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TESTO Dio ci conceda buoni pastori

Paolo Curtaz  

XI Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (16/06/2002)

Vangelo: Mt 9,36-10,8 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Gesù, 36vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore. 37Allora disse ai suoi discepoli: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! 38Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!».

1Chiamati a sé i suoi dodici discepoli, diede loro potere sugli spiriti impuri per scacciarli e guarire ogni malattia e ogni infermità.

2I nomi dei dodici apostoli sono: primo, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello; Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello; 3Filippo e Bartolomeo; Tommaso e Matteo il pubblicano; Giacomo, figlio di Alfeo, e Taddeo; 4Simone il Cananeo e Giuda l’Iscariota, colui che poi lo tradì.

5Questi sono i Dodici che Gesù inviò, ordinando loro: «Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani; 6rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d’Israele. 7Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino. 8Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date.

Mi colpisce sempre questo brano del vangelo, perché mi ci trovo coinvolto direttamente. Il Signore mi ha chiamato ad essere pastore, sull'esempio di Gesù, il grande, unico, buon pastore del suo popolo. Gesù, vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche è sfinite. Gesù vuole che anch'io senta questa compassione per le moltitudini di oggi, che abbia questa passione per tutti i miei fratelli, pensando ai loro problemi, alle loro difficoltà, al bisogno di speranza che tutti portano nel cuore. "La messe è molta ma gli operai sono pochi. Pregate il padrone della messe, perché mandi operai nella sua messe". Mi commuove pensare e immaginare le tante persone che hanno pregato e hanno meritato la mia vocazione; molte le ho conosciute: ne ricordo alcune, Maria Nanni, Suor Margherita in Clausura, tanti ammalati, bambini, amici, familiari. E' importante pregare per le vocazioni; Gesù ci dice di farlo. Lo vogliamo fare anche oggi e sempre. Dice Gesù: Bussate e vi sarà aperto, chiedete e otterrete. C'è un episodio nella vita di un grande prete, divenuto apostolo e salvatore di tanti ragazzi di strada (p. Guy Gilbert), che racconta così. "Mi chiedono spesso come sono diventato prete. E' a tredici anni che ho sentito una chiamata forte, imperiosa, che in un certo senso sento ancora, quarantasette anni dopo, con la stessa certezza. Un piccolo incidente di un anno prima, apparentemente, può essere stato la scintilla. Operato di appendicite all'ospedale, la sera una suora ci faceva dire la preghiera. Ci ha chiesto di pregare perché uno di noi fosse chiamato al sacerdozio. Ho sentito in modo misterioso che si trattava di me. La cosa è finita lì. E poi un anno dopo apparve questo desiderio folle. A volte una vocazione dipende da poca cosa: semplicemente da una frase, una riflessione, una preghiera, un incontro, un domanda. Non abbiate mai paura i pregare per le vocazioni. In ogni momento c'è da qualche parte un giovane che può essere chiamato".

Accanto alla preghiera la nostra collaborazione a questa opera del Signore: sensibilizzazione, amore, impegno cristiano. Diceva già S. Agostino: "Dio ci conceda buoni pastori. Dio voglia che non manchino ai nostri giorni i buoni pastori; Dio non permetta che ne rimaniamo privi; la sua misericordiosa bontà li faccia germogliare e li costituisca a capo delle chiese.

Certo, se vi sono delle buone pecore, vi saranno anche buoni pastori; perché dalle buone pecore si formano i buoni pastori". Questo perché tutti abbiamo la nostra parte nel progetto di Dio e nella vita della Chiesa. Già nel testo dell'Esodo ci viene detto dal Signore: "Voi sarete per me un regno di sacerdoti e una nazione santa"

Nel vangelo ci viene presentata l'immagine paradossale di dodici uomini per gli altri che Gesù chiama a sè per inviarli dopo averli istruiti. A un mondo che tenta di proporre l'immagine di un uomo che vuole salvarsi da solo, indisponibile per gli altri, la parola di Dio propone l'immagine di un uomo per gli altri che testimonia l'amore gratuito. In una società dove tutto "costa", dove tutto ha un prezzo, dove la concorrenza si batte in duello fino all'ultimo centesimo, la Parola fa una proposta di gratuità. Non è una proposta astratta, ma vera: dodici uomini vengono scelti e inviati a mani vuote con uno slogan invidiato da qualsiasi spot pubblicitario: "Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date". E' all'insegna di questa gratuità che la missione di Gesù continua ancora oggi nel mondo.

1° c'è una chiamata ad essere come Gesù.

2° Gesù istruisce coloro che chiama su ciò che devono e non devono fare che trova la sua sintesi nell'espressione: "Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date".

3° li invia: la missione dei credenti consiste nell'annunciare la grazia di Dio. Una missione che scaturisce dalla compassione di Gesù, che dal primo versetto vediamo che si commuove vedendo le folle perché erano stanche e sfinite, come pecore erranti senza pastore. Gesù vuole togliere gli uomini dalla dispersione e dalla solitudine per questo chiama a sè dodici uomini. Li chiama per nome: a significare la loro esistenza concreta, uomini del loro tempo, non uomini speciali, se non nel fatto di avere seguito Lui, Uomo speciale perché Dio. In questi dodici sono presenti tutti coloro che, al seguito di Gesù, diverranno testimoni della sua compassione. Da notare l'ordine dei nomi: i primi 4 nomi, due coppie di fratelli: Pietro e Andrea, Giacomo e Giovanni, gli altri che non sono fratelli tra loro, li chiama a due a due, per sottolineare il vincolo di fraternità, il legame che deve sussistere tra loro, forte come il legame di sangue.

La missione scaturisce dalla compassione, da un amore profondo. E' l'amore dunque l'anima della missione che ha la finalità di portare la Vita: "Guarite gli infermi, risuscitate i morti, sanate i lebbrosi, scacciate i demoni".

Di questo brano è suggestivo lo stile di gratuità con cui si svolge la missione che viene esemplificato con sette imperativi negativi che si muovono attorno a due poli: il denaro e l'equipaggiamento. La proibizione è rigorosa in tutti e tre i vangeli, con alcune variazioni: Marco dice: "Non prendete niente", Luca: "Non prendete denaro", Matteo specifica: "Non prendete né oro, né argento, né bronzo" i metalli con i quali si coniavano le monete.

Non si dice ciò che bisogna portare con sè, ma ciò che non si deve portare: Nè bisaccia, né due tuniche, né sandali, né bastone. Con ciò si indicano gli oggetti più ovvi per un viaggio: La bisaccia contiene le provviste per il viaggio; la tunica serviva per proteggersi dal freddo; i sandali per facilitare il cammino; il bastone, sostegno per il viandante, serviva anche da arma contro animali selvaggi. La radicalità della prescrizione sta nel fatto che non è consentito ciò che è ovvio. Che significato dare al divieto di equipaggiamento? La missione come sequela di Gesù non solo esclude ogni ricerca di sicurezza, ma impegna colui che vi aderisce, come un servizio sacro e esclusivo. L'inviato di Gesù non esige nulla per sè, non lavora per il suo onore, grandezza, per il suo arricchimento. Il missionario deve fare affidamento sulla bontà del Signore e sulla generosità delle popolazioni che evangelizza. (cmv)

Ma il Signore non fa mancare nulla ai suoi testimoni, ma dà tutto se steso su questa terra e nell'eternità: "Voi che avete lasciato tutto, riceverete il centuplo su questa terra e la vita terna". Vogliamo coltivare un amore grande (la compassione) all'umanità, alla Chiesa, al Signore Gesù: questa è la missione e la grandezza di ogni sacerdote e di ogni cristiano.

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