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TESTO Lo Spiriito dell'equità e del criterio

padre Gian Franco Scarpitta  

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VI Domenica di Pasqua (Anno C) (09/05/2010)

Vangelo: Gv 14,23-29 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 14,23-29

23Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. 24Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.

25Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. 26Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.

27Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. 28Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. 29Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate.

"Abbiamo deciso lo Spirito Santo e noi..." Con queste parole si pone fine ad una sottile ed impegnativa controversia che colpì la prima comunità cristiana di Antiochia costituita quasi per intero da neofiti provenienti dal mondo pagano. Paolo e Barnaba erano stati evangelizzatori presso i "gentili" (i pagani), facendo conoscere ad essi il vangelo e accogliendo anche presso di loro un gran numero di fedeli. Ora avveniva però che tutti i neo convertiti al cristianesimo erano stati per la stragrande maggioranza ebrei e che avevano osservato, anche nei primi tempi della vita cristiana, le prescrizioni della Legge di Mosè e normative annesse, come ad esempio la pratica della circoncisione, prescritta dalle legge giudaica e in uso appunto anche nella chiesa cristiana primitiva. Questa infatti nei primi tempi, a differenza che nei secoli successivi e ai giorni odierni, seguiva infatti le prescrizioni di Mosè pur riconoscendo nel Signore Gesù Cristo il Messia e Salvatore. Ebbene, da parte dei neofiti di provenienza giudaica vi erano state delle diatribe e delle conflittualità a causa di obblighi imposti ai fratelli di origine pagana: anche loro erano tenuti ad osservare la legge mosaica e a farsi circoncidere. La reazione dell'apostolo delle genti Paolo non si era fatta attendere: anche motivato da quanto il Signore aveva fatto attraverso di lui in ambito pagano per mezzo di segni e di miracoli, combatte decisamente questa posizione e fa ricorso a Gerusalemme. Si tratta di una delle tante questioni che si sollevano anche ai nostri giorni e che avvelenano la serenità e la pace nelle varie comunità cristiane come in qualsiasi dimensione del vissuto associato, si tratti di parrocchie, istituti o comunità religiose, associazioni, Diocesi o semplici nuclei familiari; non di rado vi è sempre chi tende ad emergere, ad imporsi e a dare lezioni agli altri forte di una presunta sapienza altolocata o di una posizione di presunta superiorità che ci deriva dall'essere "veterani" o padroni del campo in virtù di una certa posizione di preminenza. Gruppi isolati, fazioni, divisioni e conflitti intestini possono sempre crearsi e di fatto si realizzano in ogni sistema di convivenza comunitaria quando vi siano alcuni che vantano pretestuosi diritti sugli altri o tendano a vantare di avere il coltello dalla parte del manico. Come pure avviene tante volte che chi si è affermato su un campo e adesso usufruisce di un nome o di una posizione di prestigio guarda con distacco, invidia, gelosia chi tende ad emergere aspirando ai medesimi livelli. In questi casi occorre far prevalere il buon senso, la maturità e il raziocinio insomma il dono della Sapienza che, nell'accezione della Bibbia, invita a guardare le cose con obiettività e dal punto di vista di Dio; nella nuova economia di salvezza del Regno, la sapienza è Cristo stesso che va seguito con adeguata costanza nella ricerca di valutazione su ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. Ma per avere la sapienza Cristo ha promesso il dono dello Spirito Santo che esorta, illumina ed edifica procacciando le soluzioni migliori e più adeguate per ogni problema. Basta essere docili e sensibili alla sua azione senza frapporre le nostre resistenze. Ecco perché il Concilio di Gerusalemme, appositamente riunitosi allo scopo di risolvere la questione, invia la prima lettera enciclica della storia della Chiesa nella quale si dichiara che per decisione presa dallo Spirito Santo i neo convertiti dal paganesimo non possono essere obbligati a seguire consuetudini e prescrizioni che non sono conformi alla loro cultura di provenienza e che di fatto neppure rientrano nella nuova dimensione da loro assunta. Come spiegherà infatti poi Paolo, in Cristo la circoncisione non conta nulla e neppure l'incirconcisione, ma la fede che opera per mezzo dell'amore (Gal 5,6) e non è la pratica esteriore che fonda la libertà responsabile del soggetto ma l'essere nuova creatura affrancata dalla schiavitù di prescrizioni e di decreti per la libertà dei figli di Dio. E in ogni caso perché smorzare l'entusiasmo e la gioia che i neofiti nutrono verso la nuova fede attraverso l'imposizione di pratiche, usi, costumi che comporterebbero per essi un ostacolo e magari anche un ripensamento sulla nuova condizione assunta?

Ragion per cui li si lascia liberi da vincoli impositivi di matrice ebraica, anche se si raccomanda loro di fuggire determinati usi pagani come l'idolatria e l'impudicizia. Quello che conta infatti è la figliolanza divina assunta nell'adesione a Cristo riconosciuto come Messia Verbo incarnato e unico Salvatore, la fede in un Dio che non si cerca a tentoni (come nel mondo pagano) a furia di studi o speculazioni astratte, ma che viene egli stesso a raggiungerci rinnovandoci fino in fondo e questa accoglienza di fede è possibile nello Spirito Santo.

Va sottolineata l'azione decisionale dello Spirito Santo che interviene massicciamente con determinazione e decisione per affrontare e risolvere egli stesso la presente questione dibattuta a Gerusalemme e come egli lo faccia associandosi alla decisione degli eletti suoi apostoli e nel ministero di servizio che essi assumono. Lo Spirito Santo non è affatto avulso o secondario, ma assume un'importanza fondamentale nella soluzione pacifica di tale questione così come assume rilevanza nella comunione ecclesiale essendo egli agente di concordia e armonia fra i fratelli.

A ragione Gesù chiama questo Spirito Santo lo Spirito Consolatore in grado di insegnare ogni cosa e ricordare quanto egli stesso aveva detto, definendolo "Spirito di verità" che conduce alla conoscenza del vero avendo come obiettivo la formazione del soggetto in vista del rinnovamento della società umana per la realizzazione della giustizia e del bene di tutti. Lo Spirito che reca la pace "non come la dà il mondo" ma fondata sui diritti, sull'uguaglianza e sul bene comune nonché sui giusti criteri di convivenza umana e cristiana che sono possibili solo se si applica il buonsenso e la considerazione delle necessità altrui alla pari delle nostre. E soprattutto sulla costruzione interiore della persona nell'ottica della volontà di Dio che si realizza nella sequela attenta del suo Verbo Gesù Cristo.

Lo Spirito Santo non va inteso come concetto lontano e fascinoso, come una realtà avulsa e metafisica che non ha alcuna pertinenza con il nostro vissuto; al contempo vanno scongiurate anche tutte quelle concezioni dello Spirito che all'opposto ne interpretano una realtà presunta carismatica fatta di sole esuberanze ed autoesaltazioni. Lo Spirito Santo è invece Dio stesso che interviene nella nostra vita senza operare alcun turbamento per interagire con noi e rinnovarci fino in fondo per renderci capaci di sapienza e di rettitudine nel giudizio al fine che noi stessi possiamo conseguire quello che è per noi realmente necessario, in primo luogo la serenità della nostra vita e l'ordine della pace. E' lo Spirito della concretezza che testimonia Gesù Cristo e rende facile l'accesso alla sua Parola illuminando e confortando, esortando e infondendo fiducia perché anche noi ne siamo latori agli altri. Lo Spirito della verità, il Consolatore, invocando il quale otteniamo ispirazioni e suggerimenti da adottare, come avvenne al Concilio di Gerusalemme.

 

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