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Giovedì della XXIII settimana del Tempo Ordinario (Anno I) (10/09/2009)

Vangelo: Lc 6,27-38 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 6,27-38

27Ma a voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, 28benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male.

29A chi ti percuote sulla guancia, offri anche l’altra; a chi ti strappa il mantello, non rifiutare neanche la tunica. 30Da’ a chiunque ti chiede, e a chi prende le cose tue, non chiederle indietro.

31E come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro. 32Se amate quelli che vi amano, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori amano quelli che li amano. 33E se fate del bene a coloro che fanno del bene a voi, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori fanno lo stesso. 34E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. 35Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e la vostra ricompensa sarà grande e sarete figli dell’Altissimo, perché egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi.

36Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso.

37Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. 38Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio».

L'obiettivo dell'atteggiamento proposto a noi da Gesù è avere "in grembo" una pienezza ricevuta nel seguirlo nel suo esercizio a noi suggerito.

Quando la nostra coscienza ha questo obiettivo per prefissato, possiamo contare sulla pienezza da ricevere in dono da Lui.

L'atteggiamento consiste quindi nel misurare le nostre azioni, i nostri pensieri e le nostre parole, esercizio fatto su di noi e che ci permette di farci recettori appieno del dono.

Questo esercizio su di noi ha come riscontro di garanzia nel procedimento il nostro prossimo: a secondo di come lo misuriamo, sappiamo se stiamo ricevendo o no il dono per noi: il prossimo è il nostro specchio, è la cartina tornasole per vedere se l'esercizio su di noi sta avanzando nell'effetto.

Inoltre, l'esercizio ci viene suggerito dall'occasione del prossimo: quando vogliamo esercitarci alla meglio, ecco che abbiamo questa possibilità: abbiamo sempre qualcuno accanto, che passa.

Misurandoci su questo nostro atteggiamento e sul rapporto con il prossimo passiamo dalla soggettività all'oggettività del percorso: dal buono al vero.

Altrimenti, se è solo per noi bontà potrebbe svuotarci della disponibilità.

 

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