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TESTO Commento su Luca 13,1-9

Omelie.org - autori vari  

III Domenica di Quaresima (Anno C) (07/03/2010)

Vangelo: Lc 13,1-9 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 13,1-9

1In quello stesso tempo si presentarono alcuni a riferirgli il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. 2Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subìto tale sorte? 3No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. 4O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? 5No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo».

6Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. 7Allora disse al vignaiolo: “Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne trovo. Taglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?”. 8Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. 9Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai”».

COMMENTO ALLE LETTURE
a cura di Eduard Patrascu

"Ciò avvenne come segno per noi"

A noi, uomini e donne ultraconcreti, piace molto fare le associazioni di tipo causa-effetto. Da quando l'uomo è tale, gli è sempre piaciuto pensare, capire, esercitare la propria intelligenza (da intus-leggere = leggere dentro, leggere ciò che sta dentro o "dietro" le cose). Ci piace questo perché, in fondo, è una delle pochissime possibilità che abbiamo a disposizione per vedere come funziona il mondo... insomma, come è fatta la vita. Quel "cogito, ergo sum" di Cartesio, generalmente parlando, è significativo per quel che vuol dire "l'essere persona umana".

Ora, questa capacità che la persona umana ha ricevuto da Dio deve poterlo aiutare non solo a capire le connessioni causa-effetto nel mondo materiale, bensì anche a intuire le dinamiche del "mondo spirituale" che è dentro il cuore "profondo come un abisso" della persona umana. Eh sì, si possono capire molte cose che "fremono" dentro il cuore attraverso le associazioni ( = per analogia: Sap 13,5) che, con l'aiuto dell'intelligenza, l'uomo può fare.

Qualcosa del genere ci invita a fare Gesù nel vangelo che questa domenica, la terza del periodo quaresimale, che viene donato alla nostra meditazione. Come sarebbe bello se riuscissimo a capire l'essenza di ciò che Gesù sta dicendo a noi attraverso gli esempi che adopera! Come sarebbe bello poter intus-leggere le cose che, sì, nei nostri tempi accadono! Non voglio guardare solo al quadro "nero" del nostro periodo... eppure quante disgrazie avvengono nel nostro mondo!

Certo, ci colpiscono molto tragedie come sono, per esempio, i terremoti: ricordate la straziante vicenda di L'Aquila; oppure, per venire più vicino nel tempo, il devastante terremoto di Haiti; O quello di qualche giorno fa del Cile! Quante persone sono state schiacciate dal crollo dei palazzi! Per Haiti si parla di più di duecentomila morti! Ci viene quasi da dire che i 18 galilei sopra i quali è crollata la torre di Siloe è niente rispetto alle disgrazie del nostro tempo! O quante persone "vengono" sacrificate dai potenti per motivi, si dice, di interesse nazionale che, in fondo, sono solo interessi politici o ancora più gravemente, interessi strettamente di potere personale!

Sì, disgrazie nel mondo ci sono a valanghe! Dice la seconda lettura "ciò avvenne come segno per noi". Tra l'altro, anche Gesù sentenzia: "se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo". È umano, è normalissimo, davanti alle tragedie del mondo, chiederti: "ma, caspita, devono proprio avvenire queste cose? Dio cosa fa in queste situazioni? O, meglio, dove è?".

Guardate che Gesù, nonostante lasci intendere, tra le righe, il dispiacere per quelle persone colpite e dalla disgrazia commessa da Pilato, e da quella del crollo della torre, ebbene, Gesù non pone la domanda su Dio. Non perché non lo poteva fare (ricordate il grido sulla croce: "Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?", vale a dire: "Dio, ma tu ora dove sei? Perché mi hai lasciato solo a soffrire?"). Non pone Gesù questa domanda, bensì lancia un'altra provocazione: "se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo".

In un film chiamato "Shadowlands" (in italiano, "Viaggio in Inghilterra), ad un certo punto il personaggio principale, professore ad Oxford, facendo delle conferenze proprio sul tema della sofferenza nel mondo in connessione con l'esistenza di Dio, afferma: "il dolore è il megafono di Dio che risveglia un mondo sordo". Non so quanto ci piaccia questa affermazione; non so quanto siamo d'accordo con questo modo di fare, ma, scusatemi il coraggio, di fatto, nel nostro mondo interiore avviene così. Se non siamo messi alla prova, difficilmente la nostra fede pulsa in maniera giusta! Se non siamo toccati dalla croce, difficilmente il sangue che scorre nelle vene del nostro cuore si purifica! Nello stesso film, alla fine, lo stesso personaggio, ormai trasformato dalla sofferenza, afferma: "L'esperienza è un insegnante crudo. Ma impari; Dio, quanto impari".

A noi, uomini e donne "schiacciati" dalla logica, ossessi dalla necessità "causa-effetto", piace che le cose funzionino come vogliamo noi. Eppure, per fortuna, Dio ragiona un po' diversamente. Dio, certo, accetta la connessione "causa-effetto", quando questa è in funzione della vita, di una vita autentica; ma Dio non fa di questa logica la legge per eccellenza. Se dovesse fare così, saremmo finiti. No, Dio "ragiona" attraverso, possiamo dire, un'altra logica, vale a dire "amo, ergo sum". È la logica dell'amore che "spinge" Dio ad avere pazienza con noi; e la stessa logica che, non poche volte, ma sempre, annulla la connessione "peccato-punizione" che, secondo la logica umana, dovrebbe funzionare sempre e dovunque. No, addirittura Dio si lascia commuovere da "un vignaiolo" qualunque che lo implora: "lascialo anche quest'anno finché gli zappi attorno, gli metta del concime e (magari) porterà frutto". Questo è Dio; questa è il suo modo di fare: dare sempre fiducia, dare sempre la possibilità di convertirci. Possiamo forse rimanere "sordi" all'appello pieno di amore di Dio di tornare da Lui? Le disgrazie che avvengono nel mondo ci dispiacciono; anzi, non le vorremmo! Ma, oltre questo normale atteggiamento, lasciamoci interpellare da esse. Se uno è colpito da questo tipo di disgrazie, non necessariamente è più peccatore di noi! Rimane però, per noi che siamo ancora in vita, la possibilità di cambiare mente, di convertire il nostro cuore e di rivolgerlo verso Dio. Anche perché Dio è rivolto sempre verso di noi; ha sempre le braccia tese (guardate il Crocifisso, se non credete) pronto ad abbracciarci. Tocca a noi lasciarci abbracciare da quelle braccia!

 

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