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TESTO Solo Dio è capace di amore vero ed eterno, perché è Amore in sè

padre Antonio Rungi

III Domenica di Pasqua (Anno C) (18/04/2010)

Vangelo: Gv 21,1-19(forma breve Gv 21,1-14) Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 21,1-19

1Dopo questi fatti, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: 2si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaele di Cana di Galilea, i figli di Zebedeo e altri due discepoli. 3Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla.

4Quando già era l’alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. 5Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». 6Allora egli disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. 7Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!». Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare. 8Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: non erano infatti lontani da terra se non un centinaio di metri.

9Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. 10Disse loro Gesù: «Portate un po’ del pesce che avete preso ora». 11Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si squarciò. 12Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», perché sapevano bene che era il Signore. 13Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce. 14Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti.

15Quand’ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». 16Gli disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pascola le mie pecore». 17Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse: «Mi vuoi bene?», e gli disse: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecore. 18In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi». 19Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse: «Seguimi».

La terza domenica di Pasqua ci presenta la pesca miracolosa. Il testo del Vangelo di Giovanni ci narra di questo momento molto bello della prima comunità cristiana in difficoltà, in crisi per la scarsa rendita del lavoro di pescatori. Gesù interviene per salvare una situazione problematica. Dimostra una straordinaria vicinanza ai suoi amici. Non li abbandona, addirittura porta a soluzione in tempi ristretti un problema serio. Non rimanda, né li fa attendere, ma subito fa capire che bisogna avere fiducia nella parola di Dio e confidare in Lui. Chi si abbandona alla parola del Signore ha la certezza di una riuscita sicura.

Il testo è chiaramente di struttura e contenuto eucaristico: la liturgia, i segni, gli elementi e tutta la narrazione ci immette in questo clima di celebrazione come è quella della santa messa. La mensa eucaristica è invito a condividere con Cristo lo stesso progetto di vita. Rileggendo questo brano si prova una grande emozione. La sensibilità di Cristo, la sua umanità, la sua attenzione ai bisogni dei suoi apostoli. Cos'è l'eucaristia se non questa sensibilità verso gli altri? E' tradurre il sacramento in segno di gioia e di condivisione. E' sedersi a tavola con gli altri, è spezzare lo stesso pane della gioia e della sofferenza, della fatica e del sudore. La carità è il fondamento di ogni ministero, compreso quello petrino. Nel testo del Vangelo c'è infatti il mandato a Pietro di guidare la Chiesa, di pascere il gregge affidato alle sue cure pastorali. Il servizio della carità porta fino all'estremo sacrificio e Pietro seguirà le orme di Cristo, morirà martire a Roma.

E' interessante notare in questa nuova versione del testo la differenza tra la domanda di Gesù: mi ami? E la risposta di Pietro: ti voglio bene. C'è da evidenziare che solo Dio può amare davvero, l'uomo può volere bene. Cioè l'amore trova la sua sorgente in Dio e solo Dio può dire di amare ed ama fino a dare la vita per noi. L'uomo, anche quando dice di amare, non fa altro che volere bene, perché il suo amore è parziale, è temporale, deve fare i conti con i limiti della natura umana. Dio che è amore e carità non può utilizzare che l'unico linguaggio che Gli è proprio: quello dell'Amore. Ecco perché, Gesù, Figlio di Dio, chiede a Pietro: mi ami? E Pietro risponde: ti voglio bene.

Questo bene-amore di Pietro e del gruppo degli apostoli verso il Signore è testimoniato daI documento fondamentale della vita della primitiva chiesa, che sono gli Altti degli Apostoli. Qui leggiamo cosa facevano gli apostoli dopo la risurrezione e la discesa dello Spirito Santo su di loro: sono missionari coraggiosi del Vangelo di Cristo. Pietro in prima persona assume il ruolo della guida per gli altri nella fede da trasmettere. Gli apostoli anche di fronte alle difficoltà, alla sofferenza non indietreggiano davanti all'urgenza di comunicare la gioia di Cristo ai fratelli e diffondere così il Vangelo. Inizia qui la persecuzione alla Chiesa e ai cristiani che è in atto anche oggi con attacchi sistematici alla Chiesa, al Papa, ai Vescovi, ai sacerdoti, alla comunità dei credenti. La chiesa che soffre in varie parti del mondo perché ostacolata nella sua missione ci riporta all'esperienza dei primi cristiani perseguitati e poi anche mandati a morte durante le terribili persecuzioni degli imperatori romani. Obbedire a Dio e non agli uomini, fu questo il fondamentale impegno dei credenti che, forti del coraggio di una fede incrollabile, annunziarono il Vangelo ovunque, a costo di essere umiliati e vilipesi.

Comprendiamo questo coraggio della testimonianza, dell'annuncio e della missione alla luce di quanto oggi leggiamo nel testo dell'Apocalisse di san Giovanni apostolo. La visione dell'eternità, della Gerusalemme celeste è certamente un invito chiaro alla speranza e alla felicità oltre le sofferenze del tempo presente. Molti sono i salvati, coloro che in Cristo hanno trovato e trovano la gioia di una vera e definitiva salvezza. Gesù davvero è il nostro unico salvatore, la gioia del nostro cuore, la vita oltre la vita, la speranza oltre la disperazione, la fiducia oltre la delusione.

Ecco la preghiera che rivolgiamo al Signore in questa domenica, giorno di festa e di gioia della comunità cristiana: "Padre misericordioso, accresci in noi la luce della fede, perché nei segni sacramentali della Chiesa riconosciamo il tuo Figlio, che continua a manifestarsi ai suoi discepoli, e donaci il tuo Spirito, per proclamare davanti a tutti che Gesù è il Signore".

 

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