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TESTO Commento su Marco 12,13-17

Casa di Preghiera San Biagio FMA  

Martedì della IX settimana del Tempo Ordinario (Anno II) (01/06/2010)

Vangelo: Mc 12,13-17 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Dalla Parola del giorno

Gesù disse loro: Quello che è di Cesare rendetelo a Cesare, e quello che è di Dio, a Dio.

Come vivere questa Parola?

I capi dei sacerdote, gli scribi e gli anziani mandano alcuni farisei ed erodiani da Gesù per coglierlo in errore. Essi aprono il discorso con complimenti insinceri e poi pongono la domanda-trabocchetto: "È lecito o no pagare il tributo a Cesare?". Sembra un semplice interrogativo ma contiene tante sottigliezze per i giudei di allora.

La risposta può mettere Gesù in imbarazzo o con i Romani o con il popolo. Ma conoscendo la loro ipocrisia, Gesù evita il tranello: "Portatemi un denaro: voglio vederlo". Poi chiede di chi sono l'immagine e l'iscrizione sul denaro. "Di Cesare" rispondono. Segue la risposta di Gesù che cogli tutti di sorpresa e mette gli interlocutori in ammirazione di lui: "Quello che è di Cesare rendetelo a Cesare, e quello che è di Dio, a Dio".

Gesù dà un criterio decisivo per la vita cristiana: c'è un solo Signore, il primato è di Dio. Egli è l'origine di ogni autorità e da questo principio scaturisce la libertà dell'uomo e ogni autorità umana.

Nella mia pausa contemplativa, alla luce dello Spirito Santo rifletto sulla mia vita cristiana per comprendere se vivo veramente con questa prospettiva:Dio al primo posto. Non è facile e non si può dare per scontato. Richiede amore e volontà di ricominciare giorno per giorno, con attenzione soprattutto alle piccole cose.

Signore, io mi abbandono a te. Fa di me ciò che ti piace. Qualunque cosa tu faccia di me, ti ringrazio. Sono pronto a tutto, accetto tutto, purché la tua volontà si compia in me e in tutte le tue creature.

Un santo sacerdote e fondatore

Noi siamo in Dio più della pupilla del nostro occhio. Egli ci porta nel grembo, come una donna porta il bambino che ha concepito. Dio è la casa dove abitiamo sempre senza poterne uscire; Egli è la nostra vita, il nostro cibo poiché è lui che ci fa vivere e ci nutre più di quanto una madre nutre il suo bambino.
S. Andrea Uberto

 

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