto concorre al bene per coloro che amano Dio" (Rm 8,28).

E quindi non si deve lasciare all'ultimo posto il nostro diretto rapporto con Dio con quello che chiamiamo la preghiera e la pratica religiosa. Anzi: "Cercate anzitutto il Regno di Dio e la sua giustizia e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta".

1) L'AFFANNO

"Che cos'è l'uomo? Qual è il suo bene e qual è il suo male?" (Lett.). Affanno del sopravvivere e affanno del vivere, certo. Ma che cosa è propriamente ciò che conta? Paolo dice che la nostra esistenza nel tempo è un parto difficile verso una vita che solo nell'eterno trova la sua condizione di riuscita piena e di felicità. Anche "tutta insieme la creazione geme e soffre le doglie del parto": per questo ogni tanto si agita in attesa di un definitivo assestamento, o forse di "cieli nuovi e terra nuova" (Ap 21,1). La prima certezza da avere per ridimensionare l'affanno è che siamo qui provvisori ("stranieri e pellegrini sulla terra") e aspettiamo "la città dalle salde fondamenta, il cui architetto e costruttore è Dio stesso" (Eb 11,13.10). Anche ognuno di noi, che pure "possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando .. la redenzione del corpo. nella speranza infatti siamo stati salvati" (Epist.).

Ma è un affanno temperato da due certezze che danno serenità e sicurezza. La prima è che Dio ha fatto bene le cose del creato, conosce la nostra precarietà e fragilità, e ha perciò il cuore largo della comprensione e del perdono: "Per questo il Signore è paziente verso di loro ed effonde su di loro la sua misericordia" (Lett.). Del resto chi può pretendere di giudicare l'opera sua: "Chi può esplorare le sue grandezze? La potenza della sua maestà chi può misurarla?". L'uomo è un nulla di fronte alla grandezza del Creatore: "Come una goccia d'acqua nel mare e un granello di sabbia, così questi pochi anni in un giorno dell'eternità" (lett.).

La seconda certezza è che davanti a Dio noi "contiamo molto"; più di ogni creatura che Dio sostiene e nutre. "Guardate gli uccelli del cielo.. non seminano e non mietono, eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non valete forse più di loro? Osservate i gigli del campo..: non farà Dio molto di più per voi?". Il creato è ricco di risorse, e Dio non ha mai mancato di provvedere al necessario: "Il Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno". "Non preoccupatevi dunque..". Non è disimpegno: ciascuno ha la sua responsabilità, per sé e per gli altri. Già Paolo avvertiva che ciascuno deve lavorare per vivere: "Chi non vuole lavorare, neppure mangi" (2Ts 3,10). Ma non è tutto, non è il di più, poiché.. "di una cosa sola c'è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta" (Lc 10,42).

2) LA GIUSTIZIA

Appunto: "Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta". Cercare il regno di Dio significa recuperare la visione globale della nostra identità più vera e profonda, quella di sentirci figli di Dio e suoi eredi. Dal giorno del battesimo siamo una creatura nuova, apparteniamo - inizialmente - a quel mondo nuovo che sfocerà in "cieli nuova e terra nuova" (Ap 21,1); ma soprattutto ci sentiamo non più individui abbandonati al caos delle vicende umane, ma inseriti in una storia guidata da Dio, e ciascuno figlio vero di un Padre premuroso, paziente e misericordioso che cura e stimola la nostra libertà ad aderire al suo disgeno di salvezza, o di riuscita piena. "Egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti" (Mt 5,45).

"Cercate la sua giustizia". Immediatamente significa l'adesione di fede a quel Gesù che ci ha riconciliati con Dio mediante la sua croce. E quindi il "lasciarci riconciliare" (cf. 2Cor 5,20) da lui che opera oggi attraverso i sacramenti. Ognuno poi ha una sua misura di santità da raggiungere, perché "a ciascuno di noi è stata data la grazia secondo la misura del dono di Cristo" (Ef 4,7). A chi cinque, a chi due, a chi un talento da trafficare (cf. Mt 25,14ss). E poiché Dio è un appassionato educatore, sa lui dosare doni e prove per una robusta crescita spirituale, fino alla purificazione grande che si legge nelle esperienze dei Mistici. Alla fine, la santità sta nella docilità a quel Dio che opera in noi attraverso il suo Spirito. Veramente, per un uomo che si apre a Dio, la massima attività è la docilità!

Infine "giustizia" è tener fisso lo sguardo sulla méta ultima, alimentare la speranza pur in mezzo alle vicende non facili della vita, memori che "le sofferenze del tempo presente non sono paragonabili alla gloria futura che sarà rivelata in noi" (Epist.). Invito infine alla perseveranza: "Corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù..; pensate attentamente a colui che ha sopportato contro di sé una così grande ostilità dei peccatori, perché non vi stanchiate perdendovi d'animo". E.. parola pesante: "Non avete ancora resistito fino al sangue nella lotta contro il peccato" (Eb 12,2-4). Tutto questo implica l'essere "stati salvati nella speranza" (Epist.).

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Fiducia in Dio e impegno. Tutto fa Dio, ma vuole che noi facciamo la nostra parte. Nella vita quotidiana, che deve avere una sua anima. Tradotto significa che la vita nostra scorre come su un binario: la nostra responsabilità e l'aiuto di Dio, perché "senza di me non potete far nulla" (Gv 15,5).

 

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