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TESTO Passioni diverse

Marco Pedron  

Domenica delle Palme (Anno C) (28/03/2010)

Vangelo: Lc 22,14-23,56 (forma breve: Lc 23,1-49) Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 22,14-23,56

14Quando venne l’ora, prese posto a tavola e gli apostoli con lui, 15e disse loro: «Ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione, 16perché io vi dico: non la mangerò più, finché essa non si compia nel regno di Dio». 17E, ricevuto un calice, rese grazie e disse: «Prendetelo e fatelo passare tra voi, 18perché io vi dico: da questo momento non berrò più del frutto della vite, finché non verrà il regno di Dio». 19Poi prese il pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: «Questo è il mio corpo, che è dato per voi; fate questo in memoria di me». 20E, dopo aver cenato, fece lo stesso con il calice dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che è versato per voi».

21«Ma ecco, la mano di colui che mi tradisce è con me, sulla tavola. 22Il Figlio dell’uomo se ne va, secondo quanto è stabilito, ma guai a quell’uomo dal quale egli viene tradito!». 23Allora essi cominciarono a domandarsi l’un l’altro chi di loro avrebbe fatto questo.

24E nacque tra loro anche una discussione: chi di loro fosse da considerare più grande. 25Egli disse: «I re delle nazioni le governano, e coloro che hanno potere su di esse sono chiamati benefattori. 26Voi però non fate così; ma chi tra voi è più grande diventi come il più giovane, e chi governa come colui che serve. 27Infatti chi è più grande, chi sta a tavola o chi serve? Non è forse colui che sta a tavola? Eppure io sto in mezzo a voi come colui che serve.

28Voi siete quelli che avete perseverato con me nelle mie prove 29e io preparo per voi un regno, come il Padre mio l’ha preparato per me, 30perché mangiate e beviate alla mia mensa nel mio regno. E siederete in trono a giudicare le dodici tribù d’Israele.

31Simone, Simone, ecco: Satana vi ha cercati per vagliarvi come il grano; 32ma io ho pregato per te, perché la tua fede non venga meno. E tu, una volta convertito, conferma i tuoi fratelli». 33E Pietro gli disse: «Signore, con te sono pronto ad andare anche in prigione e alla morte». 34Gli rispose: «Pietro, io ti dico: oggi il gallo non canterà prima che tu, per tre volte, abbia negato di conoscermi».

35Poi disse loro: «Quando vi ho mandato senza borsa, né sacca, né sandali, vi è forse mancato qualcosa?». Risposero: «Nulla». 36Ed egli soggiunse: «Ma ora, chi ha una borsa la prenda, e così chi ha una sacca; chi non ha spada, venda il mantello e ne compri una. 37Perché io vi dico: deve compiersi in me questa parola della Scrittura: E fu annoverato tra gli empi. Infatti tutto quello che mi riguarda volge al suo compimento». 38Ed essi dissero: «Signore, ecco qui due spade». Ma egli disse: «Basta!».

39Uscì e andò, come al solito, al monte degli Ulivi; anche i discepoli lo seguirono. 40Giunto sul luogo, disse loro: «Pregate, per non entrare in tentazione». 41Poi si allontanò da loro circa un tiro di sasso, cadde in ginocchio e pregava dicendo: 42«Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà». 43Gli apparve allora un angelo dal cielo per confortarlo. 44Entrato nella lotta, pregava più intensamente, e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadono a terra. 45Poi, rialzatosi dalla preghiera, andò dai discepoli e li trovò che dormivano per la tristezza. 46E disse loro: «Perché dormite? Alzatevi e pregate, per non entrare in tentazione».

47Mentre ancora egli parlava, ecco giungere una folla; colui che si chiamava Giuda, uno dei Dodici, li precedeva e si avvicinò a Gesù per baciarlo. 48Gesù gli disse: «Giuda, con un bacio tu tradisci il Figlio dell’uomo?». 49Allora quelli che erano con lui, vedendo ciò che stava per accadere, dissero: «Signore, dobbiamo colpire con la spada?». 50E uno di loro colpì il servo del sommo sacerdote e gli staccò l’orecchio destro. 51Ma Gesù intervenne dicendo: «Lasciate! Basta così!». E, toccandogli l’orecchio, lo guarì.

52Poi Gesù disse a coloro che erano venuti contro di lui, capi dei sacerdoti, capi delle guardie del tempio e anziani: «Come se fossi un ladro siete venuti con spade e bastoni. 53Ogni giorno ero con voi nel tempio e non avete mai messo le mani su di me; ma questa è l’ora vostra e il potere delle tenebre».

54Dopo averlo catturato, lo condussero via e lo fecero entrare nella casa del sommo sacerdote. Pietro lo seguiva da lontano. 55Avevano acceso un fuoco in mezzo al cortile e si erano seduti attorno; anche Pietro sedette in mezzo a loro. 56Una giovane serva lo vide seduto vicino al fuoco e, guardandolo attentamente, disse: «Anche questi era con lui». 57Ma egli negò dicendo: «O donna, non lo conosco!». 58Poco dopo un altro lo vide e disse: «Anche tu sei uno di loro!». Ma Pietro rispose: «O uomo, non lo sono!». 59Passata circa un’ora, un altro insisteva: «In verità, anche questi era con lui; infatti è Galileo». 60Ma Pietro disse: «O uomo, non so quello che dici». E in quell’istante, mentre ancora parlava, un gallo cantò. 61Allora il Signore si voltò e fissò lo sguardo su Pietro, e Pietro si ricordò della parola che il Signore gli aveva detto: «Prima che il gallo canti, oggi mi rinnegherai tre volte». 62E, uscito fuori, pianse amaramente.

63E intanto gli uomini che avevano in custodia Gesù lo deridevano e lo picchiavano, 64gli bendavano gli occhi e gli dicevano: «Fa’ il profeta! Chi è che ti ha colpito?». 65E molte altre cose dicevano contro di lui, insultandolo.

66Appena fu giorno, si riunì il consiglio degli anziani del popolo, con i capi dei sacerdoti e gli scribi; lo condussero davanti al loro sinedrio 67e gli dissero: «Se tu sei il Cristo, dillo a noi». Rispose loro: «Anche se ve lo dico, non mi crederete; 68se vi interrogo, non mi risponderete. 69Ma d’ora in poi il Figlio dell’uomo siederà alla destra della potenza di Dio». 70Allora tutti dissero: «Tu dunque sei il Figlio di Dio?». Ed egli rispose loro: «Voi stessi dite che io lo sono». 71E quelli dissero: «Che bisogno abbiamo ancora di testimonianza? L’abbiamo udito noi stessi dalla sua bocca».

1Tutta l’assemblea si alzò; lo condussero da Pilato 2e cominciarono ad accusarlo: «Abbiamo trovato costui che metteva in agitazione il nostro popolo, impediva di pagare tributi a Cesare e affermava di essere Cristo re». 3Pilato allora lo interrogò: «Sei tu il re dei Giudei?». Ed egli rispose: «Tu lo dici». 4Pilato disse ai capi dei sacerdoti e alla folla: «Non trovo in quest’uomo alcun motivo di condanna». 5Ma essi insistevano dicendo: «Costui solleva il popolo, insegnando per tutta la Giudea, dopo aver cominciato dalla Galilea, fino a qui».

6Udito ciò, Pilato domandò se quell’uomo era Galileo 7e, saputo che stava sotto l’autorità di Erode, lo rinviò a Erode, che in quei giorni si trovava anch’egli a Gerusalemme.

8Vedendo Gesù, Erode si rallegrò molto. Da molto tempo infatti desiderava vederlo, per averne sentito parlare, e sperava di vedere qualche miracolo fatto da lui. 9Lo interrogò, facendogli molte domande, ma egli non gli rispose nulla. 10Erano presenti anche i capi dei sacerdoti e gli scribi, e insistevano nell’accusarlo. 11Allora anche Erode, con i suoi soldati, lo insultò, si fece beffe di lui, gli mise addosso una splendida veste e lo rimandò a Pilato. 12In quel giorno Erode e Pilato diventarono amici tra loro; prima infatti tra loro vi era stata inimicizia.

13Pilato, riuniti i capi dei sacerdoti, le autorità e il popolo, 14disse loro: «Mi avete portato quest’uomo come agitatore del popolo. Ecco, io l’ho esaminato davanti a voi, ma non ho trovato in quest’uomo nessuna delle colpe di cui lo accusate; 15e neanche Erode: infatti ce l’ha rimandato. Ecco, egli non ha fatto nulla che meriti la morte. 16Perciò, dopo averlo punito, lo rimetterò in libertà». 17[..]

18Ma essi si misero a gridare tutti insieme: «Togli di mezzo costui! Rimettici in libertà Barabba!». 19Questi era stato messo in prigione per una rivolta, scoppiata in città, e per omicidio.

20Pilato parlò loro di nuovo, perché voleva rimettere in libertà Gesù. 21Ma essi urlavano: «Crocifiggilo! Crocifiggilo!». 22Ed egli, per la terza volta, disse loro: «Ma che male ha fatto costui? Non ho trovato in lui nulla che meriti la morte. Dunque, lo punirò e lo rimetterò in libertà». 23Essi però insistevano a gran voce, chiedendo che venisse crocifisso, e le loro grida crescevano. 24Pilato allora decise che la loro richiesta venisse eseguita. 25Rimise in libertà colui che era stato messo in prigione per rivolta e omicidio, e che essi richiedevano, e consegnò Gesù al loro volere.

26Mentre lo conducevano via, fermarono un certo Simone di Cirene, che tornava dai campi, e gli misero addosso la croce, da portare dietro a Gesù.

27Lo seguiva una grande moltitudine di popolo e di donne, che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui. 28Ma Gesù, voltandosi verso di loro, disse: «Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli. 29Ecco, verranno giorni nei quali si dirà: “Beate le sterili, i grembi che non hanno generato e i seni che non hanno allattato”. 30Allora cominceranno a dire ai monti: “Cadete su di noi!”, e alle colline: “Copriteci!”. 31Perché, se si tratta così il legno verde, che avverrà del legno secco?». 32Insieme con lui venivano condotti a morte anche altri due, che erano malfattori.

33Quando giunsero sul luogo chiamato Cranio, vi crocifissero lui e i malfattori, uno a destra e l’altro a sinistra. 34Gesù diceva: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno». Poi dividendo le sue vesti, le tirarono a sorte.

35Il popolo stava a vedere; i capi invece lo deridevano dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto». 36Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto 37e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». 38Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei».

39Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». 40L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? 41Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male». 42E disse: «Gesù, ricòrdati di me quando entrerai nel tuo regno». 43Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».

44Era già verso mezzogiorno e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio, 45perché il sole si era eclissato. Il velo del tempio si squarciò a metà. 46Gesù, gridando a gran voce, disse: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito». Detto questo, spirò.

47Visto ciò che era accaduto, il centurione dava gloria a Dio dicendo: «Veramente quest’uomo era giusto». 48Così pure tutta la folla che era venuta a vedere questo spettacolo, ripensando a quanto era accaduto, se ne tornava battendosi il petto. 49Tutti i suoi conoscenti, e le donne che lo avevano seguito fin dalla Galilea, stavano da lontano a guardare tutto questo.

50Ed ecco, vi era un uomo di nome Giuseppe, membro del sinedrio, buono e giusto. 51Egli non aveva aderito alla decisione e all’operato degli altri. Era di Arimatea, una città della Giudea, e aspettava il regno di Dio. 52Egli si presentò a Pilato e chiese il corpo di Gesù. 53Lo depose dalla croce, lo avvolse con un lenzuolo e lo mise in un sepolcro scavato nella roccia, nel quale nessuno era stato ancora sepolto. 54Era il giorno della Parasceve e già splendevano le luci del sabato. 55Le donne che erano venute con Gesù dalla Galilea seguivano Giuseppe; esse osservarono il sepolcro e come era stato posto il corpo di Gesù, 56poi tornarono indietro e prepararono aromi e oli profumati. Il giorno di sabato osservarono il riposo come era prescritto.

La liturgia di oggi ci presenta la storia della passione di Gesù secondo l'evangelista Luca.

Ogni evangelista ci mostra un volto diverso di Gesù. E' lo stesso racconto, ma ognuno ne sottolinea un versante, un punto di vista, un immagine di Gesù. Questo ci ricorda che i racconti della passione, più che verità storiche, sono esperienze, racconti con cui chi ha scritto voleva dirci chi era Gesù per lui.

Per Marco Gesù è l'abbandonato. Tutti lo abbandonano, ma proprio tutti.

I discepoli dal monte degli Ulivi in poi lo abbandonano: mentre Gesù prega si addormentano per ben tre volte (14,32-42); Pietro impreca e nega di conoscerlo (15,66-72), Giuda addirittura lo tradisce (14,43-46).

Tutti fuggono: uno perfino lascia lì la veste pur di allontanarsi da Gesù (14,52). Romani e Giudei sono cinici: lo lasciano appeso alla croce sei ore (15,25.33) e durante tutto questo periodo lo prendono in giro e lo deridono (15,29-32). Perfino quando Gesù muore: "Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?" (15,34) lo deridono (15,36). Eppure il velo del tempio si squarcia e il centurione afferma: "Veramente quest'uomo era figlio di Dio" (15,39). Sono due segni chiari che attestano che, nonostante l'abbandono in cui Gesù è lasciato, Gesù non è un falso profeta.

La passione di Marco mi aiuta quando mi sento solo, quando tutti mi sono contro, quando io stesso credo di aver sbagliato tutto o di essere io stesso sbagliato.

Guardo Gesù e lo vedo disperato: perfino i suoi amici più cari, quelli più intimi, quelli con i quali aveva condiviso le gioie e le fatiche, quelli che avevano detto: "Noi, non ti abbandoneremo mai; noi ci saremo sempre per te; su di noi puoi contare", perfino quelli adesso se ne sono andati.

Ma ciò che è più drammatico è che perfino il suo Dio non parla, è in silenzio, tace. Forse anche lui lo ha abbandonato? Forse Gesù ha davvero sbagliato tutto?

In certi momenti della vita ci capiterà di credere di aver sbagliato tutto. Ci capiterà di aver voglia di farla finita, di toglierci di mezzo; ci capiterà di sentirci soli, abbandonati e traditi. Ci capiterà di essere additati, ridicolizzati, presi in giro, beffeggiati e umiliati.

Eppure Gesù non si sbagliò. Guardando a Lui, che credette in ciò che aveva dentro al di là di tutti i venti contrari, voglio credere in me e in ciò che ho dentro. Guardando a Lui vado avanti.

Quando leggo il vangelo di Marco osservo cosa può produrre la paura nelle persone: ti fa abbandonare, tradire, negare chi ami. Nessuno si schierò con Gesù; nessuno prese le sue parti, nessuno si espose. Tutti ritennero più opportuno rimanerne fuori, non impicciarsi, non cercarsi rogne. Magari lo amavano; magari lo sentivano veramente come la loro vita, ma la paura li portò a negare i loro sentimenti d'amore.

Matteo, che in parte ricalca Marco, si pone una grande domanda: chi è il colpevole della morte di Gesù?

Per Matteo tutti contribuiscono a loro modo alla morte del Signore. Tutti ne hanno una parte: chi direttamente, chi indirettamente; chi agendo chi non agendo.

Giuda? Giuda s'impicca perché si rende conto di essere stato un burattino in mano ai sommi sacerdoti (27,3-10).

Giuda è nient'altro che una piccola pedina di uno scacchiere molto più grande. E' un fantoccio che per denaro, per opportunità, vende il Signore e tutto sommato se stesso. Poi schiacciato dal senso di colpa, non regge e si uccide.

Giuda sono tutti quegli adulti che vendono ciò che hanno di più bello alla causa del lavoro, del denaro e dei soldi. Lavorano sempre, fanno orari impossibili, perché "otterranno". Con i loro soldi poi comprano regali ai figli (senso di colpa!) e fanno le vacanze in posti speciali, perché loro se lo possono permettere! Ma non si accorgono che stanno vendendo l'anima; non si accorgono che mettono prima dello spirito e dell'animo sempre qualcos'altro. Così un giorno si svegliano e si accorgono di essere vuoti, insoddisfatti, senza niente. Ma sono troppo deboli, troppo senza personalità per cambiare vita. Così si lasciano andare alla deriva, lasciano che il tempo passi finché un giorno la morte li coglierà (ma tanto sono già morti!).

Pietro? Pietro è l'uomo del grande entusiasmo (26,35): "Io non ti rinnegherò mai". Pietro fa grandi proclami, ma poi si sciolgono come neve al sole e per ben tre volte tradirà il suo maestro e amico (26,69-75).

Pietro sono tutti coloro che non si conoscono, ma che credono di spaccare il mondo. Allora fanno grandi proclami, allora si augurano amore eterno, allora si giurano che saranno sempre fedeli e lo credono per davvero. Ma c'è tanta innocenza o troppa presunzione o semplicemente ignoranza: non si conoscono. Non conosco le esigenze della fedeltà.

Tutti coloro che si sposano si giurano amore eterno l'un l'altro. Ma poi... Tutti coloro che fanno la Cresima dicono che Gesù sarà il centro della loro vita. Ma poi... Quanti dopo un incontro, un ritiro, un corso, dicono che cambieranno la loro vita. Ma poi... Quanti promettono che cambieranno, che non lo faranno più, che smetteranno, che saranno diversi. Ma poi...

Si diceva che il grande maestro orientale Li Chin avesse centomila o forse centocinquantamila monaci. Quando, intervistato, gli fu chiesto il numero esatto lui disse: "Quattro, forse cinque!".

Pilato? Pilato se ne lava le mani e con questo gesto crede di tirarsi fuori, di essere esente da responsabilità (27,11-26). La sua stessa moglie lo aveva pregato di non avere a che fare con quell'uomo (27,19).

Pilato sono tutti quelli che dicono: "Io non c'entro", e si credono a posto, si sentono tranquilli.

Se c'è un problema in classe, se non riguarda mio figlio, me ne lavo le mani. Se c'è un problema in parrocchia o nel mio condominio, ma non mi riguarda, meglio lavarsene la mani. Se c'è chi soffre cosa c'entro io? Che ci pensino quelli delegati e preposti a questo!

Davanti alla porta del Paradiso tutti erano in fila per entrare. Si avvicinarono alle porte un gruppo di amici dello stesso paese. Costoro avevano abusato di una ragazza. "Ma come credete di entrare qui dentro con quello che avete fatto? Fuori, qui non c'è spazio per voi!" tuonò S. Pietro. E, infatti nessuno di loro entrò. Subito dopo si presentò un uomo sempre di quello stesso paese. Era sicuro di entrare. Lui infatti non c'entrava con ciò che era successo; lui aveva visto da lontano e se ne era stato zitto per non correre rischi. "Ma come pensi di entrare?", tuonò S. Pietro. "Ma io non ho fatto niente!", rispose l'uomo. "Appunto! Perché non sei intervenuto? Fuori!".

E la folla? La folla è "il popolo bue" che si lascia condizionare dall'ultima moda e tendenza (27,20-23).

I sacerdoti e gli anziani la persuadono ad urlare: "Barabba" (27,20-23). E così quando Pilato chiede: "Chi dei due volete che vi rilasci?", la folla in maniera imbecille e inconsapevole urla: "Barabba!".

La folla rappresenta tutte le persone che si lasciano condizionare, influenzare. Sono tutti quelli che non hanno un pensiero proprio, che vivono di frasi fatte, preconfezionate o di quello che si sente dire in giro. Sono quelli che non riescono a sostenere una posizione o un'idea. Sono tutte quelle persone che credono al politico di turno: "Meno tasse per tutti; un milione di posti di lavoro; più occupazione; più benessere; più economia e salari più alti, ecc". Sono tutte quelle persone che credono ingenuamente che tutto il mondo sia Amici, il Grande Fratello, ecc. Sono tutte quelle persone che corrono dietro all'ultima moda o all'ultimo prodotto.

La folla non ha personalità: vive solo come insieme, ma non come singolo. Nessuno di loro è il diretto responsabile della morte di Gesù, eppure proprio loro lo hanno condannato a morte. Mt attraverso i suoi personaggi dice: "Siete tutti colpevoli, direttamente o no, perché tutti per paura o per interesse l'avete tradito e non avete preso le sue parti".

Luca mostra invece Gesù come colui che perdona tutti.

Luca edulcora i vari personaggi: i discepoli sono rimasti fedeli a Gesù nelle prove (22,28); nel Getsemani si addormentano solo una volta e non tre (22,39-46) ed è un sonno di tristezza; i nemici non presentano falsi testimoni come negli altri vangeli (22,66-70; Mt 26,60-62); Pilato per ben tre volte tenta di liberarlo perché è innocente (23,13-25); il popolo è addolorato per ciò che succede (23,27) e perfino uno dei due ladroni è buono (23,39-43).

In Lc Gesù si preoccupa di tutti: guarisce l'orecchio del servo durante l'arresto (22,50-51), si preoccupa per la sorte delle donne mentre sale sul Calvario (23,28-31), perdona i suoi crocefissori (23,34) e promette il paradiso al ladrone pentito (23,43).

Gesù in Luca è colui che capisce i suoi nemici: fanno così perché vivono nel buio e nelle tenebre, altrimenti non potrebbero agire così.

Questo vale sempre: la gente è cattiva non perché sia cattiva, ma perché dentro è arrabbiata; la gente è nervosa, "scattosa", suscettibile, perché dentro è inquieta e non riesce a dar voce ai turbamenti interni; la gente è giudicante perché non conosce la misericordia con sé, non conosce la tenerezza, non conosce l'amore; la gente disprezza gli altri e umilia perché non sa andare dentro il cuore degli uomini.

Gesù li perdona non perché sia giusto ciò che fanno. Gesù li perdona perché sono ciechi, non ci vedono, scambiano il male per il bene e il bene per il male; credono di essere religiosi e invece sono atei; credono di rendere omaggio a Dio e uccidono suo Figlio; credono nelle regole perché non hanno coscienza; credono di sapere e vivono nell'ignoranza totale.

Quanta gente vive così! Credono di essere liberi e, invece, sono così condizionati che neppure se ne accorgono. Credono di essere i padroni della loro vita e invece sono seduti su di un treno. Dicono: "Io faccio la mia vita", e non si accorgono che è il treno che li porta. Credono di conoscersi, ma non sanno dire cosa sono; credono di conoscere Dio perché hanno letto qualche libro o visto qualche documentario o trasmissione, per cui basta un libro di Dan Brown per metterli in confusione. Dio li perdonerà un giorno. Ma nessuno si giustifichi perché l'ignoranza (soprattutto quella "vestita" da sapere) uccide, distrugge, umilia e compie le peggiori atrocità.

Per Giovanni, invece, Gesù è l'uomo consapevole che va incontro volontariamente al suo destino. Anche se viene giustiziato in realtà è Lui il vero re.

E' sovrano di se stesso e lancia una sfida: "Io offro la mia vita per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie" (10,17-18).

I soldati romani e le guardie del tempio che vanno ad arrestare Gesù cadono a terra tramortiti quando Gesù dice la frase: "Sono io" (18,6). Nel Getsemani Gesù non prega di essere liberato dall'ora della prova e della morte, come negli altri vangeli, perché quell'ora costituisce lo scopo di tutta la sua vita (12,27). Gesù è così sicuro di sé che il sommo sacerdote si sente offeso (18,22). Pilato ha paura di fronte al Figlio di Dio che gli dice: "Tu non avresti nessun potere su di me, se non ti fosse dato dall'alto" (19.8.11). Giovanni non parla di Simone di Cirene: è Gesù stesso che porta la propria croce (19,17). La sua regalità è confermata in tre lingue (19,20). Gesù non è solo, perché con lui, ai piedi della croce, c'è sua madre e il discepolo che egli amava (19,25-27). Gesù non grida: "Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato", perché il Padre è sempre con lui (16,32); le sue ultime parole esprimono, invece, una decisione solenne: "Tutto è compiuto" (19,30). Perfino la sua morte è fonte di vita perché da lui sgorga acqua viva (7,38-39). La sua sepoltura non è improvvisata, come negli altri vangeli; grazie a Nicodemo, il corpo è cosparso di cento libbre di mirra e aloe, come si conviene ad un re (19,38-42).

Il Gesù di Giovanni è l'uomo che è pienamente consapevole di ciò che succede. Per questo è il vero re. E' il vero re perché è lui che domina la scena, è lui che "vuole" la sua morte. Non che Gesù voglia morire, ma non si vuole sottrarre alla fedeltà di ciò che crede e di ciò che sente. Per questo va fino in fondo, con grande dignità e regalità.

Il Gesù di Giovanni smaschera i falsi re di questo mondo: le veline, i politici, i calciatori, i potenti, gli uomini di successo. Come Pilato e i sommi sacerdoti, credono di gestire e di dominare il mondo. Si sentono forti e chissà chi. Ma la vera regalità non è mai legata a ciò che fai o a ciò che hai; la vera regalità è legata alla persona che sei.

Regalità è Gino Strada, Alex Zanotelli e tanti altri che lottano per la verità e che hanno il coraggio di schierarsi e di mettersi in prima linea. Regalità è lottare per ciò che si crede e rimanere fedeli a ciò che si dice di credere. Regalità è andare fino in fondo e pagare di persona.

Perché quattro storie della passione? Non c'è stata un'unica passione?

Ciascuno ha visto con i propri occhi quanto accaduto e tutto questo ha parlato al cuore di ognuno in maniera diversa.

Anche quest'anno mi accosto alla lettura della passione: non sono come l'anno scorso, né sarò così l'anno prossimo. Quest'anno mi parlerà in maniera diversa, quest'anno mi identificherò più in un personaggio che non in un altro; quest'anno emergerà più forte un sentimento che non un altro.
In silenzio, nel silenzio del mio cuore leggo e mi ascolto.

In silenzio, nel silenzio di chi sa di trovarsi di fronte alla vicenda del Figlio di Dio, ma anche alla vicenda di ogni uomo, lascio che queste parole mi entrino nell'anima.

In silenzio, nel silenzio del mio cuore leggo questa vicenda e osservo dove sono io.

Pensiero della Settimana
Passione è intensità, esserci dentro e non sottrarsi.

Vivo intensamente il giovedì santo: l'amore, il dono, la condivisione.

Vivo intensamente il venerdì santo: il dolore, l'abbandono, la ferita.

Vivo intensamente il sabato santo: il rialzarsi, la luce, la forza.

In ogni cosa ci sarò dentro e tutte le cose saranno dentro di me.

 

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