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TESTO Mc 2, 18-22

padre Paul Devreux

VIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (27/02/2000)

Vangelo: Mc 2,18-22 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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18I discepoli di Giovanni e i farisei stavano facendo un digiuno. Vennero da lui e gli dissero: «Perché i discepoli di Giovanni e i discepoli dei farisei digiunano, mentre i tuoi discepoli non digiunano?». 19Gesù disse loro: «Possono forse digiunare gli invitati a nozze, quando lo sposo è con loro? Finché hanno lo sposo con loro, non possono digiunare. 20Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora, in quel giorno, digiuneranno. 21Nessuno cuce un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio; altrimenti il rattoppo nuovo porta via qualcosa alla stoffa vecchia e lo strappo diventa peggiore.

22E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti il vino spaccherà gli otri, e si perdono vino e otri. Ma vino nuovo in otri nuovi!».

In questo vangelo vediamo che Gesù sceglie il primato della persona a scapito dell'ideologia.

I discepoli di Giovanni e i farisei stanno facendo un digiuno. E' un esercizio che aiuta il cammino di conversione e la preghiera. Sappiamo che anche Gesù lo faceva all'occorrenza. E' una cosa ottima.

Alla domanda: "perché i tuoi non digiunano?" Gesù risponde che essi sono come degli invitati a nozze.

Gesù ha costituito da poco la sua piccola comunità. Stanno imparando a conoscersi, e a camminare insieme. Il loro bisogno non è quello di digiunare, ma di fare festa per la novità dello stare insieme.

Proporlo adesso, sarebbe come se io proponessi di fare sacrifici per mettere soldi da parte, in funzione dei figli, ad una ragazza che ho conosciuto da poche settimane. Quella mi pianta subito. "C'è un tempo per piangere e un tempo per ridere" (Qo.3,4). Problema è discernere il tempo in cui siamo; capire qual è il bisogno mio e delle persone che mi stanno vicino.

I discepoli di Giovanni fanno digiuno perché il loro maestro è in prigione e sono preoccupati. Pregano per lui, non possono fare festa, devono digiunare: viene spontaneo come per chi è in lutto e non ha fame.

I farisei desiderano fare un cammino di conversione, per essere pronti nel giorno del Signore; è una cosa ottima.

Il problema nasce quando questi esercizi di pietà diventano ideologia, alla quale mi attacco per insicurezza, o per non fare la fatica di discernere le situazioni.

Il Sabato è una cosa ottima, ma Gesù lo mette al servizio dell'uomo.

Oggi c'è l'ideologia del nuovismo e del dover essere giovani; tutto deve adattarsi alla novità del momento, al pensiero dominante. Non sempre il nuovo è meglio per tutti.

Gesù dice: "Nessuno cuce una toppa di panno grezzo su un vestito vecchio"; chiaramente per non rovinarlo, perché è bello. Gesù non vuole buttare niente, rispetta il vecchio e sta attento a non sciuparlo.

Stesso discorso per il vino nuovo e gli otri vecchi. Gesù vuole salvare sia il vino che gli otri.

Ogni cosa a suo tempo; le pratiche spirituali non devono precedere la persona, non bisogna incasellare nessuno; questo è un difetto delle religiosità fondamentaliste.

Gesù sceglie il primato della persona, non della spiritualità o della pratica religiosa. Non tutto ciò che va bene per me va bene per tutti. Ci sono bisogni individuali, magari contrastanti con quelli degli altri. Non è vero che se lo fanno gli altri è bene che lo faccia anche io; bisogna pregare e discernere. Questo è faticoso.

Gesù è pratico e sapiente, fa la cosa giusta al momento giusto. Non propone una cosa a chi non è in grado di capirne il valore e l'utilità.

Il fariseo si attacca alle forme di spiritualità collaudate. Forse anche io lo faccio.

Ho la libertà di dire per esempio: c'è un tempo per andare a messa e uno per non andarci? O dico anche io: se tu ti vuoi salvare devi fare così, così e così?

Donami, Signore, di fare la fatica di domandarmi cosa è utile alla mia vita oggi, liberandomi dal seguire gli schemi a occhi chiusi, affinché possa arrivare a poter aiutare anche altri a fare questa fatica, nel nome di Gesù Signore nostro.

 

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