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TESTO La misericordia di Dio che travalica le leggi e le formalità umane

padre Antonio Rungi

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V Domenica di Quaresima (Anno C) (21/03/2010)

Vangelo: Gv 8,1-11 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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1Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. 2Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro. 3Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e 4gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. 5Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». 6Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo. Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. 7Tuttavia, poiché insistevano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». 8E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. 9Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani. Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. 10Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». 11Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più».

Celebriamo oggi la quinta domenica di Quaresima e ci avviamo verso la conclusione di questo tempo speciale per immetterci nel clima della settimana santa, la settimana maggiore durante la quale siamo chiamati a vivere più intensamente il mistero della Passione e Morte in croce di nostro Signore Gesù Cristo. La parola di Dio di questa domenica ci introduce spiritualmente a questo evento di grazia per quanti si sono preparati e si stanno preparando a celebrare degnamente la Pasqua di quest'anno, carica di attese e di speranze per tutti noi.

Il testo dei Vangelo di Giovanni, che oggi ascoltiamo nella liturgia della Parola, ci immette spiritualmente in questo clima della passione di Cristo. Nel brano di oggi leggiamo, infatti, che Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi, cioè il luogo della preghiera, della solitudine, dell'esperienza del dolore, della sudorazione del sangue prima della passione e morte in Croce, il luogo del tradimento e del bacio di Giuda, il luogo della stanchezza dell'umanità espressa dal sonno degli Apostoli e dell'incapacità di reggere i ritmi del divino Maestro.

Il richiamo all'orto degli ulivi non fa perdere di vista un altro evento molto importante che oggi viene ricordato dal testo del Vangelo: la donna sorpresa in adulterio e che secondo la legge mosaica doveva essere lapidata ed uccisa davanti a tutti. Occasione questa per il divino maestro per far una lezione di vita, di speranza, di apertura all'amore e alla misericordia che difficilmente poteva trovare accoglienza presso coloro che si ritenevano giusti e senza colpa davanti a chi questa colpa la evidenzia nella sua fragilità. L'adultera è la donna fragile che ha bisogno di misericordia, ma anche di aiuto per ricuperarsi. Gesù proprio questo fa. Non giustifica il suo comportamento morale, chiaramente in contrasto con la legge di Dio rivelata, ma apre il suo sguardo di misericordia ed invita gli altri a fare altrettanto. Chi di voi è senza peccato scagli la prima pietra: è un sasso scagliato verbalmente dal Signore nella nostra coscienza di presunti giusti che condanniamo facilmente il comportamento degli altri, ma legittimiamo i nostri comportamenti immorali soprattutto quelli che si consumano nel segreto e si nascondono agli occhi degli altri, ma sono evidenti agli occhi di Dio. Di essi renderemo conto direttamente a Lui, come tanti scandali nella Chiesa di ieri e di oggi, come ci ricorda il Santo Padre Benedetto XVI, proprio in questi giorni, parlando del dramma dei preti pedofili.

Il brano del Vangeloci fa riflettere su quale atteggiamento dobbiamo assumere per la nostra personale conversione e quale atteggiamento avere nei confronti di chi ha sbagliato ed ha bisogno di aiuto e sostegno morale. Cristo, in fondo è il liberatore vero della coscienza dell'uomo, perché ci libera dalla schiavitù del peccato, della superbia e dell'orgoglio.

Sul tema della liberazione dalla schiavitù dell'Egitto è incentrato il testo della prima lettura di oggi; viene rievocato il passaggio del mar Rosso, cioè il cammino esodale del popolo ebraico verso la terra promessa, segno della riconquistata amicizia di Dio che guida il popolo eletto verso l'autentica felicità. Il profeta Isaia ci ricorda tutto il difficile cammino che l'uomo e l'umanità può compiere se si affida a Dio e si lascia condurre per mano da Lui. Dio davvero fa nuove le cose e le rende sempre più luminose di quella luce che è vita del cuore e dell'anima.

Su questo stesso argomento si sviluppa la nostra riflessione sulla seconda lettura di oggi, tratta dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippési. Qui l'Apostolo delle Genti centralizza il suo ragionamento sulla figura di Cristo. Conoscere Cristo è il motivo principale del nostro vivere e del nostro credere. La sua esperienza personale, che parte dalla conversione sulla via di Damasco, lo mette nella condizione privilegiata di parlare con sincerità di se stesso, della sua vita, di portare la sua testimonianza autentica di fede, che propone come via di potenziamento della stessa, di recupero o di iniziazione. Senza la fede in Cristo, morto e risorto per noi, la nostra vita, il nostro patire non ha senso e la nostra prospettiva di eternità si chiude in un triste orizzonte umano, senza speranza e senza gioia.

Sia questa la nostra preghiera oggi in sintonia con la Chiesa universale, che prega con queste parole all'inizio della celebrazione eucaristica: "Vieni in nostro aiuto, Padre misericordioso, perché possiamo vivere e agire sempre in quella carità, che spinse il tuo Figlio a dare la vita per noi". Amen.

 

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