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TESTO Io sono la luce del mondo

don Romeo Maggioni  

III domenica T. Pasqua (Anno C) (18/04/2010)

Vangelo: Gv 8,12-19 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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12Di nuovo Gesù parlò loro e disse: «Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita». 13Gli dissero allora i farisei: «Tu dai testimonianza di te stesso; la tua testimonianza non è vera». 14Gesù rispose loro: «Anche se io do testimonianza di me stesso, la mia testimonianza è vera, perché so da dove sono venuto e dove vado. Voi invece non sapete da dove vengo o dove vado. 15Voi giudicate secondo la carne; io non giudico nessuno. 16E anche se io giudico, il mio giudizio è vero, perché non sono solo, ma io e il Padre che mi ha mandato. 17E nella vostra Legge sta scritto che la testimonianza di due persone è vera. 18Sono io che do testimonianza di me stesso, e anche il Padre, che mi ha mandato, dà testimonianza di me». 19Gli dissero allora: «Dov’è tuo padre?». Rispose Gesù: «Voi non conoscete né me né il Padre mio; se conosceste me, conoscereste anche il Padre mio».

Il giorno in cui ufficialmente Gesù fu presentato al tempio, il vecchio Simeone lo chiamò "luce delle genti", ma aggiunse: "Segno di contraddizione affinché siano svelati i pensieri di molti cuori" (Lc 2,35). Ecco: Gesù, luce che apre alla vita, ma non tutti si aprono a questa luce, e da sempre anche la Chiesa e i Cristiani divengono testimoni spesso incompresi, quando non emarginati e perseguitati.

Richiede una disposizione soggettiva per cogliere e credere alla luce che è Cristo. Sta qui il giudizio di vita o di morte che ciascuno si dà di fronte all'iniziativa salvifica di Dio.

1) IO SONO LA LUCE

"Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Era nel mondo,...eppure il mondo non lo ha riconosciuto" (Gv 1,9-10). Anche se - è sempre san Giovanni che nel prologo dà questa visione globale del disegno di Dio - "La luce splende nelle tenebre e le tenebre non l'hanno vinta" (Gv 1,5). E' il dramma della salvezza: offerta da Dio a tutti gli uomini, ma bloccata nel suo espandersi dalla libertà del cuore umano, purtroppo incomprensibilmente chiuso alla luce. Già di fronte a Gesù si alza la contestazione dei Giudei: "La tua testimonianza non è vera". E anche Paolo, di fronte agli Ebrei di Roma, "cercava di convincerli riguardo a Gesù, partendo dalla legge di Mosè e dai Profeti. Alcuni erano persuasi delle cose che venivano dette, altri invece non credevano" (Lett.). Allora doveva concludere: "Sia dunque noto a voi che questa salvezza di Dio fu inviata alle nazioni, ed esse ascolteranno" (Ibid.).

La luce non può essere soffocata, il Vangelo non può essere incatenato: "A voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti" (Mt 21,43). Rifiutato dagli Ebrei, il Vangelo passa ai Gentili. Paolo era assolutamente convinto della efficacia del vangelo, "perché è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede" (Epist.). Purché non si chiuda il cuore, come già aveva avvertito Isaia: "Il cuore di questo popolo è diventato insensibile, sono diventati duri di orecchi e hanno chiusi gli occhi" (Lett.). Anche Gesù ha rinfacciato ai suoi interlocutori: "Voi giudicate secondo la carne". Un giorno, davanti all'evidente segno del cieco nato guarito, Gesù ebbe a dichiarare con forza: "Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: Noi vediamo, il vostro peccato rimane" (Gv 9,41).

E' rifiuto di una luce che conduce alla vita: "Chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita". Luce che dà vita eterna: "In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini" (Gv 1,4). Dichiarerà esplicitamente Gesù: "Io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza" (Gv 10,10). La strada è credere a lui: "Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; chi non obbedisce al Figlio non vedrà la vita" (Gv 3,36). Riconoscere Gesù è arrivare a conoscere e possedere il Padre: "Se conosceste me, conoscereste anche il Padre mio". Gesù insisteva: "Credete a me: Io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse" (Gv 14,11).

2) CREDERE ALLA LUCE

"Dov'è tuo Padre?", cioè quali sono i segni che vieni dal Padre? Anche a noi vien da dire: dove sono le prove della qualità divina della mia fede? Sentiamo, come dice Paolo, di "essere stati salvati nella speranza" (Rm 8,24). Si tratta allora di recuperare i segni divini compiuti da Gesù. Egli si sentiva forte proprio perché poteva portare la testimonianza del Padre: "Sono io che do testimonianza di me stesso, e anche il Padre, che mi ha mandato, dà testimonianza di me". Le opere che compio dicono che sono inviato dal Padre: "Quelle opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato" (Gv 5,36). La documentazione base della nostra fede sono i fatti narrati nel vangelo, la testimonianza diretta di chi ha sperimentato la presenza divina nella persona di Gesù: "Noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità" (Gv 1,14).

Ma ci vuole altro perché quei fatti divengano convincenti al nostro sguardo. Gesù l'aveva detto: "Quando verrà il Paraclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me" (Gv 15,26). Sarà lui a farci capire quanto Gesù ha detto: "Vi guiderà a tutta la verità, prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà" (Gv 16,13-14). E' grazia di Dio la fede in Gesù: "Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato. Sta scritto nei Profeti: E tutti saranno istruiti da Dio" (Gv 6,44-45). La mia croce, dice Gesù, diverrà come una calamita che attira a me i cuori sinceri: "Io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me" (Gv 12,32).

Ma non di meno si richiede una disposizione personale che è fatta anche di coerenza morale. Disse Gesù: "La luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che sue opere sono state fatte in Dio" (Gv 3,19-21). Del resto l'aveva promesso: "Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio" (Mt 5,8). San Paolo identifica in un orgoglio personale questa incapacità di percepire Dio: "Pur avendo conosciuto Dio, non lo hanno glorificato né ringraziato come Dio, ma si sono perduti nei loro vani ragionamenti e la loro mente ottusa si è ottenebrata. mentre si dichiaravano sapienti, sono diventati stolti" (Rm 1,21-22).

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"Neppure i suoi fratelli credevano in lui" (Gv 7,5). Giunto a Gerusalemme si "faceva un gran parlare di lui. Alcuni infatti dicevano: E' buono! Altri invece dicevano: No, inganna la gente!" (Gv 7,12). Ieri come oggi: davanti alla luce uno può chiudere gli occhi. Anche oggi il mondo è pieno di pregiudizi. Forse per questo Gesù incaricò i suoi ad essere "luce del mondo.., perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre" (Mt 5,14-16). Testimoni almeno per aiutare a ripulire i pregiudizi, .. se non anche i pretesti!

 

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