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VI Domenica di Pasqua (Anno C) (09/05/2010)

Vangelo: Gv 14,23-29 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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23Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. 24Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.

25Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. 26Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.

27Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. 28Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. 29Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate.

Il capitolo 14 del vangelo di Giovanni costituisce uno dei discorsi d'addio che Gesù pronuncia prima di affrontare la Passione. La pericope odierna, nell'imminenza della solennità dell'Assunzione di Gesù, è legata alla domanda che Giuda rivolge al Maestro: Signore, come mai ti manifesti a noi e non al mondo? La domanda così formulata fa parte della tecnica giovannea di intavolare un dialogo portato avanti dall'incomprensione degli interlocutori. Ma in ogni caso, dal punto di vista spirituale, è questa una domanda che nella maggior parte dei casi assilla anche il cuore di chi sta con Gesù e ha deciso di vivere con Lui: perché Gesù si comporta in questo modo? Perché non sceglie altre soluzioni o modi di rivelazioni? Perché, nonostante le capacità, non segue la strada del successo, del consenso e della popolarità (così anche noi ne traiamo vantaggi)? Ai tanti dubbi che si aggrovigliano nella mente umana c'è la risposta di Gesù: Se uno mi ama... è una risposta che da al discorso un'impostazione prettamente individuale/spirituale e vuole coinvolgere tutto l'essere umano. A Gesù non interessa il consenso unanime di un'intera nazione; ciò che a Lui importa è guidare le persone a vivere un rapporto privato che deve sfociare in una relazione personale, confidenziale, profonda e intima. Gesù dice che il vero credente non deve andare in cerca di successo e di acclamazioni e di consenso popolare, ma deve costruire la sua vita, giorno per giorno, attimo per attimo, sulla Parola. Questa parola deve essere Osservata/Custodita. Ciò significa che un tale atteggiamento porta alla conoscenza della volontà del Padre e del Figlio... ecco il motivo per cui al Discepolo viene chiesto di osservare/custodire la Parola. Grazie a questa custodia si può entrare nella comunione divina, conoscere la verità ed essere guidati alla vera libertà. In questo modo il credente partecipa alle relazioni intratrinitarie... la vita acquista senso solo se orientata all'esterno e spesa per la causa degli altri, così come insegna l'atteggiamento della Trinità. Inoltre, la custodia della Parola definisce l'identità del discepolo: è il segno del suo amore per Gesù. Ma non l'opera divina non si ferma qui: l'amore del discepolo per il suo maestro trova un riscontro nell'amore del Padre per il discepolo e la presa di possesso, nella vita del discepolo, del Padre e del Figlio. La vita del discepolo diventa il luogo della manifestazione/rivelazione trinitaria. Per cui l'osservanza e la custodia della Parola conduce la comunità dei discepoli a esserne radicalmente plasmata fino a divenire essa stessa, attraverso i rapporti interpersonali e intracomunitari, rivelazione dell'amore trinitario. La vita ecclesiale apre così il mondo alla conoscenza dell'amore divino e la comunità dei discepoli e di tutti i credenti diviene ciò che custodisce: luogo dove si Vive in Pienezza la Parola. L'artefice di tutto questa rete di relazioni, fino al ritorno glorioso di Gesù, è lo Spirito Santo... Colui che è chiamato a stare accanto al credente in questo cammino di perfettibilità. Lo spirito ha il delicato compito di Ricordare... va precisato che non è il sostituto invisibile di Gesù, ma come uno che continua la sua stessa opera e svolge le funzioni di un maestro interiore, di una guida spirituale, che, con la sua azione, scalda i cuori, li ammorbidisce e li rende capaci d'ascolto, di colui che illumina la vita del credente e della chiesa e apre la mente di tutti all'intelligenza delle Scritture, alla lettura e interpretazione del depositum fidei che la chiesa stessa è chiamata gelosamente a custodire e spezzare, attraverso i secoli, agli uomini di ogni generazione perché arrivino alla salvezza e alla conoscenza della verità. La presenza dello Spirito come guida della comunità è ciò che viene testimoniato nella prima lettura: tutte le decisioni sono dettate dai discepoli che riconoscono l'azione della terza persona della trinità nel loro operato pastorale e nell'azione missionaria della chiesa. Grazie alla presenza dello Spirito nella chiesa si ha la certezza di non essere mai soli.. e che da Lui (Spirito) sostenuti e guidati possiamo avere e dare la pace del cuore a tutti.

Buona Domenica!!!

 

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