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TESTO Chiamati a diventare una cosa sola

Suor Giuseppina Pisano o.p.

IV Domenica di Pasqua (Anno C) (25/04/2010)

Vangelo: Gv 10,27-30 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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27Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. 28Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. 29Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. 30Io e il Padre siamo una cosa sola».

La liturgia di questa domenica propone alla nostra riflessione un brevissimo passo del discorso di Gesù contenuto nel capitolo 10 del Vangelo di Giovanni, discorso in cui Cristo si definisce come il buon pastore di quelle pecore che il Padre stesso gli ha affidato; un discorso che, a prima vista, ha poca attinenza col mistero della Resurrezione che in queste domeniche celebriamo; ma che in realtà è pienamente pasquale, per via di quelle parole: "Io do loro la vita eterna.", parole che indicano in che consista la resurrezione per ogni uomo che creda in Lui.

La vita eterna: e pensiamo subito ad una esistenza che si prolunga indefinitamente e che speriamo perennemente felice; un'esistenza che la morte non può tener prigioniera, ma che scorre oltre il tempo, nella luce e nella gioia.

E' vero, anche questo desiderio, profondamente radicato nel cuore umano, si realizzerà; ma è poca cosa ridurre la vita eterna, di cui Gesù parla, ad una dimensione che non ha misura perché va oltre le barriere del tempo; la vita eterna è ben altro, è molto di più, perché essa è partecipazione alla stessa vita di Dio che è la fonte della vita; la vita eterna è partecipazione radicale, profonda, in virtù del Figlio Gesù Cristo, della stessa vita di Dio ed è Gesù, nostro pastore, a farcene dono.

Dunque la vita eterna è dono di redenzione, dono di Colui che ha vinto il peccato e la morte e ci unisce misteriosamente a sè, associandoci alla sua vita di Risorto; così, da quel mattino di Pasqua, ogni uomo è destinatario della vita eterna ed è chiamato a viverla nella fede e nell'amore in Cristo redentore.

Perciò la chiamata alla salvezza è vocazione universale, vocazione fondamentale, la quale sottende e determina ogni altra scelta o vocazione particolare di vita consacrata a Dio in Cristo.

E deve essere lui, il Figlio di Dio fatto uomo, la nostra scelta fondamentale, il modello cui guardare per raggiungere la salvezza e realizzare la somiglianza con Dio, quella somiglianza che si fa via via più profonda e chiara a mano a mano che cresce in noi la conformità a Cristo, nostra vita e nostra via, perché nostro vero pastore che ci introduce nella vita di comunione col Padre nello Spirito; quella comunione che sarà piena alla fine del tempo, ma che inizia ora, mentre siamo ancora in cammino, un cammino non sempre facile e non sempre piano, ma sicuro perché procede sulle orme di Cristo redentore, il quale ci assicura che nessuno può strapparci dalle sue mani: "Il Padre mio, che me le ha date è più grande di tutti, e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola".

E' una verità consolante questa che il Vangelo di oggi ci rivela, quando dice che ogni uomo è dono di Dio al Figlio, un dono prezioso, un dono da non perdere, ma da coltivare e far crescere; un dono da far risplendere agli occhi del Padre che riconoscerà, in ogni persona redenta, l'immagine del Figlio, l'Unico a Lui perfettamente somigliante, perché anch'egli Dio; sarà poi il Figlio a riconsegnarci in dono al Padre, rinnovati per il mistero della sua morte redentrice e della sua resurrezione.

Il Cristo Buon Pastore è veramente, colui che ha realizzato il desiderio del Padre il quale non vuole che alcuno si perda, ma che ogni uomo si salvi; ed ecco l'immagine dei salvati che ci dà oggi Giovanni, in quella sua visione descritta nel libro dell'Apocalisse: "Io, Giovanni, vidi: ecco, una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all'Agnello, avvolti in vesti candide, e tenevano rami di palma nelle loro mani." Una visione stupenda, che ci apre gli occhi sull'amore di Dio che non conosce confini, sul valore del sacrificio di Cristo che fa nuova ogni creatura, e sulla preziosità di ogni uomo agli occhi di Dio se, per cercarlo e salvarlo, nella persona del Figlio si è fatto uomo, si è fatto Pastore, unico e vero, capace di affrontare dolore e morte per quell'unica, povera, pecora sperduta.

Ma tutto ciò, anche se dono gratuito di Dio e del Cristo, non si realizza senza la collaborazione dell'uomo, collaborazione che il breve passo del Vangelo di Giovanni indica nei verbi: conoscere, acoltare, seguire.

"Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono."; queste le parole di Gesù che indicano la condizione perché lui possa ridonarci al Padre, rivestiti dello splendore originario, fatti nuovi nel Mistero della Redenzione; ora sta all'uomo ascoltare la voce del Cristo che giunge ancora a noi attraverso la Chiesa che ce ne ripete e consegna la Parola; sta all'uomo lasciarsi incontrare dal Cristo e non sottrarsi alla sua presenza amica, non sottrarsi al suo amore che salva, lasciarsi conoscere da Lui, dove il verbo conoscere, indica l'amore di Dio che ci avvolge e ci trasforma in profondità.

E' fondamentale lasciarsi conoscere e desiderare di conoscere Cristo, per poi riconoscerne la sua presenza viva, nella Storia, la nostra storia, sicuramente oscura e trascurabile agli occhi dei più, ma interessante e ricca di fascino agli occhi di Dio, che in noi si specchia.

Infine, se si è incontrato il Cristo e ci siamo lasciati avvolgere dal suo amore, vien da sè che lo seguiamo per quella stessa via che lui ha percorso, così come le pecore, alla voce del pastore che le chiama, lo seguono; lo sappiamo, la sequela di Cristo è ardua perché è fatta anche di dolore e di croce, ma è l'unica che garantisca la salvezza, l'unica per la quale entriamo in comunione con la Trinità Santa, accogliendo in noi il dono della vita eterna, una vita che già possiamo sperimentare nel tempo per la fede, fin da ora; una vita che siamo chiamati e inviati ad annunciare a quanti ancora non la conoscono, o che, nel dubbio, son tentati di ignorare; dobbiamo annunciarla perché quella moltitudine immensa, di cui parla Giovanni, giunga alla sua pienezza, e si adempia la volontà del Padre che Paolo esprime con queste parole: "Così ci ha ordinato il Signore: Io ti ho posto per essere luce delle genti, perché tu porti la salvezza sino all'estremità della terra"; ed ogni battezzato è, con Cristo, portatore di salvezza.

sr maria Giuseppina Pisano o.p.
mrita.pisano@virgilio.it

 

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