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TESTO Commento su Luca 18,9-14

Casa di Preghiera San Biagio FMA  

Sabato della III settimana di Quaresima (13/03/2010)

Vangelo: Lc 18,9-14 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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9Disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri: 10«Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano. 11Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. 12Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo”. 13Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”. 14Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato».

Dalla Parola del giorno

"Chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato".

Come vivere questa Parola?

Nel capitolo precedente 17,21, Gesù ha risposto agli interrogativi dei discepoli affermando che "Il Regno di Dio è in voi", poi ha fatto vedere la necessità di pregare sempre, senza scoraggiarsi, per sostenere la fede. Oggi Gesù aggiunge un altro indispensabile supporto alla fede: l'umiltà.

Come solito, Gesù spiega per mezzo di una parabola, quella del fariseo e del pubblicano. Luca l'introduce mettendo in luce l'intenzione di Gesù: "per alcuni che avevano l'intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri".

La preghiera del fariseo non è falsa, dice la verità. Però è arrogante: egli sembra soddisfatto di se stesso e duro verso l'altro. Anche la preghiera del pubblicano è sincera. Egli è un peccatore. Però è consapevole della sua situazione ed esprime il desiderio di essere perdonato. Si mette in un rapporto autentico con Dio.

La fede e la preghiera che introducono nel Regno si fondono in questa umiltà fiduciosa, frutto della nuova conoscenza di sé e di Dio, insegnataci da Gesù: conoscenza di Dio come Amore che abbraccia tutta la realtà umana e conoscenza dell'uomo di se stesso come creatura amata e bisognosa di Dio

Nella mia pausa contemplativa oggi, mi metto in umile ascolto di Dio, mio Padre che mi ama come sono, e vuole che io sia con lui per sempre nel suo Regno. Mi riconosco peccatore, bisognoso di perdono ed ho fiducia nella sua infinita compassione.

Signore Gesù, quando tu verrai di nuovo, vorrei essere trovato veramente come tuo servo fedele che ti aspetta e ti ama: Signore Gesù, abbi pietà di me!

La voce di un testimone di oggi

Bisogna dunque che verifichiamo se abbiamo un'impostazione della mentalità che può servire per pensare il cammino della vera vita, oppure una mentalità che ci porta ad una vita illusoria, dove il nostro io è sovrano, ma in realtà siamo isolati. E l'isolamento è segno di morte, perché la vita è solo nell'amore, cioè nelle relazioni, nella comunione.
Marco Ivan Rupnik

 

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