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TESTO L'adultera

mons. Roberto Brunelli

V Domenica di Quaresima (Anno C) (21/03/2010)

Vangelo: Gv 8,1-11 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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1Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. 2Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro. 3Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e 4gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. 5Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». 6Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo. Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. 7Tuttavia, poiché insistevano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». 8E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. 9Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani. Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. 10Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». 11Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più».

"Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Mosè ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?" La domanda posta da scribi e farisei non mirava tanto a definire la sorte della donna, quanto piuttosto, come in altri casi, a mettere in difficoltà Gesù, a cogliere dalle sue stesse labbra un motivo per accusarlo o sminuirne l'ascendente su chi correva ad ascoltarlo. Se infatti avesse risposto di non lapidarla, lo avrebbero denunciato colpevole di un crimine gravissimo, per gli ebrei: mettersi contro la legge di Mosè; se invece avesse risposto di sì, avrebbero sostenuto che era incoerente con i suoi insegnamenti sulla misericordia e il perdono. Ma anche questo tranello andò a vuoto: "Chi di voi è senza peccato, scagli la prima pietra", rispose Gesù, e allora i suoi nemici "se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani".

L'accusa si ritorse così contro chi l'aveva formulata; tutti siamo peccatori, e ripetutamente, sicché più si prolunga la vita e più i peccati si accumulano. Dunque nessuno che abbia un minimo di coscienza può permettersi di giudicare gli altri: e sarebbe il caso di ricordarsene più spesso, lasciando ogni giudizio all'Unico che sa leggere la mente e il cuore. Questo non significa, come invece qualcuno vuol credere, che allora ogni comportamento sia lecito: il male resta male, il peccato resta peccato; anche nell'episodio evangelico dell'adultera Gesù non nega la sua colpa. "Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. Allora Gesù si alzò e le disse: ‘Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?' Ed ella rispose: ‘Nessuno, Signore'. E Gesù disse: ‘Neanch'io ti condanno'". Ma significativamente aggiunse: "Va' e d'ora in poi non peccare più". Si può dunque contare sul perdono divino; ma esso non cancella il fatto, non lo derubrica da colpevole in lecito. Semmai, presa coscienza del male commesso, qualunque esso sia, il perdono accordato da Dio va inteso come un invito a non ripeterlo.

Per questi significati, il brano odierno è particolarmente adatto alla quaresima. Esso però ne presenta anche altri: per dirne uno, ribadisce l'atteggiamento di Gesù verso le donne. Un adulterio si commette in due, e teoricamente la legge mosaica prevedeva la condanna a morte per lapidazione sia dell'uomo sia della donna; ma di fatto era quest'ultima a pagarne le conseguenze, come in questo caso: se sorpresa in flagranza, con lei c'era anche il partner, del quale però nell'episodio non c'è traccia. Con il suo comportamento, Gesù dimostra di non ammettere differenze tra l'uomo e la donna, confermando così quanto si deduce da tanti altri episodi: ad esempio perdona la pubblica peccatrice che gli dimostra il suo pentimento (Vangelo secondo Luca 7,36-50); alla samaritana incontrata al pozzo, una straniera e immorale, rivela cose che non aveva detto neppure ai suoi apostoli (Giovanni 4,1-30); per una vedova in lacrime richiama in vita l'unico figlio (Luca 7,11-15); e una donna è la prima persona che sceglie a testimone della sua risurrezione (Giovanni 20,11-18).

In una società maschilista com'era quella antica, il principio della parità tra i due sessi suonava scandaloso, inammissibile: di qui la sua difficoltà ad affermarsi, tanto che dopo duemila anni ancora non è sempre e dovunque riconosciuto. Ma se in proposito la situazione è nettamente migliorata, lo si deve a lui, che nel concreto dei casi della vita ha dimostrato ingiustificata ogni discriminazione, in coerenza con quanto si legge già nella prima pagina della Bibbia: "E Dio creò l'uomo a sua immagine; maschio e femmina li creò" (Genesi 1,27). Immagine di Dio è l'essere umano; che sia maschio o femmina comporta differenze nei ruoli, non nella dignità.

 

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