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TESTO Il Pastore e i pastori

mons. Roberto Brunelli

IV Domenica di Pasqua (Anno C) (25/04/2010)

Vangelo: Gv 10,27-30 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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27Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. 28Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. 29Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. 30Io e il Padre siamo una cosa sola».

"Le mie pecore ascoltano la mia voce": queste parole di Gesù, con le quali si apre il brano evangelico di oggi, fanno seguito a una sua ripetuta dichiarazione ("Io sono il buon pastore") che motiva il carattere della quarta domenica di Pasqua, detta appunto del Buon Pastore. Come ogni anno in questa ricorrenza, l'attenzione si concentra sul fatto che Gesù è la guida suprema di chi si affida a lui, di chi ripone in lui le proprie speranze; insomma, di chi lo segue cercando di mettere in pratica, giorno per giorno, le sue parole e il suo esempio. Di lui ci si può fidare, perché ha dimostrato di amare le sue pecorelle tanto da dare per esse la vita; ci si può fidare perché, risorto, è tornato al Padre, così precedendo i suoi e indicando loro la via per la quale li vuole condurre, al fine di farli arrivare là dove è lui. Il pastore, il Buon Pastore, è e resta sempre lui, anche se - come risulta nel vangelo di domenica scorsa - egli ha dato incarico ad altri uomini di svolgere qui in terra questo compito: "Pasci i miei agnelli, pasci le mie pecorelle", ha detto a Pietro e tramite lui ai suoi successori e collaboratori. Egli ha chiamato e continua a chiamare uomini a svolgere questo compito, ed è importante che i chiamati non restino sordi alla sua voce; per questo, la domenica del Buon Pastore è anche la giornata di preghiera per le vocazioni sacerdotali.

L'invito che la Chiesa rivolge oggi ai fedeli, di pregare perché ci siano nuovi preti, a qualcuno potrà apparire inopportuno, dopo le recenti vicende che hanno così dolorosamente investito la Chiesa stessa proprio a proposito dei preti traditori della loro missione. Ma l'invito resta, e anzi si fa più pressante: questo, come altri eventuali scandali, richiede che tutto il popolo di Dio si impegni a salvaguardare la Chiesa come Dio la vuole, e in proposito la preghiera è un'arma potente, disponibile a tutti. Si prega perché i colpevoli si ravvedano e le loro vittime vedano risanate le loro ferite, guardando a colui che resta il Buon Pastore e non ai suoi indegni rappresentanti. Si prega perché i nuovi chiamati non si lascino distogliere dai rumori del mondo, così spesso pretestuosi ed enfatizzati con l'evidente scopo non di ricercare il bene ma di solleticare lettori e spettatori, per scopi su cui è meglio sorvolare. Si prega perché preti e fedeli prendano sempre maggiore coscienza della grandezza del sacerdozio e del suo ruolo essenziale, nell'ambito di quella grande famiglia che è la Chiesa.

Che poi i preti possano sbagliare, non è una novità; la storia è cominciata già con gli apostoli: nel momento supremo, di dodici uno solo ha seguito Gesù sino ai piedi della croce; uno l'aveva tradito, uno l'aveva rinnegato, e gli altri se l'erano data a gambe. Eppure il Signore ha rinnovato loro la fiducia; a loro, proprio a questi pusillanimi, ha affidato la sua Chiesa. Anche i continuatori della loro missione sono uomini, e come tali, per definizione, peccatori. Tuttavia, da un lato è giusto ricordare pure i tanti che hanno vissuto e vivono il dono ricevuto con dignità, coraggio, abnegazione, seminando un bene immenso: basti accennare ai preti santi, ai missionari, a quanti si prodigano per i sofferenti nel corpo e nello spirito. E dall'altro lato non bisogna dimenticare chi sta dietro e sopra di loro; essi sono soltanto strumenti nelle mani dell'unico, vero Buon Pastore; a lui soltanto va il ringraziamento per il bene ricevuto attraverso i suoi ministri fedeli. Si crede non nei preti, ma in Gesù Cristo. Dopo aver detto "Le mie pecore ascoltano la mia voce", Gesù continua: "Io do loro la vita eterna". Io, e nessun altro.

 

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