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TESTO Dimora di Dio, dimora dell'uomo

don Maurizio Prandi

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VI Domenica di Pasqua (Anno C) (09/05/2010)

Vangelo: Gv 14,23-29 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 14,23-29

23Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. 24Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.

25Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. 26Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.

27Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. 28Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. 29Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate.

Mi trovo un po' in difficoltà a dare unità alla liturgia della parola di questa domenica... e allora parto da quello che precede le parole di Gesù, ovvero dalla domanda che Giuda (non l'Iscariota) fa a proposito della sua manifestazione: per quale motivo ti manifesterai a noi e non al mondo? Provo a tradurre: per quale motivo ti manifesterai ad un gruppetto sparuto di persone e non alle moltitudini? Non sarebbe meglio raggiungere subito le folle, il maggior numero di persone possibile dimostrando che sei Dio? Sarebbe tutto più credibile, tutto più convincente... in questo mi pare di capire che Giuda mostra tutta la sua preoccupazione: se continua così, sulla linea della semplicità, dell'umiltà, della povertà, chi mai potrà aggiungersi a noi? E poi la tradizione dei nostri padri, che ci parla di una manifestazione pubblica, con potenza e gloria e qui continuamente ci viene raccomandata la discrezione, il nascondimento...

Se al testo del vangelo di oggi poniamo la domanda: dove avviene la manifestazione di Gesù? La risposta, in continuità con il vangelo già ascoltato domenica scorsa è: nell'amore... l'amore è il luogo della presenza di Dio. Ancora una volta, di fronte alla richiesta di un agire che sia poderoso e forte, Gesù risponde con la necessità della relazione, ed una relazione che non sia di dominio, di comando, nella quale invece di forzare, convincere, ci si consegna. Credo che le parole di Gesù sulla pace, (vi lascio la pace vi do la mia pace, non come la dà il mondo io la do a voi) vadano in questa direzione... gli uomini, mai considerano la pace come un dono di Dio, ma come un apporto che determinate civiltà possono dare ad altre e per portare la pace usano la scorciatoia della guerra. Per ricordarmi, ogni volta che celebro la messa, che la pace di Gesù nasce in un modo radicalmente opposto, mentre dico le parole: La pace del Signore sia sempre con voi, alzo l'ostia consacrata e il calice e li mostro all'assemblea (E' un gesto che ho imparato in un monastero cistercense... mi sono detto che se ha parlato a me che sono duro di comprendonio, certamente può aiutare tanti a capire meglio e quindi mi è piaciuto farlo mio)... la pace di Gesù nasce da lì, da quel corpo consegnato e da quel sangue versato, dall'Agnello immolato che la seconda lettura di oggi ci dice essere la lampada dalla quale la gloria di Dio illumina il Regno. La città non ha bisogno della luce del sole, né della luce della luna perché la gloria di Dio la illumina e la sua lampada è l'Agnello.

Tornando al luogo della manifestazione... l'amore, se è possibile, è qualcosa di più del luogo della manifestazione, fa nascere in Dio il desiderio di fare casa con l'uomo. Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui... tutto questo mi fa sentire ancora più vicino Dio perché mi fa venire in mente quando, bambino delle elementari non vedevo l'ora che Gabriele, (un compagno di classe con il quale mi trovavo particolarmente bene e mi divertivo un sacco), mi chiedesse: vieni a casa mia oggi? Crediamo in un Dio al quale piace condividere l'intimità della casa, della dimora. Venerdì, con i responsabili della Caritas di Cascajal sono andato a Cayo Beuco, un villaggio dove ogni settimana, il mercoledì pomeriggio si riunisce la nostra piccola comunità, formata in gran parte da bambini. L'obiettivo era quello di renderci conto delle condizioni nelle quali vivono le famiglie che conosciamo un po' meglio e siamo stati accolti nelle "case" di Maria, di Ramona, di Yuri, di Yamila, di Isbely... tralascio tutto quello che può diventare retorica sulla povertà per fermarmi sul ritornello tanto caro ai cubani quando ti accolgono: padre, aquí tiene su casa... mi ha fatto pensare tanto questa frase in questi giorni di ascolto del vangelo domenicale, perché non è scontato, almeno per me, rivolgermi a Dio e offrirgli la mia vita come casa, come dimora.

Mi colpiva molto anche la totale assenza di segni religiosi nella Gerusalemme che scende dal cielo... proprio vero che non c'è niente di più distante dalla salvezza che non una cieca obbedienza a regole imposte dagli uomini come quelle di cui si parla nella prima lettura. Se non vi fate circoncidere secondo l'uso di Mosè, non potete esser salvi... alcuni, dice la prima lettura, pongono la circoncisione come necessaria alla salvezza e svuotano così la salvezza di Cristo che non diviene l'unica possibilità, ma un'alternativa... oggi, nella comunità di Amaro, quando ho chiesto che cosa è che salva la nostra vita, tutti mi hanno indicato il crocefisso della cappella. E' lì Gesù, su quella croce, a dire una salvezza per tutti, non per i pochi che obbediscono a "religioni" che si chiudono in se stesse identificandosi in norme, regole, precetti... in questo senso, bellissima ed illuminante è l'immagine della città descritta nel libro dell'Apocalisse: ha delle mura che non sono quelle di una fortezza assediata, perché ci sono anche dodici porte aperte verso tutte le direzioni della creazione e per questo universale... alla parola che Gesù chiede di ascoltare si arriva da ogni parte, da ogni direzione culturale, spirituale, religiosa... è una città accogliente e al tempo stesso incapace di fare dei prigionieri, indifendibile. La sento calata dal cielo per invitare l'umanità di ciascuno ad abitarla, con la propria originalità, con la propria ricchezza... un offrire una casa all'umanità che è stata capace di amare e di offrirsi come dimora del divino.

Buona domenica a tutti.

 

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