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TESTO Commento su Luca 24,46-53

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Ascensione del Signore (Anno C) (16/05/2010)

Vangelo: Lc 24,46-53 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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46e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, 47e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. 48Di questo voi siete testimoni. 49Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall’alto».

50Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. 51Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo. 52Ed essi si prostrarono davanti a lui; poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia 53e stavano sempre nel tempio lodando Dio.

COMMENTO ALLE LETTURE

a cura di Padre Alvise Bellinato

I quattro sensi dell'Ascensione

Uomo di Galilea, con l'Ascensione hai completato la tua missione nel mondo.

Signore Risorto, salito sulle nubi ti proclamiamo re di tutte le genti.

Agnello immolato, alla destra del Padre intercedi per noi peccatori.

Dio potente, dal tuo trono regale noi t'invochiamo: Mandaci il tuo Spirito!"
(Anonimo)

L'Ascensione del Signore è il secondo mistero glorioso del Rosario: al catechismo ci hanno insegnato che Gesù sale al cielo "con le proprie forze" (teologicamente si direbbe "per virtù propria"), mentre la Madonna è stata assunta, ciò significa che è stata "tirata su" in cielo da Dio.

Questi due misteri della nostra fede, l'Ascensione di Gesù e l'Assunzione di Maria, sono importanti perché invitano i cristiani a guardare verso l'alto e a rinnovare la fiducia in Dio e la speranza nella vita eterna.

In particolare, oggi, è importante per noi capire il significato di questa festa.
Le letture ce lo spiegano molto bene.

Se chiedessimo: "Perché Gesù è asceso al cielo?", noi troveremmo quattro risposte fondamentali, che ci vengono offerte dalla liturgia odierna. Potremmo così parlare, basandoci sulla Parola di Dio, di quattro sensi dell'Ascensione.

1. Un primo senso dell'Ascensione ci viene offerto dalla prima lettura, presa dagli Atti degli Apostoli. Gesù, con la sua Ascensione al cielo, completa la sua missione sulla terra ed esce di scena. Ma tornerà un giorno, come diciamo nel "credo" per giudicare i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine.

Nel frattempo, dopo la sua partenza, resta vivo in mezzo al suo popolo. Le sue numerose apparizioni ai discepoli, subito dopo la sua risurrezione, hanno il significato di convincerli della sua presenza divina nella Chiesa. Comincia, dopo l'Ascensione, una sua presenza nuova, spirituale ma reale.

Questo primo senso dell'Ascensione ci parla, quindi di obbedienza: colui che si era incarnato a Betlemme, dicendo al Padre: "Un corpo mi hai preparato, allora ho detto: Ecco, io vengo, o Dio, per compiere la tua volontà", conclude la sua missione sulla terra dicendo alla Maddalena: "Non mi trattenere, non sono ancora salito al Padre".

L'incarnazione e l'Ascensione sono rispettivamente il primo e l'ultimo atto di obbedienza di Cristo al Padre, sulla terra. La vita di Gesù è stata tutta segnata dal desiderio di compiere la volontà del Padre.

L'obbedienza di Cristo non è però conclusa con l'Ascensione: continua ora in cielo. Quando, nel Padre nostro, noi diciamo: "Sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra", noi intendiamo dire: "Sia fatta la tua volontà come la fa Gesù in cielo, così anche in noi".

Una prima risposta, circa il perché dell'Ascensione, è quindi la seguente: Gesù ascende al cielo per obbedire al Padre, come ha sempre fatto. La sua vocazione sulla terra è completata. Ora inizia una seconda vocazione, in cielo.

2. Il Salmo responsoriale ci aiuta a capire un secondo significato dell'Ascensione: Gesù sale in alto per essere glorificato ed essere proclamato re di tutta la terra".

Nell'antica Roma vi era una tradizione, detta "apoteosi", un processo per il quale un Imperatore veniva riconosciuto come divinità, solitamente dopo la morte: gli si dava il titolo di "divus" e lo si immaginava in cielo.

3. L'Ascensione di Cristo è la sua apoteosi, la sua glorificazione.

Gesù è un re che sale al cielo tra canti di gioia, applausi e acclamazioni.

Egli è vissuto a Nazareth, in Asia, in una città che dista in linea d'aria circa 350 km dalla Turchia (Unione Europea) e dall'Egitto (Africa). Ha scelto di incarnarsi e di vivere nell'unica zona del mondo in cui è possibile trovarsi all'incrocio di tre continenti: forse questo ci dice un suo desiderio di non essere considerato membro di un solo popolo, di una singola comunità umana, di un solo continente, ma di tutta la terra. Il Cristo è per tutti i popoli, per tutti i continenti, per il mondo intero.

Da Gerusalemme, sale al cielo per essere acclamato re di tutta la terra. L'uomo che ha camminato per le vie della Palestina è ora Signore dell'universo.

Tornerà, sulle nubi, per giudicare il mondo e tutti lo riconosceranno, in quel giorno.

Il Cristo, asceso al cielo, è il re del mondo intero e la Chiesa oggi lo acclama e lo invoca, con canti di festa.

L'Ascensione è il premio che il Padre gli ha preparato, nei cieli, per la sua obbedienza.

4. La lettera agli Ebrei ci insegna un terzo significato della festa odierna: Cristo sale al cielo per trasformarsi in permanente avvocato "in nostro favore".

Con la sua morte, con il sacrificio di se stesso, egli ha annullato una volta per sempre il peccato.

La seconda lettura ci dice che egli ha aperto per noi la strada verso il cielo, una strada che passa attraverso di lui "via nuova e vivente".

Come un alpinista, che apre una nuova via su una parete di una montagna inesplorata, così Gesù, con la sua Ascensione, ha aperto una via nuova "oltre il velo", verso il Padre. È andato a prepararci un posto e ha in augurato un cammino nuovo: ha aperto una porta.

Se non fosse asceso al cielo, noi non potremmo salire al Padre.

Capiamo qui anche il significato della parola "Pontefice": colui che "fa da ponte".

Gesù, con la sua Ascensione, è diventato il nostro Pontefice, si è fatto ponte tra terra e cielo.

Il Vangelo, mediante l'invito a "rimanere in città, finché non siate rivestiti di potenza dall'alto" ci rivela il quarto significato dell'Ascensione, il più importante per la Chiesa.Gesù sale al cielo per poterci mandare lo Spirito Santo.

Lo Spirito Santo, come diciamo nella professione di fede "procede dal Padre e dal Figlio e con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato".

Molte volte, nel Vangelo di Giovanni, Gesù invita ad avere pazienza e fiducia: presenta la sua dipartita e il suo distacco dagli apostoli come una tappa dolorosa ma necessaria per il cammino della Chiesa.

Domenica prossima sarà Pentecoste: accogliamo l'invito di Cristo, che ci esorta a vivere in attesa fervente della terza Persona della Santissima Trinità. Prepariamoci ad attendere e ricevere lo Spirito Santo che Cristo ci manderà dal cielo.
Lo Spirito rimarrà tra noi in modo permanente.

"Se mi amaste - dice Gesù - vi rallegrereste che io me ne vado". Dobbiamo anche noi rallegrarci, perché la partenza di Cristo è legata all'arrivo dello Spirito. Gesù non ci abbandona: rimarrà tra noi in modo nuovo e reale, anche se non fisico.

Questo quarto senso dell'Ascensione ci insegna anche a vivere bene i distacchi, che necessariamente bussano alla porta della nostra vita. Il distacco deve essere vissuto in prospettiva di un bene superiore.

I quattro sensi dell'Ascensione diventano quattro atteggiamenti concreti per ciascuno di noi, che partecipiamo a questa celebrazione eucaristica: desideriamo rinnovare il "sì" del nostro Battesimo per essere obbedienti alla Parola di Dio, ci impegniamo a lodare Cristo e a vivere in atteggiamento di gratitudine verso il nostro Salvatore glorificato, attendiamo con fede il suo ritorno glorioso in un impegno quotidiano di vita cristiana, invochiamo su di noi e sulla Chiesa l'effusione del suo Spirito.

 

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