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TESTO Se uno mi ama

Suor Giuseppina Pisano o.p.

VI Domenica di Pasqua (Anno C) (09/05/2010)

Vangelo: Gv 14,23-29 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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23Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. 24Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.

25Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. 26Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.

27Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. 28Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. 29Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate.

Anche il Vangelo di questa sesta domenica di Pasqua è tratto dal lungo discorso di addio che Gesù fece ai suoi durante quell'ultima cena, prima di entrare nella sua passione; un discorso che è anche il testamento del Maestro, nel quale egli preannuncia i doni pasquali che avrebbe effuso sugli apostoli e sul mondo con la sua resurrezione.

La scorsa domenica la nostra riflessione si è fermata sul comandamento nuovo, il comandamento dell'amore che ha come misura lo stesso Cristo, che è il distintivo dell'appartenenza a lui e che è dono di Dio nel Figlio: un dono immenso che rende l'uomo partecipe della stessa vita trinitaria.

Il breve passo del Vangelo odierno si sofferma ancora sull'amore, l'amore per Cristo che non è più espresso da un comandamento: "Amate!", ma da quel: "Se..." che indica una scelta libera ed incondizionata: la scelta di una sequela, fondamentale per la salvezza, ma che non può esser imposta da altri se non dalla volontà stessa dell'uomo. Ci dice il Figlio di Dio: "Se uno mi ama osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui.».

L'amore per Cristo è la risposta libera e totale alla scelta originaria che Lui ha fatto di noi, una risposta che non può essere vago sentimento, ma passa attraverso l'ascolto attento della parola di verità che Cristo ci ha annunciato, parola di vita, parola che salva, parola accolta, coltivata nel cuore e poi vissuta; tradurre in esperienza concreta di vita l'insegnamento di Cristo è la prova dell'autenticità del nostro amore per lui: un amore profondo, sincero, fattivo che si esprime nell'obbedienza gioiosa alla sua volontà.

Chi ama veramente il Signore lo ascolta, lo segue, si lascia guidare da lui, perché sa che obbedirgli non è cosa gravosa, ma è segno di amore che dice desiderio, affetto, amicizia, appartenenza; di più, nel breve passo del Vangelo che oggi leggiamo, l'amore è anche il luogo dell'incontro col Padre, il luogo in cui il Padre e il Figlio Gesù pongono la loro dimora: "Se uno mi ama, osserverà la mia parola; il Padre mio lo amerà, e noi verremo da lui e faremo dimora presso di lui".

E' quello che abbiamo letto la scorsa domenica nel passo dell'Apocalisse che parla dell'umanità redenta come dimora privilegiata di Dio: "Ecco la tenda di Dio con gli uomini! Egli abiterà con loro ed essi saranno suo popolo ed egli sarà il Dio con loro, il loro Dio. E asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e non vi sarà più la morte né lutto né lamento né affanno..." (Ap 21,1-5); la scelta del Cristo, dell'amore per lui, nell'obbedienza semplice e convinta è dunque via di comunione che ci unisce al Padre, il quale ci dona la stessa vita: un dono impensabile, un dono ineffabile, il dono del Risorto che, assieme all'amore, ci dona anche la pace.

"Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi"; la pace di cui Cristo parla non viene dall'esterno, non è frutto di iniziative umane anche lodevoli, non è semplicemente assenza di conflitti, siano essi interpersonali o tra popoli e nazioni; ma è qualcosa che va oltre, che penetra nelle profondità dello spirito umano, che perdura anche nelle situazioni problematiche e dolorose; che resta inalterata nelle difficoltà, perché la sua sorgente è in Cristo principe della pace; l'unico che, veramente, rassicuri i discepoli e che può rassicurare noi tutti dicendoci: "Non sia turbato il vostro cuore e non abbiate timore".

Ed è qui, in un cuore rasserenato e colmo della presenza del Signore, che vive e cresce la pace, una pace che poi si effonderà all'esterno perché si tradurrà in opere di pace, ma che ha le sue radici all'interno dell'anima, dove il Cristo pone la sua dimora assieme al Padre e allo Spirito.

Lo Spirito; è questo l'altro dono di cui Gesù parla nel suo lungo discorso di addio:" Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa, e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto". La missione del Cristo sta per giungere a compimento; il Figlio di Dio, Gesù di Nazareth, nella sua umanità non sarà più visibile tra gli uomini; i suoi discepoli, abituati a condividere la loro esistenza con lui, dovranno sperimentare la separazione, ma non resteranno soli, né privi di aiuto, né della luce che rischiari la loro mente perché sarà lo stesso Spirito di Dio ad illuminarli.

Del resto Gesù sa, mentre rivolge ai suoi le parole di congedo, che essi non sono ancora capaci di intenderle in tutta la loro portata; per ora essi ascoltano, ma basterà poco e la paura vincerà l'emozione di quella notte dell'ultima Pasqua col Maestro; ci saranno quei giorni di passione e morte, ci sarà quell'apparente sconfitta del Cristo, e loro si rinchiuderanno pieni di paura nel cenacolo....

Solo in seguito, con l'effusione dello Spirito, la loro vita cambierà e capiranno le parole del Signore Gesù: "Il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto". Solo allora sperimenteranno la presenza operante di un nuovo Maestro: lo Spirito, memoria viva delle cose dette e fatte dal Cristo.

Scrive un noto commentatore: "Lo Spirito è il protagonista che mantiene aperta la storia di Gesù rendendola perennemente attuale e salvifica. Senza lo Spirito la storia di Gesù - compresa la sua risurrezione - sarebbe rimasta una storia chiusa nel passato, non un evento perennemente contemporaneo. Lo Spirito è la continuità tra il tempo di Gesù e il tempo della Chiesa", quella Chiesa, Sposa, Corpo di Cristo e sacramento di salvezza che, nella sua componente umana, deve essere ancora purificata, ma che proprio per la presenza dello Spirito, è la via maestra che conduce alla pienezza, quella pienezza che anche questa domenica ci vien ricordata dalle parole dell'Apocalisse:"L'angelo mi trasportò in spirito su di un monte grande e alto e mi mostrò la città santa, Gerusalemme, che scende dal cielo, da Dio, risplendente della gloria di Dio... La città non ha bisogno della luce del sole, né della luce della luna: la gloria di Dio la illumina e la sua lampada è l'Agnello".

A quella dimora tutti siamo destinati, come singoli e come nuovo popolo di Dio, e ad essa ci conduce lo Spirito, dono del Risorto.

sr Maria Giuseppina Pisano o.p.
mrita.pisano@virgilio.it

 

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