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TESTO E' l'ora della missione

mons. Antonio Riboldi

XI Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (16/06/2002)

Vangelo: Mt 9,36-10,8 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Gesù, 36vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore. 37Allora disse ai suoi discepoli: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! 38Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!».

1Chiamati a sé i suoi dodici discepoli, diede loro potere sugli spiriti impuri per scacciarli e guarire ogni malattia e ogni infermità.

2I nomi dei dodici apostoli sono: primo, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello; Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello; 3Filippo e Bartolomeo; Tommaso e Matteo il pubblicano; Giacomo, figlio di Alfeo, e Taddeo; 4Simone il Cananeo e Giuda l’Iscariota, colui che poi lo tradì.

5Questi sono i Dodici che Gesù inviò, ordinando loro: «Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani; 6rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d’Israele. 7Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino. 8Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date.

Deve essere stato grande il dolore di Gesù nel suo stare in mezzo alla gente, a cui il Padre l'aveva inviato, per riportare noi tutti a essere quelle creature tanto amate e che tanto hanno bisogno di conoscere l'amore. Il Vangelo di oggi così esprime la tenerezza del Suo Cuore. Gesù vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite, come pecore senza pastore. Allora disse ai suoi discepoli: "La messe è molta ma gli operai sono pochi! Pregate dunque il padrone della messe perché mandi operai nella sua messe". Non si ferma la sua compassione, ma va oltre, invitando ad implorare l'intervento del Padre, perché susciti operai nella sua messe. Fanno impressione quei due aggettivi con cui Gesù definisce quelle folle che si stringevano attorno a Lui, cercando in Lui un segno di speranza, un raggio di luce sulla loro vita spenta: "Erano stanche e sfinite": due aggettivi che veramente definiscono bene il vuoto di anima di tanti: due aggettivi che bene si addicono anche alle folle del tempo in cui noi viviamo. Basta avere un cuore con due occhi che sappiano guardare come Gesù a tanta gente che incontriamo per cogliere quel senso di stanchezza e sfinitezza che rende come vuota la vita. Bisogna davvero avere un cuore cieco per non accorgersi. Chiamano questa stanchezza, disagio, noia, mancanza di senso, smarrimento. Di certo non si può non sentire compassione. Venni un giorno invitato in una cittadina che come ogni anno celebrava la sua carnevalata che chiamano festa. "Padre, mi disse chi mi invitava, nella mia città in queste occasioni di tutto si parla, tutto si fa', ma in effetti e solo una baldoria che cerca di smorzare per una settimana la noia e la stanchezza di tutti i giorni. Ho pensato di progettare un momento di riflessione, sperando che riesca ad aprire gli occhi e ritrovare il vero gusto della vita". Ci andai senza sapere cosa avrei incontrato. Abbiamo provato gli altri anni a invitare nomi illustri per scuotere la torpidezza dello spirito senza riuscire, mi disse: a sera, all'inizio dell'incontro con la cittadina, in una grande aula di un Istituto non vi erano più di 20 persone tra Vescovo, suore e qualche laico. Vedendo che non mi decidevo a iniziare la riflessione o forse comprendendo il mio disagio, il sacerdote mi disse: "E' il numero che gli altri anni abbiamo avuto. La gente è sorda". Attesi un quarto d'ora l'ora dei ritardatari, dissi. Lentamente l'aula si riempì fino a impedire a molti di entrare costringendoli a seguire l'incontro fuori, aggrappati alle finestre. Durò un'ora e più il tempo della riflessione. Mentre parlavo erano ben chiare le parole di Gesù: "Ebbe compassione perché le folle erano stanche e sfinite". Al momento di congedarli, nessuno si muoveva, invitandomi a continuare. Ed uno disse a nome di tutti: "Continui, Padre, abbiamo bisogno di parole di speranza...fuori si muore per una vita che non è vita, anche se la chiamano festa". Tutti conosciamo quanto sia grande l'amore che il Padre ha per la sua gente che siamo noi e certamente non si diverte a vederci stanchi e sfiniti. Così infatti parlò a Mosè: "Questo dirai alla casa di Giacobbe e annunzierai agli Israeliti: voi stessi avete visto ciò che io ho fatto all'Egitto e come ho sollevato voi su ali di aquila e vi ho fatto venire fino a me. Ora, se vorrete ascoltare la mia voce e custodirete la mia alleanza, voi sarete per me la proprietà tra tutti i popoli, perché mia è tutta la terra! Voi sarete per me un regno di sacerdoti e una nazione santa" (Es. 19,2-6) Gesù, come un medico che vuole guarire il cuore degli smarriti, subito chiama i dodici ed affida loro la missione dopo averli così istruiti.: "Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani: rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa di Israele. E, strada facendo, predicate che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, resuscitate i morti, sanate i lebbrosi, cacciate i demoni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date" (Mt. 9,36) Sembra di risentire le parole che il S. Padre rivolge ai giovani in preparazione della giornata mondiale della gioventù che si terrà a Toronto, nel mese di Luglio: "Un nuovo secolo, un nuovo millennio si aprono alla luce di Cristo. Non tutti però vedono questa luce. Noi abbiamo il compito stupendo di esserne il riflesso. E' l'ora della missione, dice con forza. Nelle vostre Diocesi e nelle vostre parrocchie, nei vostri movimenti, associazioni e comunità, il Cristo vi chiama, la Chiesa vi accoglie come casa e scuola di comunione e di preghiera. Approfondite lo studio della Parola di Dio e lasciate che essa illumini la vostra mente ed il vostro cuore. Traete forza dalla grazia sacramentale della Riconciliazione e della Eucarestia. Frequentate il Signore in quel "cuore a cuore" che è l'adorazione eucaristica. Giorno dopo giorno riceverete nuovo slancio che vi consentirà di confortare coloro che soffrono e di portare la pace al mondo. Sono tante le persone ferite dalla vita, escluse dallo sviluppo economico, senza un tetto, una famiglia o un lavoro: molte si perdono dietro false illusioni o hanno smarrito la speranza. Contemplando la luce che risplende volta a vivere come figli della luce sul volto di Cristo risorto, imparate a vostra volta a vivere come figli del giorno, manifestando a tutti, che il frutto della luce consiste in ogni bontà, giustizia e verità" (dal messaggio del S. Padre ai giovani verso Toronto) E credo proprio che il Signore chieda a noi, ciascuno dove è, nell'ambiente che frequenta di portare sollievo a tanti che sono "stanchi e sfiniti". Non ci si può fermare alla sola compassione: ed è già un grande passo in avanti sentire compassione per tanta gente senza speranza. E' già forse una grazia accorgersi anche di avere addosso una stanchezza di spirito, che rende difficile la vita. Più facile farsi prendere dall'abbaglio delle illusioni che sono come le lucciole che prendono la loro luce dal letame. Occorre essere la voce di Cristo oggi che vuole comunicare la sua dolcezza e la bellezza della vita con la nostra voce. Per chi ha fede, starsene con le mani in tasca, senza muovere un masso verso chi attende la Parola di speranza, che è la Parola di Dio, diventa mancanza di amore. La gente, delusa, oggi ha bisogno più che del pane di farina, del Pane di Vita che è Gesù. Costa tanto poco essere missionari di Cristo. Per i veri Cristiani questa passione per Dio e per l'uomo è il motivo della loro vita e della loro gioia. E' di questi "cristiani missionari" che occorre pregare il Padre perché ne mandi tanti nella sua messe. Li attendono tanta gente...come quelli che mi hanno detto quella sera: "Continui, Padre, abbiamo bisogno di parole di speranza...fuori si muore per una vita che non è vita, anche se la chiamano festa".

 

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