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TESTO Vi do la mia pace

mons. Roberto Brunelli

VI Domenica di Pasqua (Anno C) (09/05/2010)

Vangelo: Gv 14,23-29 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 14,23-29

23Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. 24Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.

25Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. 26Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.

27Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. 28Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. 29Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate.

Con la trepidante attenzione che si presta alle ultime parole di chi sta per morire, e lo sa, dopo quello della scorsa domenica leggiamo oggi un altro passo di quanto Gesù ha detto ai suoi durante l'ultima cena. E' un passo, al solito, molto denso, su cui ci si potrebbe soffermare a lungo; per brevità ci limitiamo a considerare una frase che si collega a quanto abbiamo ascoltato sette giorni fa. Allora abbiamo sentito Gesù dire: "Amatevi l'un l'altro, come io ho amato voi"; oggi egli dice: "Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi". Amore e pace, dunque: due parole che come altre (ad esempio libertà, o felicità) sono usate spesso, ma con significati assai diversi tra loro. Il vangelo invita a considerare che ad esse Gesù dà un senso proprio: amatevi, ma "come io ho amato voi"; la pace, ma "non come la dà il mondo".

In effetti, l'amore come è comunemente inteso è egoistico (lo si dà a qualcuno da cui ci si aspetta di ricevere in cambio qualcosa); è discriminante (amo tizio ma non caio, e sempronio mi è indifferente), è a tempo (ti amo sino a quando non mi tratti male, o sino a quando non trovo qualcuno da preferirti). Gesù invece dà se stesso come esempio di un amore senza calcoli, e rivolto a tutti, e senza fine. Quanto alla pace, spesso la si intende come contrapposta alla guerra: c'è pace quando non si spara, quando gli eserciti stanno a casa propria; nessuno approva le stragi e altri orrori che ogni guerra porta con sé. Peraltro non può dirsi vera pace la "guerra fredda", il permanente stato di tensione che fa temere il conflitto aperto e induce a prepararvisi, con un impegno dissanguante di uomini e risorse; non può dirsi vera pace quella di un mondo pervaso da organizzazioni criminali, per le quali la vita umana vale meno di niente; e in ambito più ristretto non può dirsi vera pace quella di chi è immerso in situazioni conflittuali, in famiglia, nel lavoro o in altri tipi di rapporti interpersonali. Per molti, poi, la pace starebbe nell'essere senza preoccupazioni o, meglio ancora, nella possibilità di perseguire quello che interessa, di occuparsi dei fatti propri senza essere scocciati da nessuno.

Non è questa la pace che intende Gesù. Certo egli non approva la violenza, né quella organizzata né quella privata; ma proprio per evitarla, egli invita a guardare più su. La pace tra gli uomini si stabilisce saldamente solo quando gli uomini sono in pace con Dio. Se questo manca, anche i più solenni trattati di pace - la storia lo dimostra - dopo qualche tempo diventano spesso carta straccia; e nei rapporti privati, anche i più seri propositi di vivere in pace col prossimo, prima o poi si infrangono di fronte alle difficoltà. Solo un serio, profondo, convinto legame con Dio porta a osservare i suoi comandamenti, primo fra tutti l'amore per i propri simili. Chi ama il prossimo per amore di Dio - in altre parole, chi traduce l'amore per Dio nelle forme che Dio chiede, cioè lo esprime amando coloro che lui stesso ama - di certo non muove guerra a nessuno, non cerca di sottomettere gli altri a sé, non reca loro danno, in nessun modo: e se nascono conflitti ne cerca la soluzione per vie pacifiche, col dialogo o, se proprio occorre, ricorrendo alla giustizia. Amore e pace sono dunque inscindibili; la pace è il frutto dell'amore.

Ma se gli uomini possono amare Dio è perché lui per primo ci ha amati, e ci concede di corrispondere al suo amore. La possibilità di amare Dio, e di conseguenza vivere in pace tra noi, è un suo dono. Ecco perché Gesù ha detto "Vi lascio la pace", cioè ve la dono: e "non come la dà il mondo", ma nella forma perfetta e definitiva che hanno tutti i doni di Dio.

 

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