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TESTO Il Signore è il mio pastore, non manco di nulla

don Roberto Rossi  

XVI Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (20/07/2003)

Vangelo: Mc 6,30-34 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mc 6,30-34

30Gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato. 31Ed egli disse loro: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’». Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare. 32Allora andarono con la barca verso un luogo deserto, in disparte. 33Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città accorsero là a piedi e li precedettero.

34Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.

Nel vangelo di oggi Gesù dice agli apostoli:"Venite con me in disparte e riposatevi un po'", perché "c'era molta folla che andava e veniva e non avevano più neanche il tempo di mangiare". Gesù chiama gli apostoli al riposo, al colloquio con lui, alla contemplazione. Anche noi, come i discepoli, siamo chiamati a vivere, in questa Eucaristia, la medesima esperienza di riposo, in disparte, con il Signore. Convocati qui per la Pasqua settimanale apriamo il cuore e la mente per gustare, nella parola e nel pane di vita, la presenza viva del Signore Gesù, affinché possiamo riconoscerlo e accoglierlo, come il vero pastore che ci guida alle sorgenti della gioia. Le letture ci aiutano a fare luce sul cuore del Padre per scorgervi il desiderio e la passione che lo anima: attirarci a sé per donare felicità e riposo al cuore, pace e riconciliazione.

Abbiamo una pagina del Vangelo che sembra in sintonia con le nostre vacanze di questo caldo luglio. Il tema proposto dalla Parola di questa domenica è di estrema attualità. Il ritmo della vita ha preso una velocità che supera le nostre capacità di adattamento: stressati, depressi... abbiamo perso il gusto del vivere. Oggi la vita sembra obbedire ai verbi: affrettati, corri, sbrigati. Tutto deve essere fatto in modo rapido, veloce; il correre è diventato una frenesia e una malattia. Stiamo obbedendo al proverbio: "Chi si ferma è perduto", per rispondere alla domanda della legge economica impostata sulla concorrenza, sul guadagno, sul profitto, dove un attimo vale cifre astronomiche. Ma è perduto anche chi non si ferma mai. Succede che invece di integrare le cose dentro di sè, sono le persone a consegnarsi alle cose e ci si ritrova frantumati. Si diventa come ingranaggi di una macchina che non si ferma mai. Non si ha tempo di capire e di gioire di ciò che la vita offre giorno per giorno. Stiamo viaggiando con la nostra vita come fosse un'autostrada con la sola preoccupazione di superare la distanza nel minor tempo possibile, senza nulla godere del paesaggio che si attraversa. Ci ritroviamo dall'altro capo dell'esistenza senza neppure accorgerci di aver vissuto. Il sole che ogni giorno sorge per ciascuno di noi non è visto da nessuno, eppure non c'è spettacolo più bello di questa vita che ogni giorno rinasce!

Perdere tempo è il modo migliore di ritrovarlo. Trascorrere un tempo di riposo e di raccoglimento è anche un andare "alla ricerca del tempo perduto", è ritrovare se stessi rispondendo alle domande della vita: "Chi sono? Cosa voglio? Dove vado?"

Recuperare il tempo di riposo è importante. A volte però anche le nostre vacanze diventano tempi frenetici: code interminabili, spiagge affollatissime, discoteche frenetiche... E' importante fare scelte giuste anche durante il riposo.

Alla scena di Gesù con gli "apostoli", subentra la scena di Gesù e le "folle". E come si atteggia Gesù con le folle che l'hanno preceduto al di là del lago? Semplicemente si "commuove" cioè viene investito nell'essere più profondo da quella folla: "Si commosse perché erano come pecore senza pastore". Gente stanca, che aveva camminato sotto il sole, sudata, sporca, con la faccia bruciata dalla fatica, dal dolore, dalla stanchezza... Gente che lo cerca perché desidera ascoltarlo. E' una folla in cerca del riposo vero, una folla che ha bisogno di parole di salvezza, parole eterne, parole che rimangono, che danno certezze. Quella folla ha trovato qualcuno che non la disprezza, ma che le dà una speranza. Gesù si commuove davanti alla loro umanità umiliata e offesa dai potenti e ancor più di fronte al loro bisogno e alla loro attesa del Regno di Dio.

Nella commozione di Gesù è racchiuso questo desiderio del Padre che è volontà di salvezza per l'uomo; ed il suo "insegnare molte cose" ha come fine proprio la "salute" eterna, pienezza di vita e di gioia.

Per condurci alla vita eterna il Signore si pone davanti a noi come un pastore. La sua vita donata per il bene del gregge, le sue parole pronunciate per ammaestrare e guidare, sono il nostro vincastro, a cui appoggiarci per non smarrirci e procedere sicuri. Anche a coloro che sono alla guida della Chiesa, suo popolo, è chiesto lo stesso atteggiamento di vita. Ma non sempre la fragilità umana concede di essere coerenti con il proprio ministero e fedeli al proprio Signore e Maestro.

Il Signore, per bocca del profeta Geremia rimprovera severamente i capi del popolo che non si sono preoccupati di pascerlo, e guidarlo con rettitudine. A loro promette un castigo, ma anche una speranza certa: Egli stesso si prenderà cura delle pecore, dando loro pastori secondo il suo cuore. Il culmine di questa promessa si raggiungerà con Cristo, "pastore buono che si fa agnello". Possiamo ripetere le parole del salmo 22: "Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla". E' un'espressione con la quale, mentre affermiamo una verità, proclamiamo anche la nostra disponibilità a lasciarci condurre attraverso la sua parola, annunciata ogni giorno nella sua Chiesa.

Vogliamo in questo tempo estivo trovare spazi di silenzio in cui "andare in disparte" con il Signore per ascoltarlo e seguirlo. Solo se avremo trovato il senso del nostro essere, solo se saremo veramente centrati su Dio e dunque ritrovando noi stessi, saremo capaci di avere occhi che sanno vedere le necessità dei fratelli e quindi riempirsi di "commozione" e costruire la nostra vita a servizio del bene delle folle di oggi, di tutta l'umanità.

 

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