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TESTO La differenza!

padre Mimmo Castiglione

IV Domenica di Pasqua (Anno C) (25/04/2010)

Vangelo: Gv 10,27-30 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 10,27-30

27Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. 28Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. 29Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. 30Io e il Padre siamo una cosa sola».

E noi si segue chi ci conosce,
e lo si riconosce, delizia dell'ascolto della voce!
Comunione. Relazione intima. Come nella tenda!
Dopo aver attraversato deserto e desiderio di fermarsi,
al sicuro, con chi ha condiviso il percorso,
compagno nel cammino, facendosi strada.
E riposare. Finalmente. Cuori saziati.

Lacrime asciugate da chi s'è fatto Via!

Che cos'è importante? Nella risposta sta la differenza!
La differenza che c'è tra le persone, intendo!
La differenza che c'è tra il pastore e il mercenario!

La differenza con cui si tratta la propria segullah (proprietà):

cioè la propria vita e quanto ci appartiene, le relazioni ed il futuro!

È nella differenza delle risposte che si coglie il valore delle persone,

la loro dignità, l'onore, e si percepisce con chi si ha a che fare,

e si comprende ciò che fa grandi gli uomini e l'essenziale.

La differenza emerge soprattutto quando arriva il lupo!

Ed allora c'è chi fugge e chi deplora, c'è chi affronta e chi evade,
c'è chi scappa e chi rimane! Già. Proprio così!
L'arrivo del lupo è l'ago della bilancia,
che stabilisce la differenza determinando consistenza!
È la vista del lupo che fa gridare Mors tua, vita mea!
Ma questo non accade al buon e bel Pastore,

che invece condivide facendo comunione.

Eh sì! È proprio vero. Gli stiamo a cuore.
Saggia guida il nostro Re,
il Giusto, il nostro bel Pastore!

Che muore per il gregge, per tutti quanti noi!

Lui muore per i suoi, deponendo la sua vita!
Unica porta d'accesso dei giusti,
come quella del tempio e del vano inaccessibile,

col fregio d'una bella e grande vite, con foglie e grappoli d'oro.

Uscio della coscienza all'ascolto della viva Voce!
Per questa porta dove il Maestro accede per il sacrificio,
come quella delle pecore a Gerusalemme,

il discepolo amato entra ed esce.

La Roccia invece, interrogato dalla portinaia,
rinnegando si rifiuta, perdendo la sua vera identità.
Valle oscura dentro il suo cuore! Vi entrerà più tardi,

dopo essere stato interpellato per tre volte dal Risorto.

Solerte il buon pastore, che anche adagio invita a proseguire,
donando tempo. Non furtivo. Non dilania.
Ci s'innamora. Sposi, alleati.

Fedele, stabilisce il patto!

Lui stesso assume un portinaio, una guardia per custodire l'ovile,
per poi aprire il recinto e le pecore uscire,
raggruppandosi per voce, che affettuosa seduce, ammalia.

Ognuna col suo pastore. Importante è scegliere: Quale?!

Che bello sentirsi chiamare per nome,
da chi conosce la mia vita la mia storia.
Che bello riconoscerne la voce!
E fiducioso uscire, andare fuori. Vivere!

Nutrirsi di vita in abbondanza.

Con un estraneo no! Tutto questo non avviene.
Non si conosce la sua voce, che grida morte!

Porta avanti i suoi interessi. Non gli importa il nostro benessere.
No, non s'ascolta e s'abbandona la vecchia legge,

ed i falsi pastori, come fece il Cieco nato!

Cammina accanto al gregge il bel pastore,

e pure innanzi proteggendo, parando i colpi. E si è al sicuro.
Porta da attraversare per giungere ad un buon pascolo.

Cibarsi di Lui che è (Io sono) il vero agnello!

Conduce non violento e non al macello, non scanna.
Non come il ladro che per mestiere ruba e poi scompare!
Falso pastore chi crede di vedere.

Guida cieco, manca di luce.

Il Vangelo del buon e bel pastore ci colloca nel tempio,

durante la festa della Dedicazione, che ne ricordava la restaurazione.
Gesù si aggira sotto il portico di Salomone.
Poco prima, ha guarito un cieco,
proclamandosi luce del mondo. Illuminazione!

Ora si dice pastore, per significare quanto gli stiamo a cuore.

Gesù non è un falso pastore, non è un ladro,
non è un estraneo alle pecore, non è un mercenario.
Al contrario, Gesù è padrone legittimo delle pecore,
a lui appartiene il gregge, perché lo conosce,

l'accoglie e l'ama.

Le pecore ne riconoscono la voce, l'autorità,
non temono di essere abbandonate nel momento del pericolo,
non hanno paura di essere vendute o di ricevere del male.
Egli dona la sua vita, per questo lo seguono,

sanno che si possono fidare.

È agnello debole, mite e mansueto,
dirige il gregge, diventando pastore!
E lo si segue affascinati. Conquistati.

Nutrendo di sé non s'impone.

Stiamo riflettendo, è chiaro, ad un livello superiore, stiamo parlando di persone.

Ma per comprendere tutto questo è necessario l'Alito di vita,
che rimesso al Padre sulla croce,

dal fianco lacerato si dona, in una pentecoste senza fine.

Mi ascolto. E mi domando: Quante voci udite nella mia vita?
A quali di esse ho dato autorità?

E quali le conseguenze, i prezzi pagati, le tangenti versate?!

Promesse non mantenute, aspettative disattese, illusioni, delusioni.

Chi si prende veramente cura della mia esistenza? E gratuitamente?
A chi concedo fiducia? Chi si sacrifica per me?
Chi mi dedica tempo? Chi mi sorregge?

Chi rinuncia alla propria libertà per promuovere la mia vita?

Chi mi difende nel pericolo? Chi mi sopporta continuando a rimanere?

Mi ha sempre impressionato l'immagine della porta riferita a Gesù.
La possibilità cioè, di entrare dove mi è impossibile,
lì dove cerco vita e la mia realizzazione, la pace,

la comprensione degli eventi, le ragioni, e lo scopo d'ogni cosa.

Mi ha sempre affascinato la capacità che taluni hanno d'ascoltare,

di saper riconoscere parole apprezzabili e la voce di ciò che è importante.

PREGHIERA

Pietà Signore, non sono una pecora docile e mansueta.

Pietà per tutte quelle volte che non ho ascoltato la tua voce.
Pietà per tutte le volte che non ti ho riconosciuto
per non lasciarmi condurre. Pietà di me invidioso.

Pietà per tutte le volte che non ti ho seguito, rivendicando la mia autosufficienza.

Pietà per tutte quelle volte che invece di seguirti per servirti,

ti ho seguito per servirmi di te, per avere successo, appagamento e soddisfazione.
Pietà Signore, da pecora sono stato ribelle
e da pastore non ho compatito, non t'ho condiviso.

Sempre pronto a lamentarmi ed a recriminare ed a rivendicare,

ogni volta che il pascolo attraversato non era stato esauriente ed ameno,

e di questo ti ho accusato e addebitato ogni responsabilità.

Pietà di me Gesù, non sono stato un pastore secondo il tuo cuore.
Ho spadroneggiato sulle pecore che mi hai affidato,

non le ho servite, mi sono arricchito alle loro spalle.

Pietà per aver preso ciò che non mi apparteneva,
sfruttando gli altri furtivamente,

per esaurire i miei bisogni di affetto, di stima e di gratificazione.

Pietà Gesù buon pastore,
per tutte le volte che non ho difeso il gregge,

fuggendo dinanzi al pericolo.

Pietà Maestro, non sono stato credibile, non sono stato un buon testimone.

Non ho saputo rinunciare a me stesso per amore delle tue pecorelle.

Conducimi tu, Gesù bel pastore,
ai pascoli fiorenti della pace con me stesso.

Guidami alle floride valli della riconciliazione con la mia condizione umana.
Non voglio che sia mio pastore la morte.
Educami tu Gesù, alla convinzione di essere:
agnello da svezzare, pecora da condurre, pastore da formare,

per il bene della mia vita e per il bene di quanti mi affidi.

Signore, donami luce per discernere i tanti ladri

che vogliono rubarmi tutto ciò che di bello e di buono hai seminato nel mio cuore.

Insegnami a vigilare!

Grazie Gesù perché la tua morte è stata per me sorgente di vita.

Sii benedetto Gesù per tutte le volte che mi hai portato sul tuo petto,

quand'ero debole sconfitto e rassegnato e bisognoso di aiuto e di sostegno.

Benedetto Gesù, per tutte le volte che mi hai condotto pian piano,

quand'ero provato dalla fatica del vivere e gravato dal peso del tempo trascorso.

Grazie Gesù buon e bel pastore che affascinante attrai,

perché volontariamente ti sei consegnato alla morte, grandezza del dono,

deponendo la tua vita come le vesti, sostituendoti al gregge.

 

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