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TESTO La patria del profeta

don Luciano Sanvito

Lunedì della III settimana di Quaresima (08/03/2010)

Vangelo: Lc 4,24-30 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 4,24-30

24

Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria.

25

Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese;

26

ma a nessuna di esse fu mandato Elia, se non a una vedova a Sarepta di Sidone.

27

C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro».

28All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. 29Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. 30Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.

Il profeta è la misura della libertà e di chi vuol essere libero.

Essere liberi e non condizionati nelle amicizie, nelle famigliarità, nelle patriotticità di ogni genere, non adescati dagli interessi, nelle regole.

Tutte queste cose non sono in effetti negative, ma relative alla libertà, che è il valore che rende potente e gioioso il profeta, che in tutte esse passa, e le attraversa mostrando ciò che la profezia indica, cioè la ricerca del senso, del valore e degli ideali che necessitano in quel momento perché la patria dove noi viviamo sia davvero libera.

Il profeta porta elettricità e magnetismo là dove la patria era adagiata su se stessa, dove il movimento della ricerca del senso e dei valori si stava perdendo amalgamandosi con la situazione del momento...e questa sembra proprio la nostra storia odierna, nella quale la profezia si è persa nei meandri della burocrazia, della celebrazione, dei riti, delle ripetizioni stagne, delle formulazioni ripetitive, delle non aperture del cuore, della mente e dell'anima.

Il profeta scardina la patria e i suoi ideali, liberando dalle strutture della logica del già dato, del già fatto, del già assodato, delle false sicurezze e dei dogmi stabiliti dagli uomini e non da Dio; e proietta verso l'assoluto, verso il senso pieno, il valore autentico, superando l'ipocrisia.

Ma questo è un compito arduo, anche per noi oggi: essere profeti nel mondo richiede la forza di superare l'egoismo dellle nostre false patrie.

 

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