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TESTO Doveva risuscitare dai morti

Suor Giuseppina Pisano o.p.

Domenica di Pasqua - Risurrezione del Signore (Anno C) (04/04/2010)

Vangelo: Gv 20,1-9 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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1Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. 2Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». 3Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. 4Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. 5Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. 6Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, 7e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. 8Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. 9Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.

"O Dio, potenza immutabile e luce che non tramonta, volgi lo sguardo alla tua Chiesa...e compi l'opera predisposta nella tua misericordia: tutto il mondo veda e riconosca che ciò che è distrutto si ricostruisce, ciò che è invecchiato si rinnova, e tutto ritorna alla sua integrità, per mezzo del Cristo che vive..."; recita così una delle orazioni della Veglia di questo gorno, unico e splendido, che celebra il Mistero della resurrezione del Cristo, un evento che solo l'infinita creatività dell'amore del Padre poteva realizzare.

Nell'orazione la Chiesa chiede che l'umanità intera, credenti e non, riconosca in questo evento straordinario che ciò che è distrutto si ricostruisce, ciò che è vecchio ridiventa giovane, fecondo e forte, e ciò che era morto, possiamo aggiungere, riprende vita, e tutto questo in virtù del Cristo, il Figlio di Dio crocifisso e risorto.

"Il senso del messaggio della Pasqua è che Dio è la morte della morte - scrive D. Bonhoeffer - perché Dio vive e perciò vive anche Cristo; la morte non ha potuto trattenerlo, contro l'infinita potenza di Dio. E' Dio che ha pronunciato una parola potente sulla morte: l'ha annientata, ha risuscitato Cristo. Dio vive, Cristo vive e con lui anche noi viviamo: questa è la Pasqua. Non l'abbandono da parte di Dio ma la pienezza in lui; non la vittoria dell'uomo su Dio ma la vittoria di Dio sull'umanità, sulla morte, sulla colpa e sulla ribellione: questa è la Pasqua." (D.Bonhoeffer - Domenica di Pasqua 1928).

Solo Dio, solo la potenza infinita del suo amore, poteva far risorgere Gesù di Nazareth, il Cristo, e in Lui rigenerare a vita nuova, ringiovanire e riportare all'integrità originaria ogni uomo che creda nel Figlio di Dio; un prodigio che supera ogni intelligenza ed immaginazione, un evento che non ha avuto testimoni oculari e perciò un evento che richiede una grande fede, fede che può non essere facile come si evince anche dal racconto evangelico di quel "primo giorno dopo il sabato...", che abbiamo letto durante la Veglia di Pasqua.

Il testo di Luca ci dice che le donne, sicuramente quelle stesse che seguirono il Maestro fin sul Calvario, "di buon mattino si recarono alla tomba, portando con sè gli aromi che avevano preparato" quegli unguenti profumati che servivano per il cadavere; dunque le donne erano sicure di recarsi a rendere omaggio ad un morto; poi, giunte al sepolcro, lo trovarono aperto, e una volta entrate, recita il testo: "non trovarono il corpo del Signore".

Cristo, infatti, era risorto e l'esperienza delle donne di fronte al sepolcro ormai vuoto è soltanto di sconcerto, di silenzio, di vuoto; ed è normale che sia così, perché la mente umana, con le sue sole capacità, non può penetrare nel Mistero di Dio e non può comprendere le opere grandi di Lui se non è Dio stesso ad illuminarla con la sua stessa luce.

Anche per le donne ci fu quel dono di grazia: l'irruzione della luce di Dio che rivelò la resurrezione del Cristo attraverso le parole dei due Angeli:. Scrive Luca: "Mentre esse erano ancora incerte ecco due uomini apparire, vicino a loro, in vesti sfolgoranti; essi dissero loro: Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risuscitato. Ricordatevi come vi parlò, quando era ancora in Galilea, dicendo che bisognava che il Figlio dell'uomo fosse consegnato in mano ai peccatori, che fosse crocifisso e risuscitasse il terzo giorno".

Solo ora le donne riescono a credere, solo ora, illuminate dall'alto, comprendono le parole udite un giorno dal Maestro e si affrettano a dare agli Undici l'annuncio della resurrezione; ma anche per costoro, credere fu impossibile e giudicarono il racconto delle donne come un "vaneggiamento", finché la luce del Risorto non illuminò anche loro.

Non sarà diversa l'esperienza dei due discepoli di Emmaus, che leggiamo sempre nel racconto di Luca; i due si allontanano tristi da Gerusalemme e, mentre camminano, commentano delusi ciò che era accaduto pochi giorni prima; anche loro son ben lontani dal ricordare le parole del Maestro quando parlava di resurrezione e neppure loro hanno prestato fede al racconto delle donne; si sono invece fermati all'apparente sconfitta del Cristo, il profeta "potente in opere e parole" dal quale speravano la liberazione di Israele; ma i fatti parlavano contro.

Al forestiero che li raggiunge lungo la via dissero: "Alcuni dei nostri sono andati alla tomba ed hanno trovato come avevano detto le donne; ma lui non l'hanno visto"; del resto i due non riuscirono neppure a vedere il Cristo Risorto nel loro occasionale compagno di viaggio; lo riconosceranno più tardi, quando fattasi ormai sera, entrarono in una locanda per prender cibo; fu allora, in occasione di quella modesta cena, che la luce di Dio li raggiunse e i loro occhi si aprirono sul Mistero: "Quando fu a tavola con loro prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista. Ed essi dissero l'un l'altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?»"; solo allora credettero nel Risorto e corsero a gridare la loro fede agli Undici.

Anche a noi, come ai due di Emmaus, sono stati consegnati due segni: il pane e la parola, due segni attraverso i quali ci giunge la luce di Dio, quel dono di grazia che fortifica la nostra fede, perché credendo nell'invisibile, aderiamo sempre più pienamente al Cristo morto e risorto e, aderendo a lui, facciamo morire in noi quanto non è conforme al suo insegnamento, e facciamo vivere e crescere tutto ciò che a lui ci unisce e ci fa assomigliare.

Il Mistero della Pasqua è, dunque, anche il mistero della nostra rassomiglianza a Dio, rassomiglianza che cresce a misura dell'adesione a Cristo, il Risorto che come si accompagnò agli sconsolati discepoli di Emmaus, ancora ci accompagna e ci guida perché la nostra vita diventi annuncio e testimonianza di Lui; un annuncio che si fa grido di verità, che Lo indichi ancora vivo e presente nel nostro tempo e nella nostra Storia.

sr Maria Giuseppina Pisano o.p.
mrita.pisano@virgilio.it

 

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