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TESTO La svolta

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IV Domenica di Pasqua (Anno C) (25/04/2010)

Vangelo: Gv 10,27-30 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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27Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. 28Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. 29Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. 30Io e il Padre siamo una cosa sola».

La comunità ecclesiale, così come ce la presenta il libro degli Atti, sta vivendo un periodo di interiorizzazione del messaggio di Gesù e contemporaneamente sta si sta formando alla missione che è chiamata a svolgere nel mondo, iniziando proprio dal popolo eletto. La pagina degli Atti ci propone uno spaccato di questa situazione vitale dei cristiani. Il muro da "abbattere" è la "Gelosia" dei Giudei. Ciò che Luca tenta di spiegarci è che non si tratta del semplice sentimento di gelosia legato al successo missionario degli Apostoli e che molte volte alberga anche nei nostri cuori quando guardiamo alla condizione di persone che "diciamo" stanno meglio di noi... per cui nella maggior parte dei casi è legata al sentimento dell'invidia. Ma, in questo frangente, si tratta della "paura" dei Giudei verso la nuova dottrina: si teme lo sfaldamento e lo sgretolamento di tutto l'impianto dottrinale del giudaismo... c'è in gioco l'esistenza dello stesso Israele e delle sue tradizioni. La novità apportata da Gesù, e continuata dalla comunità ecclesiale, è vista sostanzialmente come un nemico da combattere. Senza voler forzare la mano, è l'aria che si respira in alcuni nostri ambienti quando si vuole impostare una pastorale sui contenuti e sulla formazione e non su tradizioni, che se non vengono adeguatamente valorizzate sono come monumenti di incoerenza che rischiano di non essere più solo cose inutili, ma anche positivi inciampi alla ricostruzione catechistica di questo popolo (Don Milani, Esperienze Pastorali p. 80). Ma è anche ciò che pensano alcuni rappresentanti della chiesa nei confronti del Concilio Vaticano II, visto come elemento troppo innovatore... per cui meglio i tempi passati! Una forma di gelosia che è sinonimo di paura... paura legata non alla tradizione viva della chiesa, ma al tradizionalismo. Alcune volte dimentichiamo che il Costruttore della casa è Dio, noi siamo dei semplici e inutili operai. La reazione degli apostoli è immediata: si cambia rotta dopo aver notificato la colpa. La cosa più grave che emerge da questa risposta è che i Giudei rifiutano categoricamente la comunione con Dio instaurata da Gesù con il Mistero Pasquale. È antipatico, per non dire deludente, escludersi dalla Vita Eterna per paura di perdere le proprie tradizioni nelle quali, erroneamente, riflettiamo le nostre origini di cristiani; ignorando che i nostri inizi sono in Gesù Cristo a cui aderiamo attraverso il sacramento del battesimo... e seguendo un cammino di fede. Nel verso 47 si racconta ciò che dà forza all'Apostolo Paolo, come a Barnaba, e li rende capaci di affrontare e superare ogni prova è la coscienza della chiamata ricevuta dal Signore: "Io ti ho posto...". Alla base di tutto c'è l'elezione, atto d'amore unilaterale, da parte di Dio Padre nel suo Figlio... segue la chiamata per essere inviati. Ma tutto questo processo è pura e sola gratuità divina verso l'uomo. Ma il testo specifica che il fine di questo gesto divino è ancora più nobile: il disegno universale di salvezza a cui si può corrispondere solo con il dono totale di se stesso, senza riserve e senza ripensamenti. La realizzazione del progetto divino non è esente da momenti di prove e di dolore, durante i quali l'eletto è capace di sperimentare la forza e il sostegno che gli viene dalla Grazia Divina. L'inviato, inoltre ha un compito preciso: " "Come luce...". È la meditazione rabbinica che aiuta a comprendere questo riferimento al testo di Isaia (49,6), da cui il motivo della luce è ripreso per rischiarare l'autocoscienza della Chiesa delle origini: secondo la tradizione dei Maestri ebrei l'Adamo iniziale era rivestito di luce ("or" in ebraico). Col peccato la luce si era trasformata in pelle ("hor": parola composta da una "'ayin", un'aspirata, anteposta a "or" - luce!), sì che la vera nudità dei progenitori consisteva non nel loro essere scoperti, ma nel venire coperti da uno spessore che nascondeva ormai la luce dell'inizio. Alla venuta del Messia la pelle avrebbe ceduto nuovamente il posto alla luce ("hor" avrebbe perso l'aspirata iniziale per divenire nuovamente "or", luce) e il nuovo Adamo si sarebbe rivelato come l'Adamo di luce... Analogamente, l'Apostolo, trasfigurato dall'incontro con Cristo, inondato dalla luce che viene da Lui, diventa lui stesso luce per le genti, portando ad esse la luce della parola di vita, che colma il cuore di gioia: "I pagani si rallegravano e glorificavano la parola di Dio e abbracciarono la fede tutti quelli che erano destinati alla vita eterna. La parola di Dio si diffondeva". La missione è luce da luce, cuore toccato dalla Grazia che diviene sorgente e irradiazione di luce per gli altri: la bocca parla per la sovrabbondanza del cuore, inondato dalla luce dell'incontro che cambia la vita..." (da una Meditazione di Mons. Bruno Forte). Se desideriamo ardentemente che gli altri arrivino alla fede che spiana la strada alla salvezza, dobbiamo iniziare a pensare alla maniera di Dio... entrare in sintonia con Lui... trovare la forza di dire no alle nostre pretese per la causa del vangelo.
Buona Domenica!!!

 

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