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TESTO Sacratissimo Cuore di Gesù

Giuseppe Ferraro

Sacratissimo Cuore di Gesù (Anno A) (07/06/2002)

Vangelo: Mt 11,25-30 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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25In quel tempo Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. 26Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. 27Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.

28Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. 29Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. 30Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

Nel dramma della venuta del regno dei cieli messo in scena dal vangelo di Matteo, il presente testo si trova nella sezione narrativa del quarto atto che presenta gli ostacoli incontrati da parte degli uomini secondo l'economia umile e nascosta voluta da Dio.

Il brano ha tre parti; la prima indica il progetto divino di rivelazione del mistero del regno; la seconda presenta l'intimità tra il Padre e il Figlio, la terza mostra Gesù come fonte di riposo e come esempio di mitezza e umiltà per i discepoli.

* Il piano divino di rivelazione del mistero del regno: "In quel tempo Gesù disse: Ti benedico o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. Si o Padre perché così è piaciuto a te" (Mt 11, 25 26).

Gesù compie una azione di lode a Dio Padre che ha come oggetto il piano divino di salvezza; esso consiste nella scelta dei piccoli e nella esclusione dei sapienti e degli intelligenti per rivelare loro il mistero del regno di Dio. La ragione di questa scelta preferenziale di Dio è il suo beneplacito cioè la sua libertà di amore. Veniamo così immersi nell'abisso del mistero di Dio che sceglie quelli che egli vuole unicamente perché egli vuole, perché così gli piace. Il beneplacito divino è l'aspetto più profondo e inesplorabile del suo mistero.

* L'intimità tra il Padre e il Figlio: "Tutto mi è stato dato dal Padre mio. Nessuno conosce il Figlio se non il Padre e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare" (Mt 11, 27).

Vi è in queste parole una rivelazione molto alta sul rapporto tra il Padre e il Figlio. Essa procede in tre affermazioni. La prima riguarda la comunicazione totale del Padre al Figlio: "tutto mi è stato dato dal Padre mio". In questa totalità sono compresi tutti i segreti del regno e tutto il potere divino; Gesù ha tutto ciò che ha il Padre per via di comunicazione dal Padre al Figlio. La seconda riguarda la totale intimità del Padre e del Figlio: "nessuno conosce il Figlio se non il Padre, nessuno conosce il Padre se non il Figlio". Questa espressione indica la reciprocità e la esclusività della conoscenza intercorrente tra i due; conoscenza significa comunione esistenziale, in essa Padre e Figlio sono uguali e inaccessibili da parte di chiunque altro. E l'affermazione dell'identica dignità, dell'identica natura divina. La terza affermazione indica la libertà di rivelazione da parte di Gesù; egli può rivelare a chi vuole il mistero del Padre e della uguaglianza del Padre e del Figlio e la esclusività del loro rapporto reciproco di vita. Nel comunicare la rivelazione di questo mistero Gesù possiede la stessa libertà della scelta indicata prima come caratteristica del Padre. Questo vertice di rivelazione presenta il Figlio e il Padre nella loro unità di natura divina e distinzione personale.

Gesù fonte di riposo ed esempio di mitezza: "Venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi e io vi ristorerò; prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me che sono mite e umile di cuore e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero" (Mt 11,28-30).

L'invito di Gesù è rivolto ai piccoli, prendere il giogo significa per gli Ebrei mettersi alla scuola di un maestro; giogo e peso richiamano la Legge, quella di Gesù è dolce perché non moltiplica gli obblighi, i costumi, le prescrizioni, le convenienze ma dona la partecipazione alla vita, essendo la fonte di questa vita Gesù stesso, che diviene così l'esempio per tutti.

LE LETTURE BIBLICHE

NELLA LITURGIA DEL SACRATISSIMO CUORE DI GESÙ

La festa del cuore di Gesù è stata istituita per celebrare la carità divina in un segno umano, il cuore del Figlio di Dio fatto uomo. La carità è dunque l'insegnamento proposto dalla celebrazione.

La prima lettura mostra la carità di Dio come ragione e motivo dell'elezione da lui compiuta verso il popolo con il quale ha fatto alleanza. La risposta del popolo eletto alla carità di Dio consiste nell'osservanza della sua volontà espressa nei comandamenti.

La seconda lettura insiste a lungo sulla carità come descrizione di Dio e come criterio della nostra comunicazione con lui. La carità divina del Padre diventa umana nell'esercizio della nostra carità fraterna. Il vangelo nella sua ultima parte presenta Gesù come modello dei sentimenti divini nella sua mitezza e umiltà, ma rivela anche la dignità divina del Figlio nella eguaglianza e reciprocità ed esclusività di rapporto con il Padre. In Gesù si ha la misura dell'amore divino nella sua condotta umana di misericordia. Adorando il cuore di Gesù noi adoriamo la persona divina del Verbo e Figlio di Dio Padre fatto uomo per manifestare a noi la carità divina del Padre.

 

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