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TESTO Una Pasqua di corsa

don Giovanni Berti

Domenica di Pasqua - Risurrezione del Signore (Anno C) (04/04/2010)

Vangelo: Gv 20,1-9 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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1Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. 2Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». 3Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. 4Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. 5Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. 6Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, 7e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. 8Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. 9Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.

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Sempre di corsa, siamo sempre di corsa.

L'altro giorno uno dietro di me in macchina, per il solo fatto che ho rallentato ad uno "stop" dove si vedeva chiaramente che non c'era nessuno dall'altra parte, mi ha suonato e con volto minaccioso mi ha mandato a quel paese (o da altre parti... non ho capito bene). Sembrava che avesse maledettamente fretta. Forse stava correndo da qualche parte per una urgenza di famiglia, o semplicemente, conoscendo la strada, non sopportava che uno come me passasse di li e intralciasse il suo cammino.

Un piccolissimo episodio di "fretta urbana" che tutti prima o poi in vari modi sperimentiamo. A volte anch'io sono così preso dalla fretta di finire le mie cose, che liquido le persone con una fretta incredibile, mostrandomi impaziente e sbrigativo.

La velocità è la caratteristica del nostro tempo. Abbiamo notizie più velocemente attraverso i sempre più rapidi mezzi di comunicazione, e ci spostiamo sempre più velocemente con strade sempre più diritte e treni sempre più ad alta velocità.

Abbiamo tutto quello che vogliamo più in fretta, eppure siamo sempre più di corsa con l'ansia di non arrivare e di non fare mai in tempo.

Non voglio arenarmi in una sterile critica sul nostro tempo, anche perché non serve a nulla. E non voglio lanciarmi in nostalgie del passato quando "tutto era meglio".

Volevo solo sottolineare ancora una volta la sintonia tra quel che viviamo oggi e il Vangelo.

Giovanni, nel raccontare la scoperta della tomba vuota il mattino della resurrezione, ci presenta tutti i personaggi di corsa: Maria di Magdala che corre dai discepoli dopo aver trovato la pietra del sepolcro di Gesù rotolata via; Pietro e Giovanni che corrono al sepolcro per vedere, e Giovanni che corre più velocemente fino a distaccare Pietro.

E' una corsa carica di ansia e di preoccupazione. I personaggi sono disorientati da quel che sperimentano e vorrebbero capire in fretta quel che sta succedendo.

Qualcosa di nuovo e di inaspettato sta accadendo e quindi non riescono starsene a casa a far finta di nulla.

Ce' un bel dipinto che rappresenta questa corsa dei discepoli. E' l'opera più famosa di un illustratore-pittore vissuto a cavallo tra il XIX e il XX secolo, Eugène Burnand.

L'opera si intitola proprio "i discepoli Pietro e Giovanni corrono al sepolcro la mattina della resurrezione", ed è conservata a Parigi al Museo d'Orsay.

A prima vista il quadro è assai semplice. Si vedono due personaggi vestiti in modo antico che corrono. Uno ha un volto e un atteggiamento più emotivo e commosso, l'altro è più stupito e quasi incredulo.

Se uno non legge la didascalia sotto il quadro, non capisce che cosa racconta l'episodio e non vede altro che questi due personaggi che corrono in una direzione precisa, spinti da qualche richiamo...

E' questo che mi fa riflettere guardando il quadro.

Il cristiano è uno che corre nella vita. Non è certo per ansia di arrivare in alto socialmente e economicamente o di superare gli altri, ma corre perché sente urgente sperimentare la presenza di Dio nella propria vita.

Se ai due discepoli importasse poco di Gesù, se la prenderebbero più comoda e al limite andrebbero al sepolcro per curiosità, ma nulla più.

Il Vangelo di Giovanni cerca di restituirci i sentimenti dei due discepoli Pietro e Giovanni che corrono al sepolcro. Penso che in entrambi c'è la paura che qualcosa non sia andato per il verso giusto, ma sentono che la loro fede è costretta a crescere per non rimanere nella pura nostalgia del Maestro che è morto e ora non c'è più.

La loro corsa evidenzia la loro fede. Non è la fede di chi ha mille certezze e nessun dubbio, altrimenti sarebbero fermi e granitici e si sbilancerebbero in avanti in un correre che fa rischiare di cadere ogni tanto.

Ci riconosciamo in questa corsa? Abbiamo anche noi la preoccupazione di comprendere un po' di più quel Cristo che tante volte crediamo morto e sepolto nella nostra vita e nella vita della società?

Accettiamo il rischio di cadere e inciampare nel nostro cammino di fede? Ci crediamo che avere fede significa sbilanciarsi in avanti nella ricerca e nel desiderio di allargare conoscenze e confronti? Oppure cerchiamo a tutti i costi di trovare e rimanere in punti fermi e in insindacabili sicurezze?

La Chiesa (ci siamo tutti... anch'io) a volte sembra rallentare la corsa e sembra preferire la stasi delle sicurezze raggiunte. Forse a volte come credenti abbiamo perso lo slancio. E con noi si ferma anche chi ci sta accanto.

Pietro e Giovanni, contagiati dalla corsa di Maddalena si mettono a correre insieme.

Riprendiamo anche noi a correre alla ricerca di Gesù, e coinvolgiamo in questa corsa anche chi ci sta accanto e che magari è fermo e sbloccato dai problemi e dalle altre frette della vita di oggi.

Auguri per Pasqua di corsa... perché tutta la vita di fede non si blocchi.

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