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TESTO Mc 5, 21-43

padre Paul Devreux

XIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (02/07/2000)

Vangelo: Mc 5,21-43 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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21Essendo Gesù passato di nuovo in barca all’altra riva, gli si radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare. 22E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi 23e lo supplicò con insistenza: «La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva». 24Andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno.

25Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni 26e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando, 27udito parlare di Gesù, venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello. 28Diceva infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata». 29E subito le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo corpo che era guarita dal male.

30E subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi ha toccato le mie vesti?». 31I suoi discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che si stringe intorno a te e dici: “Chi mi ha toccato?”». 32Egli guardava attorno, per vedere colei che aveva fatto questo. 33E la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. 34Ed egli le disse: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male».

35Stava ancora parlando, quando dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». 36Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, soltanto abbi fede!». 37E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo. 38Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. 39Entrato, disse loro: «Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». 40E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. 41Prese la mano della bambina e le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: àlzati!». 42E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. 43E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare.

In questo vangelo abbiamo due persone che vivono una situazione d'impotenza e che chiedono aiuto a Gesù; lui li aiuta, manifestando la sua signoria sulla morte.

Rimane una domanda: perché Gesù vuole che questa donna confessi pubblicamente la sua malattia e ciò che ha fatto? Ormai è guarita dalla sua emorragia; che bisogno c'è di aiutarla ad uscire dall'anonimato?

Gesù vuole che tutti sappiano che l'ha guarita? E' offeso? Si sente derubato? Questo non è il suo

stile. Gesù si muove in funzione del riuscire ad amare l'uomo, quindi lo fa per lei, per guarirla di qualcos'altro o per fargli qualche altro dono.

Essere guarita è bello, ma vivere in comunione con lui è più bello ancora. Gesù l'invita a passare

nella sua morte, a vivere la sua umiliazione pubblicamente, con lui presente, per scoprire che lui la tira fuori da quella morte e gli dà una nuova vita in comunione con lui.

Questa donna, che prima cercava di nascondere il suo male, probabilmente d'ora in avanti parlerà

solo di questo, perché questo è stato lo strumento che le ha permesso di conoscere Gesù e la sua

fraternità. Questo significa anche sentirsi accolti e amati tanto da poter essere sè stessi, senza più doversi nascondere nulla, e di conseguenza poter cominciare ad amare. Non è solo guarita, gli è offerta una vita di qualità.

Questa è la dimensione battesimale alla quale il Signore chiama tutti noi. Questo è il primo annuncio e la nuova evangelizzazione da fare oggi.

 

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