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TESTO La vostra tristezza si cambierà in gioia

don Romeo Maggioni  

VI domenica T. Pasqua (Anno C) (09/05/2010)

Vangelo: Gv 16,12-22 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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12Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. 13Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. 14Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. 15Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà.

16Un poco e non mi vedrete più; un poco ancora e mi vedrete». 17Allora alcuni dei suoi discepoli dissero tra loro: «Che cos’è questo che ci dice: “Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete”, e: “Io me ne vado al Padre”?». 18Dicevano perciò: «Che cos’è questo “un poco”, di cui parla? Non comprendiamo quello che vuol dire».

19Gesù capì che volevano interrogarlo e disse loro: «State indagando tra voi perché ho detto: “Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete”? 20In verità, in verità io vi dico: voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia.

21La donna, quando partorisce, è nel dolore, perché è venuta la sua ora; ma, quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più della sofferenza, per la gioia che è venuto al mondo un uomo. 22Così anche voi, ora, siete nel dolore; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno potrà togliervi la vostra gioia.

La barca della Chiesa, come l'esistenza di ognuno, naviga spesso entro bufere, e il cuore viene meno perché Dio sembra lontano. Anche i discepoli, si spaventano davanti all'annuncio della "partenza" di Gesù, cioè della sua morte, e si sentono abbandonati.

Ma Gesù li incoraggia: "Un poco ancora e mi vedrete". Adesso, nella prova di una esistenza difficile in attesa del suo ritorno, è il tempo di un parto difficile: "La donna, quando partorisce, è nel dolore; ma quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più della sofferenza, per la gioia che è venuto al mondo un uomo".

Come per Gesù, dal tunnel della morte si esce alla risurrezione; è questa la speranza da nutrire, sulla promessa di Gesù e sulla forza che ci viene dallo Spirito.

1) LA TRISTEZZA

Quello del dolore e della morte, come delle prove, delle ingiustizie e delle.. sorprese pesanti dell'esistenza nostra, fa parte del mistero della vita. Mistero in parte spiegato dal "peccato" dell'uomo, in parte dalla nostra condizione di precarietà. Forse anche, appunto, da una partecipazione faticosa nell'impresa di generare qualcosa di nuovo, di pulito e di sano, da una natura contaminata e propensa al male; cioè da una corredenzione. Scrive san Paolo: "Sappiamo che tutta insieme la creazione geme e soffre le doglie del parto fino ad oggi. Non solo, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l'adozione a figli, la redenzione del nostro corpo" (Rm 8,22-23). Ci piacerebbe che tutto avesse compiuto Gesù per noi; ma vuole la nostra partecipazione; e per generare una nuova creatura ci vogliono i suoi mesi..: "Nella speranza infatti siamo stati salvati" (Rm 8,24).

"Un poco e non mi vedrete". Per "andare al Padre" Gesù è passato dalla sua obbedienza della croce. L'ultima sua parola fu: "Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito" (Lc 23,46). Una obbedienza e una resa che probabilmente è il sentiero necessario anche a noi. Se lo domanda spesso anche il card. Martini, che scrive pensando alla sua morte: "Mi sono rappacificato col pensiero di dover morire quando ho compreso che senza la morte non arriveremmo mai a fare un atto di piena fiducia in Dio. Di fatto in ogni scelta impegnativa noi abbiamo sempre delle "uscite di sicurezza". Invece la morte ci obbliga a fidarci totalmente di Dio. Ciò che ci attende dopo la morte è un mistero, che richiede da parte nostra un affidamento totale. Desideriamo essere con Gesù, e questo nostro desiderio lo esprimiamo a occhi chiusi, alla cieca, mettendoci in tutto nelle sue mani".

"Un poco ancora e mi vedrete". Un poco ancora..: avere pazienza, avere speranza, avere perseveranza! Primo perché ciò che ci attende è grande: "Ritengo infatti - scrive Paolo - che le sofferenze del tempo presente non siano paragonabili alla gloria futura che sarà rivelata in noi" (Rm 8,18). Gesù stesso invita a non aver paura: "Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. Avete udito che vi ho detto: Vado e tornerò da voi" (Gv 14,27-28). E ancora: "Vado a prepararvi un posto. Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi" (Gv 14,2-3). Lo sguardo su Gesù ci dà coraggio e forza: "Corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù. Egli, di fronte alla gioia che gli era posta dinanzi, si sottopose alla croce, disprezzando il disonore, e siede alla destra del trono di Dio. Pensate attentamente a colui che ha sopportato contro di sé una così grande ostilità dei peccatori, perché non vi stanchiate perdendovi d'animo" (Eb 12,2-3).

2) LA GIOIA

Certo non è facile, credere e tener duro, e, soprattutto nella prova, fidarci delle promesse di Cristo: "Non comprendiamo quello che vuol dire", si lamentano gli apostoli. Gesù stesso dice: "Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso". Non è alla sola nostra buona volontà poterci fidare di Dio. Promette allora Lui la forza: "Quando verrà lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità. Prenderà da quel che è mio e ve lo annuncierà". Sarà lo Spirito Santo il ripetitore interiore di Gesù per farci capire fino in fondo il senso decisivo del suo annuncio di salvezza: "Lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto" (Gv 14,26). Anche oggi "i segreti di Dio nessuno li ha mai conosciuti se non lo Spirito di Dio" (1Cor 2,11).

Sul versante del conoscere è dato lo Spirito. Sul versante del perseverare sta il sostegno di un grande intercessore, colui che "possiede un sacerdozio che non tramonta. Perciò può salvare perfettamente quelli che per mezzo di lui si avvicinano a Dio: egli infatti è sempre vivo per intercedere in loro favore" (Epist.). Gesù risorto ora segue la sua Chiesa nelle sue svolte decisive, e provvede uomini e mezzi per sostenerla e lanciarla alla sua missione universale. La vicenda di Paolo ne è un emblema. In pericolo a Gerusalemme - racconta - "mentre pregavo nel tempio, fui rapito in estasi e vidi lui che mi diceva: Affrettati ed esci presto da Gerusalemme". E più tardi: "Va', perché io ti mando lontano, alle nazioni" (Lett.). Del resto Gesù aveva promesso questa assistenza: "Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la parola con i segni che la accompagnavano" (Mc 16,20).

"Vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno potrà togliervi la vostra gioia". I discepoli di Emmaus, dubbiosi e sconfortati, ripresero coraggio quando "lo hanno riconosciuto nello spezzare il pane" (Lc 24,35). E' oggi il modo ancora per noi di incontrarlo e riconoscerlo, e radicare in noi la certezza di un incontro.. incantato: "Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo, Dio le ha preparate per coloro che lo amano" (1Cor 2,9). Proprio di gioia piena Gesù ha parlato..: "perché abbiano in se stessi la pienezza della mia gioia" (Gv 17,13). Perché "tutti siano una cosa sola; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi" (Gv 17,21); una cosa sola con i Tre di casa Trinità.

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"Non vi lascerò orfani" (Gv 14,18). Cristo non abbandona la sua Chiesa, anche in tempi di crisi o di persecuzioni. Certo, la purifica per fare di lei la sua sposa "senza macchia né ruga ma santa e immacolata" (Ef 5,27). "Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo" (Mt 28,20). E "se Dio è per noi, chi sarà contro di noi?" (Rm 8,31); "In tutte queste cose noi siamo più che vincitori grazie a colui che ci ha amati" (Rm 8,37).

 

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