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TESTO Commento su Giovanni 10,27-30

Omelie.org (bambini)  

IV Domenica di Pasqua (Anno C) (25/04/2010)

Vangelo: Gv 10,27-30 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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27Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. 28Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. 29Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. 30Io e il Padre siamo una cosa sola».

Il Vangelo di oggi, ci propone un'immagine che Gesù ha utilizzato spesso per definire la relazione tra Lui e chi lo segue, chi lo conosce profondamente.

L'immagine è quella del pastore e delle pecore, Lui il pastore e noi tutti che lo incontriamo, lo seguiamo siamo il gregge che Egli guida.
Come mai Gesù usa questa immagine?

Vi ricordate la parabola della pecorella smarrita o ancora quando Gesù dice di sé che è il Buon Pastore che non abbandona mai le sue pecore come farebbe invece un mercenario a cui non interessa la vita delle pecore?! Ecco, in tutte queste circostanze, Gesù parlava avendo di fronte persone che sapevano perfettamente quale fatica e dedizione occorreva per guidare un gregge di pecore! Tra le persone che lo ascoltavano, infatti, c'erano dei pastori e a quel tempo il gregge rappresentava tutto per il pastore, perché era l'unica fonte di guadagno, di sussistenza.

Di notte i pastori dovevano proteggere le pecore dagli animali selvatici, come lupi, volpi e dai malviventi che tentavano di rapinarle; di giorno poi, dovevano condurre il gregge in pascoli erbosi, cosicché le pecore potessero crescere e nutrirsi a sufficienza. Dunque quello del pastore era un mestiere conosciuto e diffuso all'epoca di Gesù.

Allora come possiamo comprendere meglio noi questa immagine che Gesù utilizza per farci capire come si prende cura ci ciascuno, visto che abitando in grandi città difficilmente conosciamo il rapporto che lega un pastore al suo gregge? Noi al massimo nelle nostre case abbiamo un cane o un gatto da accudire, che ci fa compagnia, ma non è essenziale per la nostra vita! Ci dispiacerebbe perderlo, ma di certo continueremmo ad avere tutto ciò di cui abbiamo bisogno, non come i pastori al tempo di Gesù!

L'immagine che vi propongo è quella dell'insegnante e dei suoi alunni. Gli alunni appena iniziano un nuovo anno scolastico devono imparare ad ascoltare l'insegnante per apprendere tutte quelle regole che fanno in modo che insieme si stia bene e ancora dalla maestra impareranno molte materie durante tutto l'anno. L'insegnante, da parte sua, imparerà a distinguere i diversi alunni, a cominciare dal nome, poi man mano impara le preferenze di ogni bambino, la sensibilità, i punti deboli e di forza di ognuno. Così si crea un legame molto profondo. I bambini spesso si sentono liberi e felici di confidare all'insegnante le loro difficoltà e sono contenti di farlo partecipe delle proprie gioie, delle proprie scoperte. A volte per ringraziare un'insegnante, spontaneamente i bambini fanno dei piccoli doni, come ad esempio un disegno! Alla fine dell'anno scolastico gli alunni e l'insegnante si conoscono così bene da fidarsi l'uno dell'altro e da intendersi al solo uno sguardo o accenno.

Gesù stesso veniva chiamato Maestro dai suoi discepoli, insegnava loro molte cose ed essi pian piano cominciarono a conoscerlo e fidarsi di Lui.

Ritornando, però all'immagine che ci offre il Vangelo di Giovanni, vorrei riflettere anche sul significato a volte dispregiativo che diamo alla pecora. Le pecore di solito vengono descritte come senza carattere, come animali che seguono il padrone senza capire, insomma un po' sciocche! Ma l'aspetto che Gesù sottolinea non è solo la docilità di questi animali. Le pecore, non sono predatori, non cacciano e non hanno armi per difendersi, per crescere e salvarsi si fidano unicamente del pastore, per il quale ricordiamoci sono il bene più prezioso! Anche se mansuete e docili le pecore sanno individuare Colui che può salvarle e che è disposto a vegliare di notte per proteggerle dai predatori, Colui che è disposto a camminare a lungo per cercare i pascoli migliori, che le aspetta per farle mangiare con calma ...

Dunque Gesù, non vuole offenderci paragonandoci a delle pecore, indica le qualità necessarie per rimanere in amicizia con Lui: ascoltarlo per poter riconoscere la sua voce, fidarsi di Lui e seguirlo sicuri che ci condurrà dove c'è il meglio per noi!

Buona Domenica!

Commento a cura di Antonella Stolfi

 

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